Flaminia Fanale – What if this is all real?
In mostra Flaminia Fanale, giovane artista siciliana che vive e lavora a New York.
Comunicato stampa
Sabato 11 Maggio, alle ore 18.00 Daniela Arionte, Direttrice artistica della storica galleria catanese Arionte Arte Contemporanea, in collaborazione con I.D.E.A Hub, Volo e con il Rotary Club Palermo Est, nel contesto della programmazione della ottava edizione della Settimana delle Culture, presenta al pubblico palermitano gli scatti fotografici di Flaminia Fanale, giovane artista siciliana che vive e lavora a New York.
What if this is all real? approda a Palermo nella prestigiosa sede della Cavallerizza di Palazzo Sant’Elia. Ancora una proposta dal respiro internazionale per la Galleria Arionte Arte Contemporanea, che sin dal 2003 opera sul territorio, con elevati progetti orientati sul confronto fra grandi maestri storicizzati e giovani artisti.
Giacomo Fanale, curatore della mostra, nel suo testo in catalogo scrive:
Flaminia Fanale si propone al fruitore in modo accattivante seducendo il pubblico con i suoi fotogrammi la cui resa rasenta l’opera pittorica, in cui si riconosce una certa familiarità con il surrealismo di Salvator Dalì, dove tutto è compreso come dentro una cornice in cui viene
stabilito un ordine preciso di visione, e in cui viene descritta un’immagine di indiscutibile fascino.
La Black Rock City, di cui Flaminia ritrae con una dimensione creativa personale, quegli aspetti irreali tanto quanto diafani. Come esperienza la sua, di una inconscia interpretazione della realtà che si concretizza, quasi fosse realtà tangibile, in una visione idealizzata indubbiamente suscitata dalle condizioni ambientali, dalle tempeste di sabbia del deserto del Nevada e dalle infuocate temperature in cui l’evento si svolge. Ma in particolare dalle condizione di assoluta sensazione di libertà creativa al di fuori di ogni vincolo, ma anche da ogni convenzione che coinvolge tutti i partecipanti, e ne caratterizza ogni creazione artistica presente.
Non ultimo dalla consapevolezza che tutto ha un fine, come nella vita reale, ma nel caso specifico non solo un fine temporale quanto mai prossimo, ma che nel concludersi porta con se tutte le valenze e le illusioni di libertà assoluta dalla dipendenza come dai condizionamenti della mente e della ragione.
Cosa succederebbe se tutto questo fosse reale? si chiede la fotografa siciliana.
Burning man è un esperimento sociale in cui cadono le barriere. Tutti sono invitati a partecipare ad un viaggio di scoperta che lascia tracce durevoli ed irripetibili delle quali Flaminia, da acuta osservatrice, cattura movimenti ed energie che si originano e si consumano in seno alla città. In un mondo reale senza confini fisici e mentali, la libertà è l'unico valore possibile in una società che sia in grado di tirare fuori le potenzialità di ognuno, connettendo l'uomo alla natura e alla spiritualità.
Burning man è una visione nel deserto, la "fata morgana" di derivazione siciliana, il miraggio che si erge in lontananza e che dura dieci giorni per poi sparire per sempre. Il velo cala, lo show finisce. Arrivederci alla prossima edizione.
Daniela Brignone descrive Burning Man come un'esplosione di colori, un'oasi irreale, personaggi fantastici protagonisti di storie.
Burning Man è il festival che dal 1991 si svolge nel deserto del Black Rock in Nevada e che ogni anno vede la partecipazione di quasi 70.000 persone provenienti da ogni parte del mondo. Parola d'ordine è la libertà di espressione, grazie alla quale ciascun partecipante racconta il proprio mondo onirico. Un'esperienza catartica in un luogo di confine, un
non-luogo che vive nella contraddizione di essere sistema dove vigono regolamenti precisi all'interno di uno scenario inaspettato e sorprendente su cui aleggia una dimensione di precarietà che la fotografa palermitana, Flaminia Fanale, riesce a riprodurre attraverso le inquadrature audaci, la luce e i colori. Cattedrali, strutturali e umane, sorgono dal nulla, in un regno dell'illusione senza spazio e senza tempo. Ogni foto diventa documento di una cittadina che è destinata a scomparire, di architetture transitorie che testimoniano le vicende e le stravaganze di abitanti temporanei e di un processo creativo destinato a bruciarsi, fisicamente e metaforicamente, in modo rapido.