Frammenti Expo ’67
La mostra ripropone i contributi degli artisti Emilio Vedova e Alexander Calder all’Expo 1967 di Montreal.
Comunicato stampa
Percorso/Plurimo/Luce
In occasione dell’Expo di Montréal ’67, Emilio Vedova fu invitato dal Ministero degli Esteri a qualificare lo spazio architettonico che raccordava, all’interno, i tre corpi del Padiglione italiano: uno spazio asimmetrico di 51x24m con altezze variabili tra 8 e 16m.
Alla sollecitazione l’artista rispose ideando il Percorso/Plurimo/Luce, una struttura a vela su cui quattordici proiettori, realizzati ad hoc dalla Siemens/ Bauer e programmati elettronicamente, proiettavano 112 lastrine di vetro in sequenza di movimenti asincroni. In parallelo si sentiva la musica elettronica realizzata da Marino Zuccheri dello Studio Fonologia RAI di Milano. L’installazione fu il risultato della collaborazione con la ricerca industriale e universitaria italiane. Sintetizzò la sperimentazione elaborata dall’artista nel corso di un anno tra la Fornace Venini a Murano – dove, insieme ai maestri vetrai, ideò un brevetto per la lavorazione delle lastrine – e lo studio nella grande ex Abbazia di San Gregorio a Venezia, ottenuta in prestito dalla città e luogo ideale per simulare in scala gli spazi enormi del Padiglione a Montréal.
In mostra
Frammenti Expo ’67: Emilio Vedova, a cura di Germano Celant con Fabrizio Gazzarri, propone al pubblico nel Magazzino del Sale una rivisitazione della modalità di proiezione brevettata per l’Expo.
Nella ricostruzione viene utilizzata la “forma rotante” originale. Fu costruita ad hoc in alluminio laminato e montata al centro dello spazio, tra gli schermi e i proiettori del Percorso/Plurimo/Luce come elemento che veniva riflesso e contemporaneamente riverberava sugli schermi e sul pubblico. Quest’ultimo camminava dentro all’installazione e tra le proiezioni entrando a far parte dell’opera di Emilio Vedova. La mostra include una vasta documentazione con progetti, disegni e fotografie dell’epoca.
Nei Magazzini del Sale, al di là del Percorso/Plurimo/Luce, verrà riattivata la macchina ideata da Renzo Piano le cui navette porteranno al pubblico, insieme ad alcune tele degli anni ottanta, per la prima volta a Venezia, diversi quadri dal ciclo De America, del 1976, tutte pitture in bianco e nero, di straordinario rigore pittorico e forte impatto visivo. Rimandano alle esperienze dell’artista negli Stati Uniti, maturate in diverse occasioni a partire dagli anni cinquanta. In questo modo, saranno presentati due diversi aspetti della ricerca di Emilio Vedova: il lavoro sullo spazio e la luce del progetto per Expo e l’indagine sulla materia e la gestualità pittoriche.
Trois disques (Man) / L’Homme
In occasione dell’Expo venne commissionata ad Alexander Calder dalla International Nickel Company of Canada (INCO) la scultura monumentale della serie stabile che verrà chiamata Trois disques (Man). L’artista considerò di costruire l’opera in nichel in onore del committente, ma questa soluzione si rivelò tecnicamente impossibile a quella dimensione. Calder tornò, quindi, al già sperimentato acciaio; per la prima volta nel suo percorso artistico, l’opera monumentale, non fu verniciata ma lasciata al grezzo, mettendo in rilievo la sua materialità.
Lo stabile con i suoi 22 m di altezza, 102 fogli di acciaio inossidabile, quasi un chilometro di fascette e 4000 bulloni sempre in acciaio, venne donata ai cittadini di Montréal il 17 maggio del 1967, giorno del 325° anniversario della fondazione della città, e installato all’ingresso dell’Expo in Place de l’Inter- national Nickel, dove il pubblico arrivava con la metropolitana per accedere al grande evento.
In mostra
La mostra, a cura di Germano Celant e realizzata in collaborazione con la Fondazione Calder di New York, documenta nello Spazio Vedova, tramite modelli, film e fotografie del 1967, l’intervento di Alexander Calder nell’ambito dell’Expo di Montréal. Le maquettes presenti testimoniano il processo di lavoro di Calder. Per i suoi stabiles (sculture astratte immobili) l’artista costruiva modelli di piccole dimensioni, che, quando venivano confermati per diventare monumentali dai loro committenti, passavano a una scala media (intermediate maquettes) per valutarne la fattibilità tecnica ed essere, infine, portati alle grandi dimensioni definitive in una delle fonderie cui Calder si appoggiava. Nel caso di Trois disques l’opera venne fabbricata nella fonderia Etablissements Biémont a Tours, non lontano dalla casa di Calder a Saché, nella valle della Loira.
La maquette originale di Trois Disques, il lavoro di Calder per l’Expo del 1967, è esposta a Venezia. Il titolo dell’opera monumentale venne cambiato in Man / L’Homme, in ragione del tema dell’Expo. Per contestualizzare nell’epoca la scultura di Calder, la mostra è arricchita dalle fotografie di Ugo Mulas.
Oltre a diversi altri stabiles e lavori su carta, la presentazione include un mobile, un esempio delle sculture cinetiche per cui Calder è più conosciuto, dove il gioco di equilibrio è dinamico, influenzato dalle correnti d’aria e, quindi, anche dall’interazione con il pubblico.