Francesco Albani – La Danza degli amorini
La piccola mostra, legata al ciclo “Brera mai vista” e corredata dal volume pubblicato nell’occasione da Skira, viene allestita in occasione dell’attesa riesposizione di uno splendido dipinto delle collezioni della Pinacoteca, la Danza degli amorini di Francesco Albani, un olio su rame, restaurato nel 2010 da Paola Borghese
Comunicato stampa
La piccola mostra, legata al ciclo “Brera mai vista” e corredata dal volume pubblicato nell’occasione da Skira, viene allestita in occasione dell’attesa riesposizione di uno splendido dipinto delle collezioni della Pinacoteca, la Danza degli amorini di Francesco Albani, un olio su rame, restaurato nel 2010 da Paola Borghese
nel laboratorio interno della Soprintendenza: opera di sublime bellezza che ha sempre goduto di straordinaria fortuna di critica e di pubblico, sempre esposto dall’arrivo in Pinacoteca nel 1811, proveniente dalla collezione Sampieri di Bologna. Il generoso contributo di Intesa Sanpaolo permetterà al dipinto di ritrovare il posto che gli compete nella “sala dei Bolognesi”, grazie all’allestimento studiato appositamente dall’architetto Corrado Anselmi. Il restauro ha restituito ai colori la loro originale brillantezza, particolarmente esaltata dal supporto in rame, e ha permesso di apprezzare appieno la raffinata impaginazione. I riferimenti classici, visibili nel tema mitologico e nel paesaggio ideale, e la raffinatissima qualità pittorica fanno di questo dipinto un vero emblema dell'Accademia Bolognese del Seicento, che degnamente completa le opere della medesima corrente presenti nella sala. La riesposizione è anche occasione per diffondere i risultati delle indagini effettuate dalla curatrice Ede Palmieri durante i restauri, dai quali sono emerse nuove interessanti ipotesi e deduzioni riguardanti iconografia, committenza e datazione. Importanti ricerche sono state inoltre effettuate presso l’archivio della famiglia Sampieri di Bologna, reso da poco accessibile alla consultazione degli studiosi, come meglio riferisce nel volume il saggio di Angelo Mazza. È emerso infatti che un unico coltissimo tema di soggetto nuziale unisce le varie scene. Gli amorini, deposti archi e frecce, giocano felici perché hanno compiuto la missione loro assegnata da Cupido: Plutone si è innamorato di Proserpina e la rapisce come segno di incoercibile amore (a sinistra); Venere premia Cupido con un bacio riconoscente; il tempio di Vesta, dove il focolare è sempre acceso (a destra), augura la durevolezza dell’amore. Il dipinto deve essere stato pertanto commissionato in occasione di un matrimonio o di una promessa nuziale. I gigli sulla cornice originale, mai notati prima dagli studiosi, permettono di sostenere una committenza all’interno della famiglia Farnese, sulla quale si formulano delle ipotesi. Alla Danza viene per l’occasione accostato il dipinto di Marcantonio Franceschini il Trionfo di Venere, opera commissionata appositamente dai Sampieri per fare da pendant al dipinto di Albani nel palazzo bolognese.