Francesca Loprieno – Lascia che cada il foglio
Un lavoro tanto evocativo quanto suggestivo quello che si dipana fra le mura della galleria, con un ciclo di fotografie di piccolo formato che, come dei delicati scrigni, sprigionano tutto il loro suggestivo potere narrativo, attraverso scorci di cielo, rubati probabilmente fra Parigi e Roma luoghi assai cari all’artista, e frammenti di mare della sua terra di origine: la Puglia.
Comunicato stampa
La galleria d’arte contemporaea CoArt è lieta di proseguire la sua stagione espositiva con Lascia che cada il foglio, mostra personale di Francesca Loprieno.
Un lavoro tanto evocativo quanto suggestivo quello che si dipana fra le mura della galleria, con un ciclo di fotografie di piccolo formato che, come dei delicati scrigni, sprigionano tutto il loro suggestivo potere narrativo, attraverso scorci di cielo, rubati probabilmente fra Parigi e Roma luoghi assai cari all’artista, e frammenti di mare della sua terra di origine: la Puglia.
Un racconto che procede e sollecita lo sguardo dello spettatore attraverso spazi vuoti (o forse no, come suggerisce il curatore Alexander Larrarte) che “nell'insieme codificano il suo immaginario interiore, la ricerca di spazi immensi, di straniamento, contemplativi. Frammenti di realtà sezionate” quasi monocrome, dove questi “spazi di “vuoto” perdono inconsistenza e si rivelano”. Un lavoro delicato e silenzioso, ma non per questo meno incisivo, quello della Loprieno, perfettamente inserito in una ricerca artistica che, seppur giovane, già si afferma con coerenza e determinazione in nome della contaminazione fra mezzi espressivi (in passato con successo l’artista si è confrontata con la performance come in Stato di necessità (2011) e la video arte, come in Next Station (2009)) e riferimenti teorici/concettuali e che ha visto nel suo ultimo anno di attività dedicarsi con particolare attenzione allo studio dell’habitat contemporaneo e del paesaggio naturale in relazione all’individuo che lo vive (Paesaggi/Passaggi, (2012)). E’ proprio seguendo queste indicazioni che si inserisce il lavoro presentato, in cui lo spazio personale, del ricordo autobiografio, diventa, allo stesso tempo, quello condiviso della memoria collettiva.