Flavio Favelli – Half Dinar
Mostra personale di Flavio Favelli a cura di Davide Ferri nell’ex deposito ATR di Forlì – uno spazio per il contemporaneo in città e sede del Festival teatrale Ipercorpo – che per la prima volta accoglie il progetto di un artista visivo.
Comunicato stampa
Un progetto a cura di Davide Ferri
Organizzazione e produzione Città di Ebla per EXATR
In collaborazione con Servizio Cultura Musei Turismo del Comune di Forlì
Con il sostegno di Unità Politiche Giovanili del Comune di Forlì
Si intitola Half Dinar e inaugura venerdì 12 ottobre la mostra personale di Flavio Favelli a cura di Davide Ferri nell’ex deposito ATR di Forlì – uno spazio per il contemporaneo in città e sede del Festival teatrale Ipercorpo – che per la prima volta accoglie il progetto di un artista visivo.
Half Dinar include due nuovi lavori realizzati dall’artista per gli spazi l’ex deposito ATR ed è idealmente la prosecuzione di una riflessione che il Festival Ipercorpo ha iniziato nel 2012 sulla Collezione Verzocchi, la principale raccolta di pittura novecentesca presente in città e collocata dal 2014 nelle sale di Palazzo Romagnoli.
La collezione, nata nell’immediato dopoguerra per iniziativa dell’imprenditore forlivese Giuseppe Verzocchi, ospita le opere di alcuni dei maggiori pittori italiani dell’epoca, ed è strettamente aderente a un tema specifico, il lavoro, che ogni artista presente in collezione ha declinato rappresentandone un aspetto specifico o una figura emblematica. Con i suoi sessantanove dipinti, dunque, la collezione Verzocchi è il ritratto di un’Italia che non c’è più, un paese di pescatori, contadini, sarte, merlettaie, mondine, fabbri, che si muovono in un paesaggio agreste, semi urbanizzato, in costruzione.
Half Dinar pone idealmente la collezione Verzocchi come orizzonte e contraltare storico delle opere presentate, e fa dialogare tra loro – fino a farle collassare – una serie di immagini che rinviano a dimensioni geograficamente distanti (ma implicate dal punto di vista storico) e apparentemente contraddittorie del lavoro e dello sviluppo industriale.
Il lavoro artistico di Flavio Favelli, con le sue declinazioni in medium diversi (scultura, pittura, performance e installazione), fa incontrare, fin dalle origini, una memoria intima, famigliare e autobiografica – una memoria capace di agire proustianamente su oggetti e materiali accostati dall’artista attraverso un meticoloso lavoro di assemblaggio e combinazione – e una memoria collettiva, attraverso la quale è possibile vedere in filigrana alcuni momenti nevralgici della storia del nostro Paese.
Così se Half Dinar, da cui la mostra di Favelli prende il titolo, è un dipinto che riproduce in grande formato una banconota libica, con l’immagine di una mastodontica raffineria, in circolazione all’inizio degli anni settanta (quando Gheddafi, poco dopo la presa del potere e agendo secondo i principi di un panarabismo di stampo socialista che si opponeva al mondo occidentale, ridefiniva, attraverso la propaganda, l’immaginario del suo paese), l’altra opera presente in mostra, dal titolo La Nazione è un grande assemblaggio di vecchie insegne luminose, raccolte nel tempo dall’artista in diversi luoghi del nostro Paese, che rinviano agli anni del benessere e del boom economico, all’idea di una cultura strapaesana che convive con la modernità.
L’intervento di Favelli include inoltre un’altra opera che sarà esposta a Palazzo Romagnoli: in stretto dialogo con i dipinti della collezione Verzocchi fa da contraltare all’immagine della raffineria riprodotta su Half Dinar. Si tratta di Oil (Esso), un object trouvé, un’insegna che l’artista ha recuperato da un distributore di benzina abbandonato, con il logo coperto da una rudimentale cancellatura con il nastro adesivo. La sera dell’inaugurazione, alle ore 20.00 si terrà una visita alla collezione Verzocchi durante la quale sarà possibile vedere l’opera.
Ad accompagnare il progetto, infine, si svolgerà anche un workshop tenuto dall’artista nei giorni precedenti all’inaugurazione e realizzato in collaborazione con la cooperativa sociale DiaLogos, a cui parteciperà un gruppo di richiedenti protezione internazionale provenienti da diversi paesi africani.
Attraverso il disegno, il workshop si svilupperà attorno al ricordo delle immagini stampate sulle banconote dei paesi d’origine di ogni partecipante.
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Flavio Favelli è nato a Firenze nel 1967, vive e lavora a Savigno (Bologna). Laureato in Letteratura Persiana all’Università di Bologna, inizia il suo percorso artistico prendendo parte al Link Project e poi partecipando, alla fine degli anni ’90, ai workshop di Arnaldo Pomodoro a Pietrarubbia e Allan Kaprov alla Fondazione Antonio Ratti di Como. Ha esposto in diverse mostre personali e collettive in spazi privati e pubblici, in Italia e all’estero, tra cui: MAXXI, Roma; Museo del 900, Milano; Centro per l'Arte Pecci, Prato; Fondazione Sandretto Re Rabaudengo, Torino; Peggy Guggenheim Collection, Venezia; Castello di Rivoli, Torino; GaMeC, Bergamo; Maison Rouge – Fondation Antoine de Galbert, Parigi; MOCA, Cleveland; Elgiz Museum, Istanbul; Tate Modern, Londra; MOCA, Shanghai, Sursock Museum, Beirut; Xi’an Art Museum, Xi’an. Ha partecipato a due edizioni della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (2003 e 2013) e all’XI Biennale dell’Avana, Cuba (2011).