Festival Con-vivere 2016
E’ giunto all’XI edizione e il tema di quest’anno è “Frontiere”.
Comunicato stampa
Alessandro Malaspina navigatore dimenticato
Una mostra allestita all'interno del Festival Con-vivere rivela segreti e curiosità di una delle più grandi spedizioni del XVIII.
Carrara, 30 Agosto 2016
Fa parte delle spedizioni più grandi realizzate nel XVIII secolo, ma in pochi ancora lo sanno. Quello del brigadiere della Real Armada Alessandro Malaspina, figlio del marchese di Mulazzo e il capitano di fregata José Bustamante y Guerra è un viaggio che, per durata, lunghezza di itinerario, precisione di organizzazione e risultati scientifici, può essere considerato tra i più importanti realizzati nel XVIII secolo. Il materiale documentario relativo a questa spedizione, venuto alla luce in questi ultimi anni, è enorme e poco conosciuto. Sarà oggetto della mostra “ Alessandro Malaspina Navigatore dimenticato” che verrà allestita nell'ambito del Festival Con-vivere organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara dall'8 all'11 settembre prossimi.
In collaborazione con Fondazione Alessandro Malaspina, Archivio-Museo dei Malaspina di Mulazzo, Comune di Mulazzo e Liceo “A. Malaspina” di Pontremoli, lo scopo è quello di divulgare l'azione e la figura di un esploratore e navigatore italiano che all'epoca era considerato alla stessa stregua di “colleghi” che poi però nel tempo hanno ottenuto una fama maggiore.
Tutto ebbe inizio il 10 settembre 1788 quando il brigadiere della Real Armada Alessandro Malaspina, figlio del marchese di Mulazzo, e il capitano di fregata José Bustamante y Guerra presentarono al re spagnolo Carlo III un progetto di viaggio scientifico-politico, finalizzato ad una migliore conoscenza delle condizioni e delle risorse dell’impero spagnolo d’oltremare. Il 14 ottobre il re dava il suo consenso ed ebbero inizio così i preparativi di una spedizione che può essere considerata tra le più significative realizzate nel XVIII secolo. Un secolo che si caratterizza nella storia delle esplorazioni soprattutto per la realizzazione di grandi spedizioni transoceaniche e per il passaggio da una forma di esplorazione volta essenzialmente alla conquista dei territori d’oltremare da parte delle grandi potenze europee, all’esplorazione scientifica, finalizzata a una conoscenza sistematica degli spazi terrestri, ma anche a un’analisi dei problemi connessi all’amministrazione dell’impero e della situazione sociale ed etnologica.
Il materiale documentario relativo a questo viaggio, venuto alla luce in questi ultimi anni, è molto vasto. Tuttavia solo una parte minima delle acquisizioni realizzate con questa spedizione in un ambito amplissimo di conoscenze poté venire in qualche modo utilizzata nei primi anni dell’Ottocento, perché al suo ritorno in Spagna il comandante fu coinvolto in un oscuro intrigo di Corte e, processato, venne condannato al carcere e poi all’esilio.
Giovedì-Domenica 17.00-24.00
Il ritorno a un'Europa di frontiere
Da Schengen alle nuove frontiere. Europe around the borders: un viaggio di scatti sui confini in fiamme dell'Europa all'interno del Festival Con-vivere organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara dall'8 all'11 Settembre.
Carrara, 30 Agosto 2016
Dalle frontiere perdute all'indomani di Schengen all’ipotesi di un’Europa di nazionalismi. E' quanto ci racconta “Europe around the borders” la mostra realizzata all'interno del Festival Con-vivere organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara in programma dall'8 all'11 Settembre prossimi.
Il progetto nasce dalle foto di Ivano Di Maria che raccontano chi siamo e i testi di Marco Truzzi che provano a definire dove stiamo andando. E' un viaggio d'indagine sul tema del confine, che dopo secoli di guerre, rivendicazioni, nazionalismi, autonomie e pulsioni, segna, forse meglio di altre cose, il carattere e la storia del continente e si intreccia inesorabilmente con la cronaca. Cronaca che ha cambiato il corso della storia e anche quello del progetto, lasciando comunque traccia di questa mutazione che riguarda tutti noi e l'Europa di Schengen che sta vacillando. E lo fa in modo ancora diametralmente opposto. Al nord, infatti, a Basilea, città d’incontro di tre nazioni, a Copenaghen, tra percorsi ciclabili rialzati ed eleganti palazzi in vetro e cemento, e ancora più su, in Svezia e in Norvegia, dove il confine non è “umano”, ma è segnato da pianure, boschi e una pace silente, si percepisce ancora solo l’eco lontana di quanto avviene in altri confini, spesso letteralmente “in fiamme”. A Melilla, in un’Europa che è Africa, al checkpoint di Barrio Chino controllato dal governo spagnolo, centinaia di persone trasportano balle piene di mercanzia, lavorando per conto di notabili marocchini per una forma di migrazione costante e tollerata; a Ventimiglia, alcune decine di ragazzi africani trascorrono l’estate accampati sugli scogli in riva al mare; a Calais si muore nel tentativo di attraversare la Manica nascosti sotto i tir o si vive nel limbo della “jungle”; a Röszke, in Ungheria, si sorveglia un muro di fil di ferro, che tenga lontani i siriani; a Seghedino, a Cracovia, persino in una capitale come Belgrado, si vive in attesa che qualcosa debba accadere, qualcosa di minaccioso, qualcosa che ha a che fare con le frontiere e la difesa dei confini come suggello dell’identità nazionale; a Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, sorge il più grande e disperato campo profughi d’Europa.
Così, il racconto dei confini diventa racconto dell’attualità, diario geopolitico dell’Europa, dove i confini continuano a rappresentare luoghi simbolici che proteggono realtà economiche e sociali e affermano un’appartenenza geografica irrinunciabile e, soprattutto, non cedibile a chi non ha i requisiti per farne parte.
La mostra verrà realizzata presso l'Accademia di Belle Arti Giovedì-Domenica 17.00-24.00
Centro Arti Plastiche Giovedì-Domenica 9.30-12.30 e 20.00-24.00