folder_02
folder_02, mostra in cui gli artisti indagano un aspetto della memoria che non prendiamo mai in considerazione: l’oblio, non inteso come mancanza o limite, bensì come parte indivisibile dalla memoria stessa.
Comunicato stampa
folder_02
// Opening 17 maggio 2018
H 18.30
// @Polaresco
Via del Polaresco 15, 24129 / Bg
// Dal 17 al 24 maggio 2018
Orario 15.00/19.00
A cura di Clara Scola
Mattia Cesaria, Giulia Davì, Martina Dierico,
Umberto Meroni, Anna Pezzoli,
Giulia Tripoli, Pietro Vitali
“Contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio. Contemporaneo è colui che sa vedere questa oscurità, che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente. Ma che significa “vedere una tenebra”, “percepire il buio”? […] Percepire questo buio non è una forma di inerzia o passività, ma implica un’attività e un’abilità particolare, che nel nostro caso, equivalgono a neutralizzare le luci che provengono dall’epoca per scoprire la sua tenebra.”
da Giorgio Agamben, Che cos’è il contemporaneo?
È traendo spunto da questa affermazione di Agamben che prende forma folder_02, mostra in cui gli artisti indagano un aspetto della memoria che non prendiamo mai in considerazione: l’oblio, non inteso come mancanza o limite, bensì come parte indivisibile dalla memoria stessa.
Se folder_01 si sviluppava partendo da esperienze personali, dove l’immedesimazione con le opere era più spontanea, folder_02 propone un approccio più astratto e concettuale, ovvero la cancellazione e la selezione di quei dati o informazioni che costituiscono il magma liquido e immateriale nei nostri dispositivi. La mancanza diviene il centro della ricerca degli artisti. L’oblio non è un elemento passivo, al contrario, ricopre una funzione di integrazione rispetto al passato, indispensabile per l’equilibrio dell’identità di ciascuno.
In folder_02 non siamo in presenza di ricordi personali o rappresentazioni di racconti e avvenimenti storici; siamo immersi in un ambiente senza luce, che vuole essere sinonimo ed esempio di ciò che in effetti accade quando cerchiamo di eliminare dati, di fare spazio nel nostro archivio. Una mostra apparentemente ermetica dove l’oscurità diventa portatrice diretta della contemporaneità: il visitatore è invitato ad attraversare lo spazio, percependo le forme, l’essenza delle opere, per capire a fondo l’idea di contemporaneo proposta di Agamben.
In un panorama mediatico in cui il tempo viene percepito effimero e veloce, come si vive il suo scorrere incessante nella contemporaneità? Come si possono registrare il maggior numero di informazioni e conservarle, se della memoria ci rimane solo un ammasso di codici? Saremo in grado di decifrarli nel futuro?
Ci siamo fatti sopraffare da un’entità di cui non conosciamo nemmeno il volto, non abbiamo più potere decisionale perché stiamo diventando “proprietà” dei nostri stessi meta-oggetti (meta-oggetto è qui inteso come medium per l’auto-descrizione dell’oggetto stesso). Basti guardare l’enorme capacità di archiviazione di un dispositivo; o la perdita di controllo sulla creazione dei dati, i quali aumentano in quantità esorbitanti, e che a lungo andare non sappiamo più gestire. Queste le questioni che hanno mosso gli artisti a lavorare sul tema proposto. La mostra invita a chiudere gli occhi per conoscere il nostro tempo, attraverso lo sguardo con cui Agamben propone di percepire la contemporaneità, poiché “contemporaneo è colui che sa vedere questa oscurità”.
Con la partecipazione di:
Squareworld.net
Con il supporto di:
Comune di Bergamo per le Politiche Giovanili
Spazio Polaresco