Francesca Romana Cicia / Valerio Volpato
Mostra doppia personale.
Comunicato stampa
CityLab 971 è uno spazio poliedrico di rigenerazione urbana e di educazione al riuso creativo che prende vita negli spazi dell’ex cartiera di via Salaria.
Il progetto si caratterizza in spazi attivi di cultura contemporanea, per creare una dialettica tra artisti, emergenti e meno, che possano, attraverso le loro ricerche, produrre linfa vitale e assumere il ruolo di connettori: un luogo di condivisione e un punto di riferimento; un’agorà dove far circolare il pensiero.
Tra le realtà che operano al CityLab 971 nell’ambito delle arti visive, il collettivo artistico Biancofiore presenterà al pubblico dell’arte la Project Room Biancofiore, prodotta da CityLab 971, inaugurando una nuova programmazione espositiva con la mostra personale di Francesca Romana Cicia, “Si è seduto il vento”.
Venerdì 7 giugno 2024, CityLab 971 e Project Room Biancofiore presentano la mostra personale di Francesca Romana Cicia, Si è seduto il vento, a cura di Gemma Gulisano.
«Con una nuova serie di lavori pittorici, Francesca Romana Cicia esplora i meccanismi della memoria episodica. L’artista è dedita al tema del ricordo e ai processi di consolidamento e recupero a esso connessi.
Dalla sua ricerca scaturiscono immagini atte a descrivere le consuetudini del ricordo nell’esperienza comune.
Così, dal blu delle atmosfere sospese, affiorano indistinti luoghi della memoria attraversati da un vento che li accende.»
Con una selezione di opere pittoriche per la prima volta in mostra, Si è seduto il vento è un progetto che indaga la dimensione del ricordo. Attraversando gli ambienti espositivi, i visitatori potranno immergersi nella dimensione sensoriale concepita dall’artista e dalla curatrice, mediante un intervento installativo luminoso e sonoro.
«[…] tela dopo tela, lo sguardo del fruitore risale l'abisso fino in superficie.
Le note di blu acuiscono il silenzio della composizione, ma la brezza interrompe la stasi e accompagna la danza dei petali sulla superficie pittorica. Sono tracce, ciò che resta del hic et nunc, frammenti dell'esistenza trascinati dal vento che spirano dal passato per riaffiorare alla mente».
Il CityLab 971 è uno spazio poliedrico di rigenerazione urbana e di educazione al riuso creativo che prende vita negli spazi dell’ex cartiera di via Salaria.
Il progetto si caratterizza in spazi attivi di cultura contemporanea, per creare una dialettica tra artisti, emergenti e meno, che possano, attraverso le loro ricerche, produrre linfa vitale e assumere il ruolo di connettori: un luogo di condivisione e un punto di riferimento; un’agorà dove far circolare il pensiero.
Biancofiore, artist-run space che opera al CityLab 971 nell’ambito delle arti visive, presenta la personale di Valerio Volpato, romano classe 1995. Il titolo scelto dall'artista è STRATO LIMITE - Deframmentazione della paura e del suo ricordo.
La ricerca dell'artista si sofferma, infatti, sull'emozione della paura - esperita come compulsione ripetitiva e pensiero ossessivo.
Volpato utilizza più media per esprimere il senso acuto dell'angoscia, derivata dall'aspettativa di un evento disturbante e inquietante, sempre in agguato dietro l'angolo: la pittura, la scultura spaziale-installativa, la musica. I materiali che coniuga nelle sue installazioni o che usa come supporti per la sua pittura provengono dall’industria aerospaziale, automobilistica e navale. Per quanto riguarda la pittura, l'artista ha una vena espressionista che si manifesta in segni vividi di catrame sulla superficie, neri e densi, stesi a colpi di spatola o in gocce "turgide" di "materia viscosa". La texture, la pelle del dipinto, risulta quindi fondamentale e si riallaccia alle esperienze degli anni Cinquanta, soprattutto alle tele di bitume di Alberto Burri.
