FLUX MOTUS. L’Avanguardia nella città

Informazioni Evento

Luogo
VV8 ARTE CONTEMPORANEA
Via dell'Aquila 6c , Reggio Emilia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-19.30, oppure su appuntamento

Vernissage
13/05/2023

ore 18

Curatori
Valerio Dehò
Generi
arte contemporanea

Reggio Emilia è stata una delle città storiche del movimento Fluxus in Italia.

Comunicato stampa

Reggio Emilia è stata una delle città storiche del movimento Fluxus in Italia, polo di attrazione e
promozione dei principali artisti del network provenienti dall’America all’Europa, dal Giappone
alla Corea, grazie al lavoro e all’intelligenza di Rosanna Chiessi che nel 1971 creò Pari&Dispari,
dapprima come casa editrice e dopo un paio di anni anche come galleria d’arte. La stessa galleria V V8artecontemporanea
Tel/Fax: +39 0522 432103
Sito web: www.vv8artecontemporanea.com
E-mail: [email protected]
Indirizzo: Via dell’Aquila, 6c/6d
Cap e città: 42121 - Reggio Emilia
P. IVA: 02351810359
VV8artecontemporanea è nata anche sull’amicizia e i consigli di Rosanna Chiessi fin dalla prima
mostra dedicata a Urs Lüthi, nel 2007. Quindi questa esposizione è anche un modo per ricordare
un rapporto straordinario e una passione nata proprio sul terreno del confronto e della continuità
tra generazioni verso un’arte di ricerca.
L’avanguardia chiamata Fluxus nacque ufficialmente con il Fluxus Internazionale Festspiele
Neuester Musik di Wiesbaden (Germania) del 1962, da un progetto dell’architetto lituano George
Maciunas, emigrato a New York. Vi parteciparono, oltre a Maciunas, artisti che oggi sono ritenuti
tra i più importanti del secolo come Nam June Paik, Wolf Vostell, George Brecht, Giuseppe Chiari,
Al Hansen, Emmett Williams, Ay-O, Robert Filliou, Ben Vautier, Daniel Spoerri e Dick Higgins
(teorico dell’Intermedia e fondatore della casa editrice Something Else). Ma sicuramente
l’ispiratore spirituale e maestro degli artisti Fluxus è stato John Cage con le sue lezioni alla fine
degli anni Cinquanta al Black Mountain College e alla New York School. Questo gruppo di artisti è
diventato un riferimento mondiale per tutta la sperimentazione multimediale. L’idea di mettere
insieme la musica, la performance, la pittura e la fotografia, nacque da quell’esperienza
fondamentale per tutta l’arte contemporanea. Fluxus significa movimento continuo,
sperimentazione, pratica estetica associata a quella politica, rottura delle barriere tra i linguaggi
creativi. Inoltre Fluxus è stato il primo movimento artistico transnazionale che ha unito Stati Uniti
ed Europa, Oriente e Occidente sostenendo un’arte etica responsabile e partecipativa.
Questa mostra non solo è l’omaggio a Rosanna Chiessi, ma anche un modo per ricordare uno dei
fluxisti storici ancora attivi che da decenni ha deciso di vivere a Reggio Emilia: l’appena
novantenne Philip Corner, protagonista di una ricerca musicale e performativa che non si è ancora
conclusa. Nel 1967 fu proprio Corner a ereditare la cattedra di Musica moderna presso la New
School per Social Research che fu di John Cage.
Del resto è importante il ricordare che una città come Reggio ha vissuto stagioni importanti in cui
il suo tessuto culturale ha prodotto e partecipato alle avanguardie artistiche e letterarie europee,
basti ricordare Adriano Spatola e Giulia Niccolai, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta. Agli
artisti Fluxus la città ha dedicato numerose mostre da Nam June Paik nel 1990, Wolf Vostell nel
1998, Women in Fluxus nel 2012, con Flux Motus si vuole far riemergere un momento importante
della storia culturale della città. Infatti saranno esposte oltre 30 opere di Philip Corner, Wolf
Vostell, Geoffrey Hendricks, Ben Vautier, Ben Patterson, Bob Watts, Giuseppe Chiari, Alison
Knowles, Jackson Mac Low, Yoko Ono, Takako Saito, Nam June Paik, Charlotte Moorman che
testimoniano l’ampiezza dei linguaggi espressi da questo movimento. La presenza di multipli e di
edizioni documenta perfettamente un’esigenza degli anni Settanta: offrire opere d’arte che
fossero accessibili da parte di un pubblico vasto. L’opera moltiplicata aveva lo scopo di divulgare
idee estetiche e politiche, era una scelta di allargare i confini del mondo dell’arte in funzione di
una concezione dell’arte come superamento dell’estetica borghese e decorativa, e consapevole
presa di coscienza del suo ruolo nella società.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione i Collezionisti privati e la galleria La Giarina di Verona