Fragments – Miroslaw Balka
Prosegue il ciclo di incontri e mostre del programma FRAGMENTS* della British School at Rome, a cura di Marina Engel. Se nel 2015 il programma si è incentrato sul Medio Oriente, quest’anno l’attenzione è rivolta all’Europa Centrale e all’Europa dell’Est.
Comunicato stampa
“[…] Una volta era un insieme, ma è andata in rovina, è andata a pezzi. Sembra che la puoi abbracciare, ma la memoria è inaffidabile e ciò che puoi recuperare è solo un frammento […]” Miroslaw Balka
Prosegue il ciclo di incontri e mostre del programma FRAGMENTS* della British School at Rome, a cura di Marina Engel. Se nel 2015 il programma si è incentrato sul Medio Oriente, quest’anno l’attenzione è rivolta all’Europa Centrale e all’Europa dell’Est.
L’appuntamento di lunedì 26 settembre 2016 è con l’artista polacco Miroslaw Balka (1958, Varsavia) che presenta la sua personale a Roma, Emplacement.
La mostra interpreta il tema del frammento per porre in questione le memorie personali e collettive: dalla sua famiglia all’educazione cattolica, fino all’esperienza comune della turbolenta storia della Polonia, con particolare attenzione all’occupazione nazista.
Tra gli artisti più noti della sua generazione, la ricerca di Balka si è a lungo focalizzata sulla figura umana, attraverso l’uso di materiali e oggetti quotidiani come acciaio, legno, sale, sapone, feltro – fortemente evocativi di ricordi rituali e nascosti, e utilizza il suo studio e il suo corpo come scala di misura e punto di riferimento per la realizzazione delle sue opere.
Per la mostra alla British School, Miroslaw Balka utilizza linguaggi diversi – disegni, video e scultura – alludendo alla nozione foucaultiana di emplacement (localizzazione) e al ruolo e alla responsabilità del modernismo in architettura durante la Seconda Guerra Mondiale.
LA MOSTRA
Il percorso dell’esposizione si apre con 50 x 50 x 91 (Pain Relief) (2012), una scultura in cemento con incorporate tre aspirine della Bayer. Si prosegue con ModulorAF1944 (2015) un disegno che mette in relazione le vicende personali di Anna Frank e Le Corbusier, i cui rapporti col regime fascista di Vichy sono stati ampiamente documentati – attraverso una "griglia proporzionale" basata su due scelte fondamentali, una di tipo matematico, una di tipo antropomorfo. Il Modulor venne formulato da Le Corbusier nello stesso periodo in cui l’ultima altezza di Anna Frank veniva segnata sullo stipite della porta del suo alloggio segreto, prima di essere arrestata dai nazisti.
Il disegno Concentration Camp, della seconda metà degli anni Settanta, e le litografie A Crossroads in A (2006) – basate su quattro fotografie scattate ad Auschwitz, in cui emergono le sagome di elementi architettonici cancellati, lasciando visibile solo il paesaggio naturale – sono opere maggiormente focalizzate sul ruolo dell’architettura nella storia.
I video in mostra, girati con telecamera a spalla, fanno riferimento da una parte alla responsabilità del modernismo e dall’altra alla storia personale dell’artista.
B del 2006 è un video girato all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz in cui Balka si concentra sulla lettera B dell’insegna Arbeit macht frei, posta sopra il cancello, che alcuni storici ritengono essere stata disegnata in stile Bauhaus. GPS free (2012) è una parete bianca girevole proiettata sul muro della galleria, mentre Bottom (1999/2003) è un video che riprende le docce dei bagni dei campi di concentramento di Majdanek in Polonia, proiettato su un contenitore di sale posto sul pavimento. Il sale è un materiale spesso usato da Balka, che lo ritiene un elemento dalla doppia natura “da una parte estremamente puro e bello, dall’altro capace di produrre dolore se sfregato su una ferita”.
