Finotti svelato
Un Finotti inedito in un corpus di quindici sculture quasi del tutto sconosciute.
Comunicato stampa
Una mostra di sculture focalizzata su opere prevalentemente inedite. È questo l’intento con cui, dal 17 giugno al 25 luglio, la Accesso Galleria di Pietrasanta presenta la personale Finotti svelato dedicata al celebre scultore veronese.
Nonostante una carriera di oltre sessant’anni, decine di esposizioni e una cifra stilistica ormai celebre, Novello Finotti conserva diversi suoi lavori ancora sconosciuti o non esposti da molti anni: circa quindici di queste opere sono raccolte nelle sale dello spazio pietrasantese.
Con un ampio corpus di sculture che si estende per più di mezzo secolo, il concetto di opere “svelate” necessitava di una maggiore focalizzazione ed è per questo che la mostra si concentra su lavori che presentano un’enfasi sul tema del surrealismo, ricorrente nella ricerca di Finotti. L’immaginario surrealista include uccelli, serpenti, mani, seni, uova e ortaggi: ognuno di questi elementi può, a un certo punto, apparire, sparire o trasformarsi, in un modo che l’artista definisce “evanescente”.
Le sculture presentate sono realizzate in marmo e bronzo, di piccole, medie e grandi dimensioni, con alcuni lavori che raggiungono anche i due metri di altezza – come la splendida Luna presa (bronzo, cm 261x57x41) –, diversi dei quali fissati a parete in un suggestivo allestimento. Tra questi, anche pezzi d’arredamento in bronzo, come sedie e sgabelli, perché non sono infrequenti nel lavoro di Finotti componenti “anomale”: dal surrealismo al déco, alla forma mentis del design che, fuse insieme, restituiscono un effetto straniante.
“Eppure, qualunque cosa tocchi – scriveva in un suo testo Gian Lorenzo Mellini – assume una sofisticazione, un’eleganza, una grazia particolare, che implicano a loro volta una grandissima dose di buon gusto, di attenzione, direi anzi culto per la qualità, che è classe e insieme squisitezza e delicatezza d’animo”.
Accanto ad una certa stravaganza, la poetica dello scultore include un altro elemento: l’ironia. “Nel senso etimologico – spiega ancora Mellini – cioè bugia. Ma non come falsità, bensì coscienza della falsità”.
Come chiarisce lo stesso Finotti, la mostra racconta “molti momenti della mia vita...la mia storia come scultore”. Ciononostante, la personale non intende essere un’antologica quanto, piuttosto, un percorso che mette in evidenza, ancora con le parole dell’artista, “la metamorfosi del mio lavoro”. A tal fine le opere presenti spaziano dai primi anni ‘70 ai giorni nostri, con alcuni nuovi lavori completati quest’anno appositamente per la mostra.