Come afferma l'autrice del testo critico Teresa Di Gregorio, Valerio Volpato indaga la materia dell’angoscia «tra le variabili percettive prodotte dall’alterazione farmacologica, dall’uso di suoni distorti in dialogo con la musica classica e con il jazzcore e la musica sperimentale, dall’impiego di resine e materiali plastici».
Il soggetto privilegiato è, come si anticipava, la sensazione della paura che viene rievocata a livello mnemonico in un «racconto che ci parla di nodi profondi, radicati nell’infanzia». Il tempo perduto dell’innocenza viene, inoltre, rievocato chiamando all'appello memorie sfocate. Eppure, le forme familiari del passato - legate all'infanzia e al primo periodo della giovinezza - perdono i loro connotati rassicuranti attraverso la manipolazione prima mentale poi organica, in risultati conturbanti. Valerio Volpato entra nella stanza dei ricordi, trova delle immagini e ne riconosce la familiarità - un piccolo scivolo, una casetta luogo di rifugio di ogni bambino - ma le forme risultano contagiate, di primo acchito: lo scivolo ha una trama dai toni isterici e ripetitivi; la casetta è murata e le sue finestre oscurate; l'erba, bagnata dalla pioggia, è cresciuta a dismisura; gli oggetti sono cotti dal sole e graffiati; le fronde degli alberi sono sostituiti da veli di plastica. L'incipit di una storia comune si colora di macchie d'olio e sfumature orrifiche che trovano risonanza in motivi musicali ripetuti in un loop nevrotico e in una cacofonia che stride nelle orecchie.
BIANCOFIORE
CityLab 971
Via Salaria, 971 (Cortile sinistro)
apertura al pubblico su appuntamento: h 16-20
e-mail: [email protected]
numero: +393347945193
BIO
Valerio Volpato è nato a Roma nel 1995, trascorrendo la sua infanzia tra la città di Roma e il lago di Martignano. Ha vissuto un periodo della sua vita tra Londra e a Zurigo, arricchendo così il suo bagaglio di esperienze culturali e artistiche. Attualmente vive a Roma e studia Psicologia e Processi Sociali presso La Sapienza Università di Roma. È il Co-fondatore dell’artists’ run space BIANCOFIORE.
Durante il suo percorso artistico, ha avuto l'opportunità di lavorare come assistente sia per l'artista Paolo Buggiani che per l’artista Andrea Sampaolo, con cui ha collaborato per la realizzazione della mostra "Urlo. Vibrazioni urbane" presso il Mattatoio di Roma.
La sua formazione musicale, iniziata con l'autodidattismo al pianoforte, lo ha portato a suonare in quartetti jazz e a comporre musica sperimentale creando un'esperienza che si riflette nel suo approccio artistico. Ha partecipato a diverse mostre, tra cui la VII edizione della Biennale di Viterbo di Arte Contemporanea curata da Laura Lucibello e Environ Mental per RAW – Rome Art Week, in collaborazione con APAI Arte, presso il CityLab 971. La ricerca artistica di Volpato si concentra sulla complessità delle emozioni umane, in particolare sulla paura, il terrore, la compulsione ripetitiva e l'intrusione ossessiva, nonché sul ricordo e sull'analisi di queste esperienze. Il suo approccio pittorico passa da una fase complessa e caotica a una più minimale, con l'alterazione e la moderazione farmacologica che hanno giocato un ruolo attivo nel suo processo creativo.
Il gesto pittorico di Volpato è una pulsione dinamica e istintiva, che si manifesta attraverso diagrammi, textures, flussi e frammenti dinamici che riflettono le emozioni dell’ora e del momento. La sua esecuzione rapida e istintiva implica un'assenza di filtri razionali, permettendo all'inconscio di emergere e rendendo l'errore una parte essenziale del processo creativo.
La musica sperimentale, il jazz, il jazzcore, la musica classica e il noise hanno una forte influenza sul suo lavoro, così come l'uso di vernici industriali, acriliche e ad olio, principalmente nere, su una varietà di superfici di alta qualità, tra cui materiali compositi derivati dall'aerospaziale, dall'industria automobilistica, navale e edilizia.