La serie di tre video Nachtgesichten (2013) mostra escursioni ed esplorazioni notturne che si concentrano su spazi più intimi dell’artista: il suo studio a Otwock, il fumo dal suo camino, e la luna sopra la sua casa.
A chiusura della mostra, lunedì 17 ottobre 2016, si terrà la conferenza Memory and Resposnability: Miroslaw Balka incontrerà lo storico e critico dell’architettura polacco, naturalizzato britannico, professore emerito all’Università della Pennsylvania Joseph Rykwert (Varsavia, 1926) e autore di numerose pubblicazioni.
Io creo il mio luogo nello spazio quando ne sento l’odore, lo tocco, lo vedo attorno a me. Questa esperienza di localizzazione attraverso i sensi crea il mio senso del luogo, ma inevitabilmente chiama anche i ricordi. Perciò non ci può essere luogo senza memoria evocata ed esperita attraverso i sensi – a volte piacevole, ma altrettanto spesso dolorosa. Essa risale al mio passato, ma anche al passato dei miei antenati, amici e nemici, intrecciando un tessuto che si aggrappa alle cose, ai frammenti che la memoria ricostruisce e attraverso cui vive nuovamente. È la condizione che assicura il mio posto nel mondo, il mio posto tra i frammenti che costituiscono il mio luogo. [Joseph Rykwert]
BIOGRAFIA
Miroslaw Balka, è nato nel 1958 a Varsavia, dove attualmente vive e lavora. Si è diplomato nel 1985 all'Accademia di Belle Arti di Varsavia, dove dirige dal 2011 lo Studio of Spatial Activities presso il Dipartimento di Media. Le sue mostre personali recenti includono: Fragment, Centro Nazionale per l’Arte Contemporanea, Mosca; Nachtgesichten, WRO Art Center, Wroclaw (2013); Akademie der Künste, Berlino e CCA, Varsavia; Between Honey & Ashes, Douglas Hyde Gallery, Dublino (2011); Museo Reina Sofia, Madrid (2010); Modern Art Oxford, Oxford e Tate Modern, Londra (2009); Museo di Arte Contemporanea, Rijeka, e Irish Museum of Modern Art, Dublino (2007).
Le sue opere sono state esposte in numerose manifestazioni internazionali, fra cui Documenta, Kassel (1992), Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (1990, 1993, 2003, 2005, 2013), Carnegie International, Pittsburgh (1995), Biennale di São Paulo (1998), Liverpool Biennial (1999), Biennale di Sydney (1992, 2006), Santa Fe Biennial (2006). Nel 2009 ha presentato il progetto speciale How It Is nell’ambito della Unilever Series nella Turbine Hall, Tate Modern, Londra.
* MEETING ARCHITECTURE III – FRAGMENTS
Il programma FRAGMENTS riflette sul modo in cui gli edifici, ciò che contengono, e le loro rovine plasmano ideologie, evocano ricordi e suscitano emozioni. A tal fine, il programma si concentra sul concetto di frammento definito come rovina urbana, che può essere una casa e i suoi contenuti residuali; oppure oggetti personali, immagini, fotografie e altri documenti. Se i significati e ricordi che attribuiamo alla nostre esperienze sono tanto strettamente legati al materiale, come possono gli individui, i gruppi etnici, le nazioni ricostruire le proprie identità e storie di fronte alla distruzione? In un'epoca sempre più caratterizzata dalle migrazioni, abbiamo invitato architetti e artisti visivi, insieme a storici e archeologi, ad esaminare e ricomporre questi frammenti, per offrire un contributo alla ricostruzione delle identità personali o collettive in zone di conflitto presente o passato.
FRAGMENTS tratta anche della distruzione causata dalle guerre di monumenti e siti che sono patrimonio dell’umanità, e in particolare del tentativo di cancellare o frammentare la memoria delle diverse identità e ideologie culturali. [Marina Engel]
La BSR ringrazia Dvir Gallery, Galleria Raffaella Cortese, Gladstone Gallery, e White Cube.