FotograficaMONTI 2019-2020 – Ferdinando Gatta
Prosegue la rassegna FotograficaMONTI curata da Barbara Martusciello da AntiGallery a Roma e giunta al suo ottavo appuntamento con la mostra di installazioni fotografiche Perimetri, di Ferdinando Gatta.
Comunicato stampa
Prosegue la rassegna FotograficaMONTI curata da Barbara Martusciello da AntiGallery a Roma e giunta al suo ottavo appuntamento con la mostra di installazioni fotografiche Perimetri, di Ferdinando Gatta.
L’autore – spiega la curatrice – “propone una serie di opere minimali, in sostanziale bianco e nero in cui la Fotografia scardina letteralmente il suo perimetro occupando lo spazio fisico della galleria.
I soggetti, essenzialmente femminili, di cui sono spesso le mani, certi gesti ad essere protagonisti, sono importanti nell’immagine così come lo è il linguaggio fotografico praticato dall’autore; ma stavolta, proprio questo si fa meticcio e la presunta purezza del suo specifico deroga in funzione di una evidente contaminazione linguistica, oltre che tecnica. Le opere di Ferdinando Gatta, quindi, forzano e oltrepassano la soglia della riquadratura dell’immagine, dialogano tra interno fotografico e lo spazio fuori e reale; si fanno installazioni. Le opere si potenziano grazie al contesto esterno: su una parete più neutra – cemento armato, muro grezzo – e sull’altra più caratterizzata, ogni singolo quadro acquista una sua estetica peculiare e una forza diversa. Recuperando un carattere di alcune avanguardie storiche e di sperimentazioni anni Sessanta e Settanta, carica su queste radici personali ragionamenti dal valore anche politico aumentando il tasso del simbolico: il significato del perimetro per Ferdinando Gatta è anche quello dell’essere umano, un confine fisico ma soprattutto interiore, che egli si auspica di riuscire ad aprire, a rendere fluido. Una barriera è spesso una convenzione; non sempre protegge, più spesso isola, rinchiude, è una violenza, un’arbitrio, un’implosione: sia che si tratti di un perimetro architettonico, sia ideologico, geografico, del potere, sociale, culturale; sia, anche, psicologico.
Una serie fotografica dell’autore, esposta più volte in questi ultimi anni – parte del progetto Torture – raffigura emblematiche, alte inferriate: anche in quel caso il tema, pur diversamente affrontato, evocava proprio una recinzione, appunto, entro la quale gli accadimenti potevano immaginarsi oscuri, prevaricanti, taciuti, alienanti, come segreti indicibili. Ecco, anche in questa nuova mostra si suggerisce la necessità di andare oltre i limiti imposti e/o autoimposti e si attua una concreta dislocazione oltre, aperta, condotta, abbiamo detto, al di là di una soglia – in questo caso della superficie e del riquadro fotografici – che visualizzi in modo plastico quanto sostenuto da Arthur Schopenhauer, ovvero che «Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo.». Come dar torto al filosofo?
Questa 8a tappa fa parte della rassegna FotograficaMONTI, che dal 2019 propone mostre a cadenza menisle in cui la curatrice, coinvolgendo fotografi e artisti che si esprimono con la fotografia, mette in campo un’ideale, ampia panoramica di settore, intendendo, anche, fare di AntiGallery un informale luogo aperto dedicato al confronto sulla produzione fotografica contemporanea ed emergente.