Flavia Bucci – Che cosa sono le nuvole?

Informazioni Evento

Luogo
BOA SPAZIO ARTE
Via Barberia, 24, Bologna, BO, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

ArtCity white night: sabato 8 febbraio 2025 dalle 10 alle 24
Finissage: sabato 15 marzo 2025

Martedì-Venerdì 10-13 / 16-19
Sabato su appuntamento

Vernissage
29/01/2025

ore 18

Artisti
Flavia Bucci
Generi
arte contemporanea, personale

BoA Spazio Arte è lieta di presentare la mostra personale dell’artista Flavia Bucci – CHE COSA SONO LE NUVOLE?

Comunicato stampa

CHE COSA SONO LE NUVOLE?
Come possiamo realizzare qualcosa di materialmente definito che racconti invece la non definibilità del
processo mentale che ne sta all’origine? Come possiamo trasformare in oggetto finito il continuo scorrere e
mutare delle sensazioni? Queste sono alcune delle domande che stanno alla base della ricerca artistica di
Flavia Bucci.
Nata nel 1990 ad Atessa, in provincia di Chieti, Bucci vive e lavora a Carrara; nel 2017 ha conseguito a pieni
voti il Diploma Accademico di II° Livello presso la Cattedra di Pittura di Gianni Dessì e Fabio Sciortino,
presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara.
L’attenzione verso determinate dinamiche sociali mi ha portata a sviluppare una ricerca tesa soprattutto alla
comprensione del concetto universale di “tempo” che si dilata e comprime secondo ritmiche sempre
differenti, in un parallelo continuo tra la mia sfera quotidiana e una sfera assoluta.
Finalista nel 2019 del Premio Nocivelli, nel 2021 ha partecipato alla residenza Equidistanze a cura di
Magazzeno Art Gallery. Frequenta il corso di specializzazione della Fondazione “Il Bisonte – per lo studio
dell’arte grafica” e nell’estate 2022 partecipa alla residenza Da quassù, a cura di InHabitat/Galassia Mart;
nel 2024 è vincitrice del Premio del Disegno (Galleria Scroppo, Torre Pellice, TO).
L’astrazione nel disegno che tenta di fissare situazioni dinamiche della mente si ritrova nella serie “Siderali”,
lavori a china e acrilico dove da un singolo elemento circolare nascono e si diramano (come fossero sinapsi)
altrettanti cerchi fino a formare un reticolo, informe se visto da lontano, dettagliato e minuto in ogni singola
parte se visto da vicino.
Nella sua pratica Bucci porta in primo piano il tempo individuale contrapposto al tempo collettivo, andando
contro il preconcetto del “tutto, subito, senza sbagli”, cercando invece nella lentezza del lavoro metodico e
ripetitivo la vera fonte di conoscenza, nell’errore la vera libertà.
Con la mia ricerca voglio provare a forzare quei meccanismi di polarizzazione, di presa di posizione che, in
virtù di un eccesso di chiarezza e riconoscibilità, sacrificano ogni sfumatura di senso, relegando nel regno
dell’oblio ogni chance di complessità.
Nei “Notturni” Bucci estremizza la ripetitività del gesto creando strutture tridimensionali che invadono lo
spazio. Utilizzando la penna 3D l’artista disegna forme che questa volta si espandono in tutte le direzioni,
liberamente e attraverso le trasparenze degli spazi vuoti dialogano l’una con l’altra in un continuum.
L’incertezza così come l’indeterminatezza spingono a cercare e definire nuovi spazi e nuovi confini.
È un momento sulla linea del tempo in cui ogni cosa può ancora diventare tutto. Mi affascina ragionare su un
immaginario incerto, sfocato, perché penso che in esso si celi un grande potenziale molto evocativo. Questo
per me riguarda anche i sogni e ogni condizione in cui la vita è indefinita.
Il suo continuo bisogno di muoversi e viaggiare ha creato dentro di lei un mappamondo di luoghi
attraversati, vissuti e abbandonati, che hanno lasciato delle tracce nella memoria, dei frammenti che
influiscono a modificare l’esperienza stessa e la visione del mondo. Nella serie “Cosa resta(?)” Bucci fa
tesoro di quelle istantanee mentali, trasportandole nei lavori su carta cotonata come tanti riflessi, linee
geometriche dai contorni vividi e coloratissimi. La dinamicità degli accostamenti e gli intrecci di texture
ricordano i profili di montagne, laghi, pianure, paesaggi che da reali nel vissuto diventano visioni emozionali
nel ricordo. E cosa resta di noi in quei luoghi?
Paesaggi. Mi ci sono persa e ritrovata centinaia di volte. Pieni, ardui, infiniti. Paesaggi di passaggio,
immortalati, congelati. Paesaggi da finestrino, di quelli che una volta superati non esistono più. Paesaggi di
letti scomodi, di treni alle sei di mattina. Ne ho gli occhi così pieni che appena li chiudo mi compaiono
proiettati all’interno delle palpebre. Paesaggi di pioggia asciugati dal sole, paesaggi di parole spazzate via
dal vento. Paesaggi di consapevolezze. Disegno i luoghi dello svolgersi del mio tempo, teatri di incontri e
suggestioni. Archetipi del viaggio.
Le serie di lavori presentati per BoA Spazio Arte giocano tra gli estremi della linea del tempo dell’artista,
tracciando una direttrice immaginaria che dai “Siderali” fino ai paesaggi di “Cosa Resta(?)” racconta un
prima e un dopo che le cose accadano, tra gli uni e gli altri c’è l’esperienza, c’è la vita che si svolge.
Il titolo della mostra è un riferimento diretto all’omonimo cortometraggio di Pier Paolo Pasolini, dove le
nuvole rappresentano l’epifania della scoperta del creato, sempre mutevole ed in movimento. Nelle nuvole
infatti possiamo riconoscere forme conosciute che però non restano mai le stesse in un continuo ed
ineffabile cambiamento.
Iago: Cosa senti dentro di te? Concentrati bene. Cosa senti?
Otello: Sì sì, si sente qualcosa che c'è!
Iago: Quella è la verità. Ma, ssh! Non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c'è più.
*Pier Paolo Pasolini, Che cosa sono le nuvole? (1968)