Fotografie storiche dei grandi maestri e viaggiatori del grand tour

Informazioni Evento

Luogo
GONNELLI CASA D'ASTE
via Fra’ Giovanni Angelico 49 , Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lunedì –venerdì 9-13; 14-18

Vernissage
11/11/2022

ore 18

Uffici stampa
SPAINI & PARTNERS
Generi
documentaria, fotografia

Firenze attraverso le lenti dei primi fotografi dell’800.

Comunicato stampa

La mostra presenta in anteprima una selezione di fotografie che la Libreria Antiquaria Gonnelli proporrà in vendita, il prossimo 1 dicembre, nell’asta di fotografie storiche “Dal Grand Tour in Italia al Viaggio in Oriente”.
Protagonista, in particolare, l’immagine di Firenze nei decenni 1850-1870, ritratta da alcuni dei primi operatori che si cimentarono in questa città con il nuovo mezzo di riproduzione e di rappresentazione della realtà.
Fin dal Settecento, la tradizione del Viaggio in Italia, come fulcro del Grand Tour di aristocratici, letterati, artisti e intellettuali nei paesi del Mediterraneo, aveva avuto in Firenze, e nelle altre città d’arte del Granducato di Toscana, alcune delle sue principali mete, per la ricca presenza di monumenti architettonici e di opere d’arte soprattutto di epoca rinascimentale. La disponibilità a metà Ottocento di un nuovo strumento per la documentazione di questi stessi luoghi, e dei capolavori che vi si potevano ammirare, contribuì quindi anche qui, come in altri importanti e nevralgici centri della penisola, alla nascita e allo sviluppo di fiorenti attività professionali che, dal tradizionale commercio di vedute grafiche e pittoriche, si specializzarono in una più moderna produzione di immagini, dando avvio a una nuova e feconda stagione editoriale.
Ne sono chiara manifestazione le straordinarie fotografie realizzate – anche in grande formato (con lastre di circa 42x32 centimetri) – da Leopoldo Alinari che, già dal 1852, quale operatore della stamperia di Luigi Bardi, diede avvio a Firenze al più fiorente e più longevo commercio di vedute fotografiche della città, e poi dell’intero Paese, legando in seguito in maniera quasi simbiotica, a livello internazionale, il nome della ditta “Fratelli Alinari” all’immagine stessa dell’Italia e di tutta la fotografia italiana dell’Ottocento.
Parte centrale della mostra sono proprio alcune delle sue più precoci e più ricercate vedute dei luoghi più significativi e più visitati dai viaggiatori, da quelle del Duomo di Santa Maria del Fiore affiancato dal Campanile di Giotto (lotti 1,10, 11) a quelle di Palazzo Vecchio (lotto 2) e della Loggia dei Lanzi (lotto 3), fino alla pittoresca veduta della chiesa di San Michele a Lucca (lotto 35), caratterizzata dalla vivace rappresentazione dell’allestimento del mercato che anima tutto il primo piano dell’immagine. Particolarmente suggestive sono anche le sue immagini nelle quali le magnificenze architettoniche della città sono messe in relazione con il loro contesto ambientale e paesaggistico (lotti 5-7), rispondendo così a quegli ideali classici e romantici di cui erano imbevuti i viaggiatori dell’epoca, per i quali il paese ricco di bellezze naturali ed artistiche, qual era l’Italia del Grand Tour, veniva ancora serenamente percepito come il felice risultato delle scelte e dell’intervento dell’uomo sulla natura.
Espressione di questi ideali e omaggio diretto agli acquirenti cui erano per lo più destinate queste immagini si ha poi, ad esempio, nella pittoresca veduta del Giardino di Boboli, con la cupola del Brunelleschi sullo sfondo, ripresa da Robert Rive intorno al 1865 (lotto 23). Utilizzando uno schema compositivo di grande successo e forse già fissato da altri prima di lui (Alinari), ma facendo posare tre gentil donne in primo piano, Rive connoterà emblematicamente questo luogo como topos caro ai colti e raffinati viaggiatori, soprattutto inglesi, che all’epoca costituivano la principale clientela degli atelier fotografici.
La mostra presenta così anche altre immagini, di diversi autori, con studi a Firenze (come Alphonse Bernoud, John Brampton Philpot, Giacomo Brogi e Vincenzo Paganori) e in Toscana (Enrico Van Lint e Paolo Lombardi), o in altre città italiane, ma che, come Rive, realizzarono immagini anche a Firenze, Pisa, Siena, ecc., per completare il proprio repertorio secondo gli interessi appunto di questi viaggiatori (come nel caso di Giorgio Sommer o Alfred Noack).
Essi declinarono il genere fotografico che più specificamente ha caratterizzato la fotografia italiana dell’Ottocento – quello della documentazione monumentale e paesaggistica – attraverso modalità tecnico-linguistiche diverse, seppure con rappresentazioni spesso fra loro sovrapponibili, riferite a modelli visuali e iconici analoghi, mutuati da una lunga e autorevole tradizione pittorica e grafica. Come si evince, ad esempio, dalle due immagini della chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa, una ripresa da Enrico Van Lint, con il negativo al collodio (lotto 30), e l’altra dal barone Albert Fays, con il negativo su carta (lotto 29); nello scarto che esse presentano nell’inquadratura, sembrano rispettivamente rifarsi ai due modelli fissati, già nei primi anni Quaranta, dalle stampe tratte da dagherrotipo e pubblicate nelle due diverse serie, Vues d’Italie d’après le Daguerréotype, dell’editore milanese Ferdinando Artaria, e Excursions Daguerriennes, dell’editore parigino Noël-Marie Paymal Lerebours.
La stampa del barone Fays, pubblicata nell’importante serie di stampe Recueil photographique, edita da Louis-Désiré Blanquart-Evrard nel 1854 circa, si segnala qui, in particolare, non soltanto come rara testimonianza dell’opera di uno degli autori appartenenti al milieu degli aristocratici e colti amateur francesi che viaggiarono e operarono in Italia con la calotipia, ma anche per l’importanza che riveste in relazione alle pubblicazioni del prestigioso stabilimento fotografico impiantato a Lille da uno dei primi e maggiori editori di fotografia, oltre che sperimentatore e inventore di procedimenti ed emulsioni di particolare rilevanza per il progresso tecnologico del nuovo mezzo. Come si rileva, infatti, dalle indicazioni editoriali sul supporto originale della fotografia, questa stampa era inserita nella sua serie Recueil photographique (tavola 7), ma non risulta repertoriata nel catalogo ragionato delle edizioni dello Stabilimento di Lille, a cura di Isabelle Jammes (1981), costituendo quindi un documento unico e, ad oggi, ancora del tutto inedito.