Franca Pisani – Archeofuturo
Franca Pisani presenta a Spoleto una polifonia installativa tra pittura e scultura. I suoi temi antropologici, sul crinale che collega mito e inconscio, ricreano spazi mentali dalla forte connotazione segnica.
Comunicato stampa
La mostra è inserita nel programma ufficiale del FESTIVAL DEI DUE MONDI
Franca Pisani presenta a Spoleto una polifonia installativa tra pittura e scultura. I suoi temi antropologici, sul crinale che collega mito e inconscio, ricreano spazi mentali dalla forte connotazione segnica. Un viaggio nelle memorie primordiali, dove il presente ingloba radici e rinascita, dove il passato evoca le frontiere di una continua evoluzione.
Una mostra in quattro atti installativi
Primo atto: composizione tele ossidate + tele ossidate con plexiglas
Sul muro un allestimento compatto di tele ossidate, dipinte con la tecnica del positivo/negativo, ricreata dall’artista attraverso la lavorazione dissonante dei due lati. Sul pavimento una serie di tele ossidate, inserite a misura nei plexiglas sagomati, una sorta di acquari della figurazione primitiva, icone sospese che completano la geografia olistica della sala. In questo primo atto scopriamo figure femminili, volti, oggetti ed elementi della memoria collettiva, trasfigurati da un’asciuttezza primitiva del tratto, da una riduzione che disegna gli archetipi dell’essere, i codici basilari dell’umanità.
Secondo atto: rotolo Attraversamenti + sculture serie Nomadi
Un rotolo industriale di 150 metri scorre sui muri della sala, come fosse un serpente fossile che ha registrato segni primordiali; a dialogare col rotolo alcune sculture polimateriche, denominate “nomadi” per il loro aspetto alieno da viaggiatori cosmici. Il rotolo somiglia a una pelle combusta di qualche animale preistorico, dove le squame sono sostituite dai segni pittorici impressi sul materiale. Le sculture sono un ibrido tra visioni cyber, antichi guerrieri e sognatori leonardeschi, dove la pelle e l’abito si fondono assieme nei bendaggi che rivestono la figura. In questo secondo atto l’artista esprime la vertigine più archeologica della mostra, un attraversamento millenario che odora di caverne e prodromi del linguaggio. Qui senti un rumore secolare che rimbomba di profondità e legno, di formule incise sui muri sotterranei, di simboli con un loro significato collettivo. E’ la luce che illumina la caverna da cui tutto nacque…
Terzo atto: sculture serie Capitani Coraggiosi + grandi tele ossidate
Alcuni busti scultorei in terracotta, poggiati su basi in armonia cromatica: il grigio uniforma testa e basamento, ricreando l’ideale colonna vertebrale degli stessi volti, un prolungamento che esprime sintesi e vertigine organica. Davanti alle teste ecco alcune tele ossidate di grande formato, quasi a certificare una dimensione domestica per le sculture, una superficie che sia campo d’appartenenza, contesto abitabile per il loro sguardo sciamanico. In questo terzo atto la Pisani unisce forze contrastanti, evocando la saggezza che s’imprime nei volti, nei loro pensieri figurati, nei dettagli cromatici che spiazzano il nostro sguardo in una surrealtà magica e visionaria.
Quarto atto: nuove tele
Le nuove tele dell’artista concludono la partitura narrativa del progetto. Sono opere di elegiaca intensità, un simbiotico abbraccio tra segni primitivi e sinuose figure femminili, dove l’evidenza poetica si fonde col codice fossile del segno. L’artista isola la bellezza iconica del corpo riproduttivo, la riconquistata centralità della prospettiva emozionale. E’ la Donna che chiude il cerchio della sinfonia installativa, decretando la persistenza delle radici, l’elegia del linguaggio cosmico, il valore dei valori condivisi.
Scrive Gianluca Marziani: “Quattro atti installativi che definiscono la grammatica estetica e la sintassi concettuale di Franca Pisani. Una mostra polifonica dal suono omogeneo, la sintesi di un viaggio iconografico nelle scie mnemoniche del tempo e nei rumori arcaici di uno spazio liberato. Il linguaggio diviene espressione di una vertigine sentimentale, la radice germinativa che distribuisce le molecole primitive nei campi contaminati del presente. E’ l’arte che conferma il suo esperanto semantico e la sua natura riproduttiva. E’ l’opera che agisce come catalizzatore alchemico, perimetrando il presente con il segno profondo dei codici universali.”
Scrive Marzia Spatafora: “Nelle splendide sale di Palazzo Collicola saranno esposte le opere più significative del percorso della Pisani: la mostra ripropone, infatti, momenti unici e preziosi di Palazzo Sant'Elia a Palermo e delle Halle Am Wasser di Berlino. Gianluca Marziani, direttore del Museo e curatore insieme a me della mostra, con grande intuizione ha scelto un titolo significativo e aderente al pensiero della Pisani, "Archeofuturo", che con una sola parola unisce la dimensione primordiale, elemento caratterizzante delle opere, e la cultura del presente, mai trascurata da Franca.”
