Filippo Lenzi – Biancoferro

Informazioni Evento

Luogo
EX MUSEO DI ARTE MINERARIA
via Palestro , Capoliveri, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dalle h 10.30 alle h 24.00

Vernissage
20/08/2012
Contatti
Email: ufficiostampa@comune.capoliveri.li.it
Biglietti

ingresso libero

Artisti
Filippo Lenzi
Curatori
Adele Dell’erario
Generi
fotografia, personale

Prende il via a Capoliveri una importante mostra fotografica di Filippo Lenzi, dedicata al comprensorio mineraio del Calamita. Un luogo indagato con estatica sensibilità artistica dall’autore, profondo conoscitore del sito.

Comunicato stampa

Dal 20 agosto al 30 Settembre, a Capoliveri Biancoferro, mostra fotografica di Filippo Lenzi a cura di Adele Dell’Erario.

Sede espositiva principale: Sala dell’ex Museo di Arte mineraria (via Palestro)

Luoghi in cui sono esposte le opere: Ex Museo di Arte Mineraria (via Palestro); Acconciature Geri (via Roma; Acqua dell’Elba (via Gori); Cuore di Pietra (vicolo Colombo); Isola Profumo (piazza Garibaldi); L’Osteria dei Quattro Rioni (via Fortezza); Le Piccole Ore (via Gori); Machi di Mare (via Gori); Osteria dei Toscanacci (via Mellini); Mandragola (via Gori); Ristorante Il Chiasso (vicolo Nazario Sauro); Ristorante Conte Domingo (Loc. Innamorata); Ristorante Dolce Vita (piazza Garibaldi); Ristorante Summertime (via Roma); Sans Souci (via Roma); Sud (via Roma; Testa Matta (via Oberdan; Trend (piazza Matteotti; Via Gori 13 (via Gori); Acluv (via Roma), dal 27 luglio al 30 settembre 2012, negli orari di apertura degli esercizi commerciali.

Prende il via a Capoliveri una importante mostra fotografica di Filippo Lenzi, dedicata al comprensorio mineraio del Calamita. Un luogo indagato con estatica sensibilità artistica dall’autore, profondo conoscitore del sito. In esposizione, in diversi luoghi del centro storico di Capoliveri, preziose stampe di grande formato, rigorosamente in bianco e nero. La mostra si avvale di un attento lavoro di cura di Adele Dell’Erario, art curator professionista, che conferisce alla mostra una particolare eleganza.

Considerazioni critiche introduttive alla mostra. Dal 1839 e per tutto l’800 la fotografia non è riuscita a raggiungere una posizione di totale autonomia in ambito artistico, e ancora nel 900 molti fotografi hanno preso in prestito dalla pittura alcuni stilemi che hanno reso sempre difficile la collocazione di questo nuovo strumento d’arte e dei suoi “risultati”.

Proprio nel secolo scorso la stessa coscienza metodologica e tutte le questioni legate alla forma le hanno conferito un’identità che avrebbe invece dovuto concretizzare legandosi soprattutto alla questione dei contenuti, spinta e avvantaggiata dalle innovazioni avanguardistiche che avvenivano negli altri ambiti artistici (si pensi al ready made e alla nuova attenzione che nasceva verso il “concetto” più che per la “tecnica”).
Oggi l’analisi storica e una nuova coscienza critica ci fanno giungere più facilmente alla conclusione che il mezzo fotografico faccia parte a pieno titolo, in maniera autonoma, della storia artistica contemporanea, con tanto di dibattiti e posizioni divergenti suscitate dalle peculiarità del mezzo e dalle sperimentazioni finora realizzate.

“Biancoferro”, progetto che raccoglie quaranta scatti fotografici realizzati nelle miniere di Calamita e Ginevro dal fotografo Filippo Lenzi, non è quindi un resoconto dettagliato di una realtà territoriale con caratteristiche singolari: bensì l’interpretazione artistica, realizzata attraverso il mezzo fotografico, di uno spazio che ha in sé un vissuto, una storia, un percorso.

Protagoniste degli scatti sono le miniere di Capoliveri, comune situato a sud dell’Isola d’Elba, ricco giacimento di ferro e depositario quindi di un’importante risorsa già dal tempo degli antichi Etruschi.
Incontrastate architetture industriali ispezionate in ogni angolo dall’occhio dell’artista e spesso poste in relazione con un’altra componente fondamentale del territorio: il mare.

L’acqua è la cornice superba nella scelta stilistica del bianco e nero attraverso la quale Filippo Lenzi ripercorre un ricordo.
Come la polvere del ferro ha solcato le rughe dei minatori così adesso la salsedine ricopre i minerali, se ne riappropria.
La ruggine come memoria, l’ossidazione come nuovo scambio e mutamento.

Da queste relazioni prende avvio lo slancio creativo dell’artista che, attraverso l’uso del bianco e nero, ripercorre il passato di un luogo e il proprio.

La pittoricità dei colori utilizzati e l’assenza di un equilibrio formale nella scelta delle prospettive sono le caratteristiche fondamentali del suo lavoro.
Filippo Lenzi infatti non sottopone le proprie opere alle norme stilistiche del linguaggio fotografico bensì favorisce un’esperienza creativa nata da un disequilibrio intrigante e di più difficile accesso.