Finis Terrae
Evento espositivo che conclude il ciclo del laboratorio delle mostre di Spazio Zero11 del Liceo Artistico di Torre Annunziata.
Comunicato stampa
FINIS TERRAE è l’evento espositivo che conclude il ciclo del laboratorio delle mostre di Spazio Zero11 del Liceo Artistico di Torre Annunziata. Nella mostra – a cura di Franco Cipriano, con la collaborazione di Raffaella Barbato, Luisa D’Auria, Carlo Mosca e Ciro Vitale e il coordinamento di Felicio Izzo, quattro fotografi – di area napoletana Aniello Barone, Giovanni Izzo, Mario Ferrara e Martial Verdier, francese di Parigi – espongono le immagini dei confini degli spazi e dell’anima, là dove è la soglia tra “abitare la terra” e il suo abbandono. Abitare uno spazio significa esserne ‘costruttore’, ‘farne luogo’, condividerne la memoria e la materialità, ‘pensarne’ le trasformazioni. Le immagini di Finis Terrae rivelano invece frammenti del mondo che ‘si svuota’, nel decadere della storia a ‘rovina’ del presente.
“I quattro autori, ognuno con intensa singolarità di visione – scrive Franco Cipriano nel Quaderno edito per la mostra, con testi anche di Carla Rossetti e Felicio Izzo – ‘espongono’ un mondo sospeso, manifestandone l’immagine vuota di tempo, “ritagliata” oltre lo spazio relazionale, quando l’essere appare solo nell’addio. (…) Crocevia di oublieuse memoire, le immagini di Finis Terrae sono la scena della ‘caduta’ del tempo. Nell’immobilità foto-grafica è l’eco infranto del divenire. (…) Il paesaggio qui è dissolto nei frammenti del senso, dove niente più si connette, ogni cosa vive di morte propria, nell’assenza di ogni storia. (…) Immagini talmente sature di memoria da debordare nell’oblìo, per le quali “la verità è carica di tempo fino a frantumarsi” (Benjamin). (…) Fotografi “dell’altra storia” delle cose - gli autori di Finis Terrae - destinano le loro visioni a segnali di confine tra le forme di vita e la loro de-composizione.
Là dove ‘finisce la terra’ inizia l’ignoto, l’inaudito, il ‘mostruoso’: così nella parola arcaica. Nell’ora del destino del tempo globale, la terra finisce nell’abisso del “senso umano”, dove le creature e le cose – i paesaggi, i corpi, il territorio - sono nella solitudine del decadere, come nelle immagini di Giovanni Izzo e Aniello Barone. In Martial Verdier la policromia corrosa di una ‘apocalittica alba’ spira sulle livide torri nucleari, monumenti estremi dell’ambiguità della tecnica, il cui nucleo oscuro “illumina di terrore”: paradossali orizzonti “sublimi” che decantano una inumana bellezza. Luoghi delle attese e delle assenze, le foto di Mario Ferrara hanno i colori di una natura artificiale; nei neon e negli edifici si riflette la glaciale ‘indifferenza’ delle periferie di ogni topografia urbana. Tra gli scenari ‘senza qualità’ di Finis Terrae, sembra riflettersi, come ‘canto’ di melanconica luce, la tonalità della “terra desolata” degli ultimi margini d’Occidente”
SPAZIO ZERO11 / Liceo Artistico G. de Chirico, Via V. Veneto,514, Torre Annunziata (Na).
Info: 081.5362838 – 3338998740 –www.liceodechirico.it facebook spaziozeroundic
NOTE BIOGRAFICHE
Aniello Barone è nato a Napoli nel 1965. Dopo la laurea in Sociologia e gli studi in Criminologia Clinica, si è dedicato allo studio della fotografia, in particolare allo studio del paesaggio urbano delle periferie e al tema dell'immigrazione ad esso connesso. La sua ricerca parte sempre da un forte interesse sui temi storici e antropologici, per assumere poi una connotazione personale ed emotiva di attenzione verso l'uomo. I suoi scatti raccontano storie, che non sono mai mera cronaca o documentario, ma trasformano gli oggetti, i luoghi, le persone con uno sguardo lirico, attento alla valenza simbolica dei temi rappresentati. Frutto di questi anni di ricerca sono i libri: Sahrawi, la terra sospesa, Electa Napoli, Napoli(2001); La comunità accanto, Federico Motta, Milano(2001), fotografie in cui viene presa in esame la condizione degli immigrati asiatici, africani, sudamericani e dell'est europeo in Campania; Detta Innominata, Peliti Associati, Roma(2006), un viaggio nella periferia postindustriale napoletana; Igboland, Five Continents, Milano(2011), un lavoro di 12 anni di ricerche sui riti animisti degli Igbo in Italia; { }casa, Punctum, Roma (2012) edizione in italiano, (2014) edizione in inglese, una serie di fotografie scattate dopo la cacciata della comunità Rom dalle loro case. Il lavoro è stato realizzato a Ponticelli, un quartiere ad Est di Napoli; Aniello Barone, fotografie 1995/2013, Skira, Milano(2013). Recentissima è la mostra “Tra memoria e ricordo” alla Biblioteca Nazionale di Napoli, Sale del Fondo Aosta (a cura di Achille Bonito Oliva).
