Fracta
Curata da Erika Lacava, “Fracta” narra di un corpo in frammenti, scomposto più volte e ricomposto, distrutto e risorto.
Comunicato stampa
SCD Studio inaugura sabato 19 marzo 2022, ore 17.00, la terza mostra del progetto espositivo che la galleria di Perugia (via Bramante 22N) dedica al tema del corpo. Curata da Erika Lacava, “Fracta” narra di un corpo in frammenti, scomposto più volte e ricomposto, distrutto e risorto. Un corpo amato scomparso, un corpo che dona la vita o se la prende, un corpo che più non ci appartiene. Attraverso un linguaggio nativamente femminile che si costituisce nel filo e nel ricamo, i pezzi persi nel tragitto di vita vengono ricomposti con la fibra del tempo, che ce li ricuce addosso con pazienza in nuova guisa, tampona le ferite e rammenda gli strappi.
Le tre artiste in mostra - Deborah Graziano, Ilaria Margutti e Camilla Marinoni - raccontano ferite e fratture attraverso parti sconnesse di corpo che diventano simbolo del tutto, una sineddoche corporea che ci restituisce l’intera essenza amata.
Deborah Graziano attraverso il recupero di oggetti parla di un passato che resta ancorato tra le pieghe del presente, e attraverso parti di corpi ci riporta alla condizione femminile. “Il fregio di Ofelia”, un abito abbozzato a partire dal copriletto matrimoniale della nonna, donato alla prozia in dote e mai usato, racconta del mancato successo di una donna in una società dove l’amore e il matrimonio rappresentano il suo fine. Così, di pari passo alla valigia da corredo rimasta vuota e inutilizzata, “La buona educazione” impartita alle ragazze spesso si traduce in un’eccessiva accondiscendenza che finisce per legare, metaforicamente, mani e piedi a un vecchio peso di legno, ostacolandone gli spostamenti. Una riflessione amara sulla condizione femminile, un racconto a mezza voce di vite legate.
Il lavoro di Ilaria Margutti ruota intorno ai concetti di lettura e scrittura come chiave per passare da un frammento al tutto, e viceversa. In “Recto-verso” l’organza permette di vedere il dentro e il fuori dei busti di donna: i lineamenti si accavallano e si confondono tra sentieri ricamati e rami di fiori essiccati. Nelle opere prive di trasparenza la natura emerge sul retro dove i fili si aggrovigliano senza poter essere decifrati, ma si rivelano tanto essenziali quanto il disegno frontale razionale. Sempre dalla lettura nasce il lavoro “Togliere le parole di mano”, tre metri e mezzo di lenzuolo ricamato con frammenti letti in diari differenti e qui trascritti con la stessa lentezza con cui il tempo cura le ferite. Il racconto si dipana tra parole cucite bianco su bianco. I brandelli di discorso, le porzioni di vite vissute vengono qui ricucite e riunite in un diario collettivo per dare vita a una storia nuova, di valenza universale.
Anche Camilla Marinoni sceglie la parte per il tutto con lavori emblematici in cui l’ombelico e il seno si completano a vicenda in un gioco di concavo e convesso. Entrambi facenti parte della dimensione materna originaria, all’uno si deve la nascita e all’altro il nutrimento, un cordone ombelicale fisico e uno figurativo che tengono legati alla vita. Il tema viene sviluppato seguendo due direttive, a partire dal bianco su bianco dei piccoli “Zaffo”, una riflessione nata con la scomparsa della madre che dona all’artista la sapienza del ricamo attraverso cui costruire una cura alla sua assenza. Il lavoro viene riattualizzato nel recente “L’immortalità non consola della morte”, in cui le immagini, come impresse indelebilmente nella memoria, tornano cucite sulle lenzuola familiari tramandate attraverso le generazioni. Simbolo di memoria, le lenzuola sono tinte del rosso del vino che cambierà colore con il passare degli anni così come muterà la percezione del dolore.
La mostra sarà visitabile fino al 2 aprile 2022. Informazioni e orari al mob. 347 177 6001.
Le artiste
Deborah Graziano (Castrovillari, 1988) laureata in ingegneria meccanica, decide dopo qualche anno di dedicarsi esclusivamente alla ricerca artistica. Nel 2019 espone a Firenze presso la Galleria ON Art nella mostra “In corporeo” curata da Romina Sangiovanni. Vincitrice di due premi a “Paratissima Multiversity” a Torino nel 2019 espone l’anno successivo in Artiglieria durante la mostra “C.R.A.C” a cura di Rosanna Accordino e Ludovica Lamoure e a “Paratissima Talents” curata da Francesca Canfora. Sempre nel 2020 a Cosenza si tiene sua prima personale “Amor Vacui” curata da Roberto Sottile
Ilaria Margutti (Modena, 1971) diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, è docente di Storia dell’Arte. Ha collaborato con diverse gallerie private tra le quali: Janinebeangallery Berlino; MLBhomegallery Ferrara; Bontadosi ArtGallery, Montefalco (PG), Galleria Art Forum Bologna; Galleria Gagliardi, San Gimignano (SI); B-BOx Art Space, Biella. Nel 2008 le sue opere sono finaliste in tre premi internazionali: Arte Laguna, Arte Mondadori e premio Embroideres’ Guild di Birmingham. Nel 2010 è in Costa d’Avorio per il progetto di residenza artistica De L’Esprit e de L'Eau sostenuto dall’Ambasciata Italiana. Le mostre più recenti del 2021: “Radici e foglie soltanto”, a cura di Michele Dantini, Palazzo della Penna (PG); “Edificio delle linfe”, Pinacoteca Civica di Follonica (GR).
Camilla Marinoni (Bergamo, 1979) è diplomata in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano ed ha conseguito la specialistica in Arte Sacra Contemporanea. Nel 2018 è pluripremiata a Paratissima Torino, nel 2019 vince due premi assegnati da Arteam Cup. Nel 2020/21 è finalista per l’Exibart Prize e riceve la menzione speciale per l’Arteam Cup 2020. Fra le ultime personali si segnala: 2021, “Sintomi della fiducia” a cura della Fondazione Adriano Bernareggi, Bergamo, “Alla muta cenere io canto” alla Fondazione Vittorio Leonesio, Puegnago del Garda (BS), a cura di Mariacristina Maccarinelli e Lidia Pedron. Tra le ultime collettive: “Ars Memoriae”, Palazzo Branciforte, a cura della galleria Zerial Art Project, Palermo, “Esercizi di purezza”, galleria Villa Contemporanea, Monza.