Francesca Romana Pinzari – Passione residuale
Capelli e crini animali, pazientemente raccolti e intrecciati, sono la materia prima plasmata da Francesca Romana Pinzari per realizzare grandi sculture e opere grafiche.
Comunicato stampa
Il pubblico è chiamato a donare direttamente una piccola porzione di sé, del proprio corpo, in occasione della mostra personale di Francesca Romana Pinzari, intitolata “Passione residuale” e curata da Francesco Paolo Del Re, che inaugura martedì 24 febbraio alle 18.30 presso Interno 14 a Roma (via Carlo Alberto 63), lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica. Non in senso figurato, ma in senso fisico. Infatti all’ingresso di Interno 14 i visitatori sono accolti da una piccola urna e da un paio di forbici, con le quali sono invitati – se lo desiderano – a tagliarsi una ciocca di capelli, da custodire come un reperto in una bustina di plastica trasparente su cui apporre il proprio nome e da raccogliere nell’urna. I capelli offerti dal pubblico diventeranno la materia prima dell’arte di Francesca Romana Pinzari (nata a Perth, in Australia, nel 1976 ma formatasi e operante a Roma - www.francescaromanapinzari.com).
“La sineddoche del feticcio, la metonimia del residuo, il polittoto della collezione sono alcune delle figure retoriche che articolano il discorso artistico di Francesca Romana Pinzari – scrive il curatore Francesco Paolo Del Re – che da sempre si interroga nel suo lavoro sui meccanismi di costruzione dell’identità individuale e collettiva e sulla responsabilità della memoria, spesso a partire da un dato biografico che si fa strumento per una riflessione universale e valorizzando un punto di vista femminile, un sapere corporeo e un’attitudine passionale e desiderante”.
Il percorso espositivo della mostra conduce il visitatore a soffermarsi su alcuni tra i più significativi esiti della ricerca recente di Francesca Romana Pinzari, attraverso videoinstallazioni, pitture, disegni materici e sculture.
Capelli e crini animali, pazientemente raccolti e intrecciati, sono la materia prima plasmata da Francesca Romana Pinzari per realizzare grandi sculture e opere grafiche (“Chimera”, “Nuda”, “Reliquiae”, “Ibridi”) dedicate alla meraviglia della metamorfosi e alle gabbie culturali dell’identità di genere, che imbrigliano la costruzione e la percezione del sé corporeo. “Body art residuale, più che mera figurazione”, annota il curatore, Francesco Paolo Del Re. Sempre i capelli si modellano, con la grazia minuta di tratti di inchiostro, in piccoli ex voto (“Hair Pray”) di sapore sensuale e feticistico.
L’articolato progetto multimediale “Love Preservation” colleziona testimonianze di un lavoro performativo sulla memoria dell’amore, attraverso un video e la conservazione di una serie di oggetti quotidiani (telefoni cellulari, bustine di zucchero, fiori secchi, un apribottiglie) che vengono meticolosamente custoditi in teche da entomologo o barattoli pieni d’olio.
I lavori pittorici sui cavalli, di grandi dimensioni oppure minimi e giocati sulla serialità e proiettati in una dimensione installativa, si cimentano con l’irrisolta dicotomia tra identità e differenza, pur partendo da un’ennesima, infinitesimale traccia autobiografica.
Lasciandosi alle spalle un’ambizione filmica, la ricerca ultima di Francesca Romana Pinzari nell’ambito della videoarte deriva con consapevolezza da un lavoro performativo. Così è, per esempio, in “I am not”, video che interpella la globalizzazione dei linguaggi e il valore del simbolo come passaporto delle culture, depositato come traccia liquida sul corpo nudo dell’artista. “L’incapacità (o la non volontà) di appartenere/appartenersi – scrive Francesco Paolo Del Re – è esplicitata dall’artista attraverso atti compulsivi di computazione, con il sangue, e subitanea cancellazione di simboli politici, religiosi e di comunicazione. Interrogando, in questo modo, il corpo di fondo che l’immaginario collettivo deposita dentro di noi, per andare oltre il chiacchiericcio banalizzato di una mercificazione spersonalizzante”. Di particolare impatto inoltre la video installazione “Get Closer”, già presentata da Sponge Arte Contemporanea e al Festival di Pesaro e realizzata presso Interno 14 grazie alla sponsorizzazione tecnica di Grilli Grandi Arredamenti, storico negozio di Piazza Vittorio. Il corpo etereo che si adagia tra le lenzuola sembra brillare di luce propria nella penombra amiccante della stanza. Proiettata su un grande letto, l’immagine dell’artista, supina e abbigliata soltanto con una sottoveste, invita direttamente lo spettatore a penetrare la sua dimensione più intima, adagiandovisi accanto, in un cortocircuito tra reale e virtuale.
“‘Passione residuale’ – conclude il curatore – è una mostra che non si chiude in se stessa, ma si immagina come un punto di partenza per ulteriori evoluzioni, che fanno tesoro proprio del dono di quanti, fra i visitatori, avranno deciso di offrire anche un solo capello della propria chioma. Compresa nella contraddizione tra la parsimonia della formica che fa provvista di semi e briciole per l’inverno e il sontuoso spreco della cicala che si esprime in toto nel canto che magnifica la fuggevolezza del momento presente, della consunzione imperante, la materia viva del lavoro di Francesca Romana Pinzari si dilata, nella meraviglia del dono, fino a diventare un invito, una promessa, una dichiarazione d’amore rivolta a ogni possibile altro. E la sua arte trova corpo nel feticcio di una possibilità di relazione, che abita lo spazio infinito della fruizione, della metabolizzazione e dell’abbandono”.