Da alcuni anni Barone insegna Fotografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli.
Mario Ferrara nasce a Caserta nel 1972. Si laurea nel 1998 in Architettura alla Federico II di Napoli. Nel 2002 consegue il Master di II Livello “La rappresentazione fotografica dell’architettura e dell’ambiente” presso la facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma. Si divide tra l’attività di fotografo e l’insegnamento della fotografia che svolge presso strutture pubbliche e private. E’ stato docente a contratto all’Accademia di Belle Arti di Napoli per “Teoria e tecnica della fotografia digitale” e per “Tecnica di ripresa della fotografia di Architettura”. Inizia a fotografare nel 1990; dal 2000 si occupa prevalentemente di fotografia di architettura che pratica in campo professionale ed in quello della ricerca, estendendo il suo interesse al paesaggio ed all’archeologia industriale. Nel 2007 ha pubblicato “Didattica dei luoghi – Sguardo su una periferia centrale: Ponticelli” Valtrend Editore, con le immagini in mostra alla Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli. Nello stesso anno è stato vincitore del concorso “Fotografare il moderno” promosso da DO.CO.MO.MO. Italia sull’architettura moderna in Campania con presidente di giuria Mimmo Jodice. Nel 2008, su incarico della Deutsche Bank, ha fotografato le città di Viterbo, Genova, Vigevano, Pavia, Rho, Seregno ed Avellino; le relative immagini sono in mostra permanente negli sportelli Deutsche Bank delle suddette città. Dal 2011 è tra i relatori di PhotoArchitetti, evento formativo sulla teoria e tecnica fotografica in architettura. Nel 2013 ha realizzato una campagna fotografica, per conto della Conferenza Episcopale Italiana sulle chiese contemporanee presenti in Italia (opere, tra gli altri, di Fuksas, Gregotti, Purini, Gabetti ed Isola, ecc.) con le fotografie in mostra al museo MAXXI di Roma. Nel 2014 ha esposto al museo MACRO di Roma nell’ambito di un evento artistico organizzato da Deutsche Bank.
Giovanni Izzo ha frequentato l’Istituto d’Arte e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Decisivo l'incontro con Mimmo Jodice grazie al quale la passione per la fotografia diventa viscerale e totale.
Si è affermato al Kodak European Gold Award, ha realizzato test sulle pellicole per conto di Kodak e dal 2002 al 2007 ha collaborato con Canon- Italia.
Si è occupato della supervisione alla fotografia nel film di R. Montesarchio Ritratti Abusivi (2014).
Ha ottenuto importanti riconoscimenti critici su: Il Fotografo Professionista; Progresso Fotografico; Photo International; Photographies; Dove; Posh; Bauwelt; Mète.
Ha pubblicato nel 2010 Promised Land edito da Federico Motta Editore e nel 2008 il catalogo Faires in the Net edito da L’Arco e L'Arca.
Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati in: Photo World Magazine Cina; Dal degrado alla bellezza (2010), edizioni scientifiche italiane; Monumental Need (2012) di B. Servino edizioni LetteraVentidue; Resurrezione (2012) GeMar editore.
È autore delle copertine dei volumi: Castel Volturno. Reportage sulla mafia africana (2013) di S. Nazzaro edito da Einaudi; Il Vuoto Creativo. Incroci tra arte, filosofia, letteratura, psicoanalisi, scienze e spiritualità (2013) Nicomp editore, di L'altro mondo (2014) di Marcello Fois edito da Einaudi. Padroni di sabbia di Salvatore Minieri edito da Primo
Partendo dalla Biennale di Venezia nel 1978 per arrivare alla sua personale al Museo Campano con Matres//Matres (2014). circa quaranìanni svolge una ricca e costante attività espositiva.
Martial Verdier è nato nel 1960, fotografo dal 1988.
Lavora sul corpo e sul paesaggio industriale, soprattutto le centrali nucleari.
Utilizza una vecchia tecnica adatta al suo stile, “le calotype assisté” (calotipo)
è direttore del giornale on-line TK-21 LaRevue (tk-21.com).
Ha appena esposto a Parigi per il mese della fotografia, a Marsiglia per Marseille-Provence 2013, a Taipei e in Russia.
Mostre personali
2014 « Le cri s’y est formé à Lavera », Mese della foto a Parigi.
2013 « Nous sommes les seigneurs de l’apocalypse », Marseille-Provence 2013, Marsiglia.
Mostre di gruppo
2014 « Taipei art photo show, » Taiwan
« Rêver la terre, Paris-Taïwan », galerie Épisodique, Parigi
2013 « Screen/Scape » une image mobile de l’éternité, Samara, Russia
Permanenti
2013 VIII Shiryaevo Bienniale, Samara, Russia.
2012-2013 Par ce passage, infranchi… Port de Bouc, Marseille-Provence 2013.
Direttore della rivista tk-21.com