Fiorinarte – L’arte dialoga con la natura
L’Associazione Culturale Docendo Discitur con il sostegno della Regione Lazio presenta la mostra FIORINARTE – L’arte dialoga con la natura a cura di Manuela De Leonardis e con il coordinamento di Raffaella Tiribocchi.
Comunicato stampa
FIORINARTE
L’ARTE DIALOGA CON LA NATURA
a cura di Manuela De Leonardis | coordinamento di Raffaella Tiribocchi
Museo Orto Botanico Roma
28-29-30 giugno 2021
Ore 9,00 - 18,30
L’Associazione Culturale Docendo Discitur con il sostegno della Regione Lazio presenta la mostra FIORINARTE – L’arte dialoga con la natura a cura di Manuela De Leonardis e con il coordinamento di Raffaella Tiribocchi.
Un progetto di arte contemporanea appositamente concepito per sottolineare il dialogo tra i lavori di otto artiste e artisti internazionali con le collezioni del Museo Orto Botanico di Roma: Angela Ferrara, Stella Marina Gallas, Laura Giusti, Margherita Grasselli, Reiko Hiramatsu, DaeSoo Kim, Young Kyun Lim e Yasuko Oki.
Fonte d’ispirazione primaria nelle loro opere è la natura, vera protagonista di questo percorso artistico incentrato sulla fotografia e sulla ceramica.
Nel progetto Mizu no aru fùkei | Paesaggi d’acqua la fotografa Reiko Hiramatsu (è nata nell’Hokkaido, Giappone nel 1958, vive e lavora a Tokyo) indaga il legame profondo tra la dimensione spirituale e quella terrena. La serie, iniziata alla fine del 2019 è continuata durante l’emergenza sanitaria del Covid-19, nella primavera 2020. Hiramatsu ha osservato la forza e la dirompenza della natura: sul fiume Meguro, a Tokyo, ha visto scorrere i petali dei fiori di ciliegio durante la fioritura (sakura), uno spettacolo naturale solitamente accolto con grandi festeggiamenti dal popolo giapponese. Durante la pandemia questa celebrazione ha perso il «rumore» della sua spettacolarità, ma la natura ha mantenuto intatta la «promessa di fioritura»: i petali rosa sulle acque increspate del fiume diventano ancor più un momento di intima riflessione. La natura restituisce un messaggio positivo, quasi una riconciliazione con l’umanità proprio nel lasciar fluire anche le paure più recondite.
Ai fiori si riferisce anche Yasuko Oki (è nata a Tokyo, Giappone nel 1971, vive e lavora tra Kawasaki e Tokyo) nella serie fotografica Hitohira: un progetto work in progress iniziato nel 2009. Il lavoro prende le distanze dalla descrizione realistica di petali, pistilli, corolle, foglie che, anzi, appaiono come avvolti da un’aura di mistero e trascendenza. Nella sua particolare interpretazione è rilevante non tanto il momento all’apice della fioritura, con tutta la sua pregnanza vitale, quanto il punto di non ritorno colto nell’abbandono e nella decadenza di fiori e foglie. Yasuko Oki raccoglie queste piccole e preziose entità e le pone davanti all’obiettivo della sua pinhole (foro stenopeico) catturandone la presenza attraverso il foro che filtra il viaggio della luce attraverso una linea retta.
La fotografia è il mezzo espressivo anche di DaeSoo Kim (è nato a Seoul, Corea del Sud nel 1955, vive e lavora a Seoul) che utilizza il linguaggio del bianco e nero per le sue potenzialità interpretative evocando nel suo racconto il richiamo alla struttura/segno dell’ideogramma. La fotografia è per lui una forma di meditazione in cui il senso del tempo trova spazio all’interno dell’immagine stessa. Memore dell’antica tradizione pittorico-calligrafica del suo paese, DaeSoo Kim è partito proprio dall’esplorazione di ognuno di questi elementi della natura incentrando, fin dal 1998, la sua ricerca sistematica sul bambù.
Alla sua stessa generazione appartiene anche Young Kyun Lim (è nato a Seoul, Corea del Sud nel 1955, vive e lavora a Seoul), anche lui interprete di una fotografia lenta e meditativa che osserva la natura umana con altrettanta cura. Nelle sue immagini è costantemente presente l’interesse per il dettaglio, colto nell’immediatezza del momento. Fotografare è come scrivere un diario personale, come in Jongno, Seoul e Kyoto, Japan dove la natura addomesticata è messa in relazione con il contesto urbano.
Dalla bidimensionalità della fotografia ci spostiamo verso la tridimensionalità della scultura realizzata in ceramica.
La forma umana è plasmata da Margherita Grasselli (è nata a Perugia nel 1970, vive e lavora a Roma) nelle sue sculture di terracotta che raffigurano bambine associate ai fiori: fiori tra i capelli, fiori in mano. Elementi che fanno parte dell’attraversamento del particolare momento dell’«infanzia liquida», alludendo ad un mondo interiore rigoglioso e vitale. La serenità che permea Maria, e le altre bambine che l’artista ha realizzato in tempi recenti, rappresenta il traguardo nell’elaborazione di un percorso interiore che è condiviso anche da Laura Giusti e Stella Marina Gallas, autrici di opere in cui è manifesta l’urgenza del proiettarsi in una zona liminale terra/cielo focalizzata sulla profonda ricerca introspettiva del singolo in rapporto all’altro.
L’opera totemica di gres della serie Come bee-come (2021) è proprio il riflesso dell’osservazione dei comportamenti umani nella società contemporanea con i loro conflitti e le contraddizioni di cui Laura Giusti (è nata a Latina nel 1977, vive e lavora a Latina) mette in evidenza le pressioni psicologiche a cui si è sottoposti ogni giorno. Per l’artista le forme organiche ispirate dalla natura con cui l’opera viene realizzata sono «accarezzate» dai colori «che introducono con leggerezza all’essenza delle cose».
La componente cromatica è altrettanto significativa in Lotus occidentalis (2021), la scultura ceramica di Stella Marina Gallas (Roma 1966, vive e lavora a Roma) nata come ideale prosecuzione degli studi che l’artista dedica da tempo allo yoga, con un approfondimento sulla spiritualità nella creatività con l’anima dei mantra. Recitando i mantra, espressione sacra della filosofia del Bhakti Yoga, Gallas ha plasmato le sette sfere che rappresentano i chakra: sicurezza, piacere, potere personale, amore, comunicazione, intuizione, illuminazione. Alla libera interpretazione dei colori associati ai centri energetici che connettono l’individuo all’energia dell’universo corrispondono simboli verbali che rimandano anche ad archetipi sonori.
L’attenzione alla natura, anche nelle sue manifestazioni di vegetazione e fauna, torna nella ricerca di Angela Ferrara (Noicattaro 1965, vive e lavora a Triggiano, Bari) che nella serie Il respiro dei fiori (2021) accantona temporaneamente il guizzo ironico presente in altri suoi lavori a favore di una liricità non retorica. In queste opere di terracotta smaltata policroma le mascherine, che dalla metà del 2020 sono entrate forzatamente nel vocabolario visivo e comportamentale della contemporaneità, diventano contenitori per i fiori di campo. Un territorio di trasformazione che ipotizza un futuro diverso di libertà.
In occasione della mostra è stato realizzato il catalogo rilegato a mano.