Franca Pisani nasce a Grosseto nel 1956. Vive e lavora a Firenze.
Scrive Gianluca Ranzi: “Formatasi a Firenze alla fine degli anni Settanta a contatto con un clima espressivo di forte impronta concettuale, Franca Pisani ha svoltole sue prime esperienze all’insegna di una processualità mentale e riduzionista in cui mail art, interattività, happening, impegno politico e approccio documentaristico si coalizzavano per risultati ad alto ordine freddo. I passi successivi l’hanno vista virare in direzione della materia pittorica, conservando l’originale metodologia sincretica del periodo precedente, volta a fondere pittura, scultura e installazione in un progetto complessivo che vede nelle potenzialità dello spazio tridimensionale l’alveo ideale per lo sviluppo e l’espressione - si sarebbe a volte portati a parlare di crescita organica - della sua ferrea volontà d’arte.”
Scrive Gabriele Boni: “Aveva appena vent’anni Franca Pisani quando fondò “Operozio”, era il 1976. Tecnicamente una rivista dalle pagine pregiate, forgiata con quella pergamena di Burgo che ormai non fanno nemmeno più. Culturalmente il marchio a fuoco di una giovane artista desiderosa di far conoscere la sua avanguardia sfrontata a chi in quel tempo era in grado di comprenderla… Operare sprofondati nell’ozio sociale e politico, un momento di immobilità esteriore per abbracciare il respiro, la calma, le idee. Erano questi i principi fondanti di “Operozio”. Così nacque un rapporto epistolare fuori dal comune e oltre i confini nazionali: ogni artista progettava un timbro che da qualunque parte del mondo veniva spedito a Firenze in Borgo Tegolaio. Lì gli studenti dell’Accademia gli davano vita. Ricordiamo i progetti di Rebecca Horn, Ben Vautier, Giulio Paolini…”
Scriveva la Pisani nel 1977: “Ecco che l’attività più o meno riconducibile al concretarsi di un’esperienza come episodio o risultato di un atto, di un processo tecnico, pratico, spirituale è lo svolgimento dell’opera.” La sua dimensione artistica procede con un solido approccio concettuale: non a caso elabora una progettualità che fonde intenzioni, uso dei materiali e ambiente, sintetizzandoli fino alla loro più semplice manifestazione pratica.
Dalla fine degli anni Settanta sarà protagonista di un percorso espositivo in cui i luoghi assumono una relazione dialettica con le opere: Nizza, Nîmes e Montecarlo sono le prime città ad accogliere la sua dimensione visionaria; a Saint Paul de Vence entrerà con le opere nella cattedrale, ridefinendo i codici plastici di un sito così significativo.
L’incontro con il gruppo Art Time di Brescia segna una bella sinergia tra pubblico (spazi in cui esporre) e privato (produzione delle mostre e dei cataloghi con una logica manageriale ad elevato margine culturale). Un primo esempio di virtuosismo collaborativo riguarda la mostra presso The Mall, spazio toscano che esprime il valore d’eccellenza del lusso italiano e ribadisce il cortocircuito tra la sua arte e i luoghi della vita collettiva.
Tra gli spazi significativi in cui ha esposto ricordiamo la Fondazione Valerio Riva a Venezia, La Casa del Pane a Milano, il MuMa a Genova, Palazzo Cerretani a Firenze, il Museo Marino Marini a Firenze. Nel 2009 ha partecipato alla 53a Biennale di Venezia presso il Padiglione della Repubblica Arabo Siriana (Ca’ Zenobio, a cura di Marzia Spatafora). Nel 2010 ha realizzato un grande progetto a Palazzo Sant’Elia di Palermo (a cura di Gianluca Ranzi). Nel 2011 la ritroviamo alla 54a Biennale di Venezia negli spazi del Padiglione Italia. Nel 2013 è stata la volta di una personale presso Hamburger Bahnhof di Berlino (a cura di Gianluca Ranzi). Sempre del 2013 è la mostra “Dietrofront” alla Galleria degli Uffizi di Firenze; subito dopo, un suo autoritratto è entrato ufficialmente nella collezione del Corridoio Vasariano. In uscita il libro “donnArchitettura” (Franco Angeli Editore), realizzato in occasione della recente mostra “Ritratto-codice genetico" al Museo Archeologico di Fiesole; si tratta di 68 ritratti in pergamena sull’architettura al femminile: quaranta di questi riguardano le figure contemporanee (Zaha Hadid, Odile Decq…) mentre altri trenta ritraggono le pioniere come Gae Aulenti, Lina Bo Bardi, Charlotte Perriand…