Flavio Pacino – Sull’adattabilità 02
Porto dell’Arte presenta la prima mostra personale di Flavio Pacino (1993), Sull’adattabilità 02, nella quale egli si confronterà con il corridoio di via del Porto, proseguendo il secondo step della sua serie dedicata al tema dell’adattabilità.
Comunicato stampa
Porto dell’Arte presenta la prima mostra personale di Flavio Pacino (1993), Sull’adattabilità 02, nella quale egli si confronterà con il corridoio di via del Porto, proseguendo il secondo step della sua serie dedicata al tema dell’adattabilità.
Attraverso questi lavori vengono posti degli interrogativi per una riflessione sul supporto bidimensionale, di superficie (foglio, tela, etc.), mettendolo in relazione con le possibilità di concepire l’opera nello spazio reale, fisico e direzionale. Il lungo processo creativo nasce da una serie di scatti in cui il supporto è posto orizzontalmente, bianco, sul quale vengono adagiate, in modo del tutto casuale, delle stelle filanti. Queste diventano una traccia che Pacino riporta manualmente, a pastello, sulle superfici delimitanti di un dato ambiente (pareti, mobilio, etc.), in modo che si adattino nello spazio, delicatamente, nonostante le forme ardite. A questo punto viene realizzata un’ulteriore traduzione, quella definitiva, che porta l’artista a convertire la superficialità del segno in volume, per mezzo di un numero fisso di bastoni, disposti nell’ambiente espositivo in modo da ricalcare i segni precedentemente tracciati nelle superfici.
La rigenerazione modulare, la volontà di riconfigurare lo spazio, permettono a Flavio Pacino di riflettere in modo libero sul concetto di adattabilità, elemento di riflessione subordinato nelle poetiche di Land Art e Minimalismo. La comprensione delle possibilità evolutive della sfera percettiva umana, sia da un punto di vista fisiologico, sia in relazione ai dispositivi e tecnologie caratterizzanti di ogni epoca, è, al giorno d’oggi, un dato di fatto. L’urgenza dell’opera di Pacino risulta così dalla volontà di trasporre e adattare il segno nello spazio, privandolo di un unico punto di vista, mostrandoci così l’altra faccia di una contemporaneità sempre più racchiusa nella cornice dello schermo.