Florencia Martinez – H. Honey Hungry Home
Gilda Contemporary Art di Milano ospita un progetto inedito di Florencia Martinez (Buenos Aires, 1962), appositamente pensato per i suoi spazi espositivi.
Comunicato stampa
Dal 24 novembre 20017 al 14 gennaio 2018, Gilda Contemporary Art di Milano ospita un progetto inedito di Florencia Martinez (Buenos Aires, 1962), appositamente pensato per i suoi spazi espositivi.
La mostra, curata da Cristina Gilda Artese, col patrocinio del Consolato d’Argentina, presenta una serie di opere recenti in cui il tessuto e il colore sono gli elementi che caratterizzano il lavoro dell’artista italo-argentina.
È dal 2000 che Florencia Martinez ha scelto il tessuto come materia principale con cui esprimersi, trovando in esso la capacità di raccontare una storia, un vissuto privato e personale. Dopo un primo approccio di natura bidimensionale, le sue opere hanno quindi raggiunto una condizione più prossima alla scultura. “Cucire per me è mettere in ordine il mondo - afferma la stessa Martinez. Trovo l’atto del cucire rivoluzionario, un tornare a ritmi antichi mentre tutto è veloce, un riappropriarsi del tempo della lavorazione, della manualità”.
Per l’appuntamento da Gilda Contemporary Art, Florencia Martinez propone delle creazioni realizzate per la prima volta con la juta colorata, una fibra tessile naturale utilizzata di solito per fare sacchi da imballaggio, sulla quale interviene apponendo segni e cuciture.
Ed è proprio il colore a caratterizzare le nuove opere. “Ho costruito per lo spazio della galleria - ricorda ancora l’artista - una “sinfonia” di opere che dialogano attraverso una gamma di colori che va dal bianco al blu e all’arancio: quasi tutto il progetto gira intorno a queste tonalità. Il blu perché è un colore spirituale, l’arancio perché dà una sensazione concreta, terrena, e il bianco perché è luce, spazio vuoto inteso come spazio per l’accoglienza”.
Il titolo della rassegna H. Honey Hungry Home richiama tre concetti forti come l’amore (honey), la casa (home)e il soddisfare la fame di vita (hungry). È solo nella sintesi di queste tre parole che si dà senso all’esistere che Florencia Martinez vede compiersi nell’iconografia sacra della pietà, con la madre che sostiene la figura morente del figlio.
Nella sua Pietà - attorno cui ruota tutto il percorso espositivo - le due figure anonime vengono riconosciute solo attraverso i materiali che li vestono. Se da un lato, è la stoffa bianca dell’abito da sposa, impreziosita da pizzi e inserti, a dare forma alla figura esausta, dall’altro, è la presenza del feltro, grigio, ruvido, a caratterizzare l’altro personaggio, tanto oscuro quanto capace di uno sguardo di grande empatia e tenerezza.
Tra le altre opere, sono degne di nota Una ragazza come un’altra, una scultura in tessuto da sposa e pizzo, in cui una donna con una maschera con becco da uccello nasce da una pianta, al tempo stesso, simbolo di protezione e di possesso. O ancora, le valigie ricoperte da stoffe preziose, nella cui trama sono incastonate delle fotografie che richiamano la sua storia familiare, e che trasportano dei pesanti sanpietrini che rendono difficile il viaggio e la fuga da un passato che non se ne vuole andare.
Come novità, lo spettatore potrà ammirare i lavori in juta, siano essi agglomerati di stoffa cucita a formare delle palline dure o piccole macchie concentriche, contraddistinti da colori accesi, come il blu e l’arancione, che accolgono un insieme dinamico di ricami e di segni.
Accompagna la personale di Florencia Martinez, un catalogo edito da Gilda Contemporary Art, con l’introduzione di Cristina Gilda Artese, un testo critico di Alessandra Redaelli e un’intervista della stessa all’artista.
La rivista Or Not, pubblicata dall’associazione Ars Prima, presieduta da Cristina Gilda Artese, ha dedicato, nel 2016, un numero monografico a Florencia Martinez.
Note biografiche
Florencia Martinez , artista italo-argentina, nasce a Buenos Aires il 4 Ottobre 1962. I nonni italiani la fanno crescere in una little italy, famosi i natali estivi consumando pietanze invernali.
Questo spaesamento, questa appartenenza “altrove”, la memoria da conservare e indagare sono manifestati nella sua opera e tra le tematiche più presenti. Questa ricerca costante l’ha portata a utilizzare il tessuto, il suo materiale primordiale. Negli anni, il tessuto, da contenitore e co-protagonista nelle opere fotografiche è diventato soggetto nei suoi ultimi lavori , è diventato tridimensionale, è diventato scultura.
Tra le sue più recenti mostre personali si segnala L’amore mio è buonissimo (2008), Sotto il bosco di latte (2010), La chiamavano mille miglia (2014), Carritos (2015). Nel 2016 ha presentato la personale To fill a gap all’AAI (AFRO ASIATISCHES INSTITUT) a Graz, Austria.
Tra le collettive si ricordano: nel 2007, a Palazzo Reale di Milano, 1968-2007 Pittura Italiana, curata da Vittorio Sgarbi; nel 2010, Ritratti Italiani alla Galleria d’ Arte Moderna di Cento; nel 2011, la 54.Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia Padiglione Italia; nel 2012, Perturbaciones al Museo de Bellas Artes de la Habana, CUBA; nel 2014, POP UP ITALIAN SHOW, Hubei Museum of Arts, Wuhan, Hubei, Cina, Femminile, plurale alla Galleria Biffi di Piacenza a cura di Alessandra Redaelli, e Tessere Storie alla Fabbrica del Vapore di Milano.
Ha partecipato a numerose fiere quali ArteFiera Bologna, ST-ART Strasburgo, Miami Basel/Context.
Milano, novembre 2017