Francesco Arena – Frattempo. Sono la tua casa e t’amo e tu la tua casa riama

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO MAGNINI
Viale Virgilio, 1a, Taranto, TA, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

sabato e domenica ore 10.00 – 12.00

– tutti i giorni solo su prenotazione ([email protected] o messaggio direct instagram al profilo @frattempoart_)

Vernissage
30/03/2025

ore 17.30 solo su invito ([email protected] o messaggio direct instagram
al profilo @frattempoart_)

Contatti
Email: info@frattempoart.com
Artisti
Francesco Arena
Generi
arte contemporanea, personale

L’esposizione si sviluppa all’interno di un appartamento situato nel cuore del centro storico di Taranto, un ambiente destinato a trasformarsi, per prossima ristrutturazione, da spazio privato a luogo pubblico. Il titolo Frattempo richiama quell’intervallo di tempo che esprime l’idea di qualcosa che accadrà mentre si sta verificando qualcos’altro.

Comunicato stampa

Inaugura a Taranto il 30 marzo 2025 la mostra personale di Francesco Arena, Frattempo, Sono la tua casa e t’amo e tu la tua casa riama, curata dall’Associazione culturale “Minuta Contemporanea”, in collaborazione con lo studio di architettura Francesco Marrone di Taranto e Liuzzi Fine Art di Parma. L’esposizione rappresenta un vero e proprio plongeon nella poetica di Arena, considerato uno dei protagonisti della scena artistica italiana contemporanea.
Francesco Arena
Nato nel 1978 a Torre Santa Susanna (Brindisi), attualmente vive e lavora a Cassano delle Murge (Bari). Nel corso della sua carriera ha esposto in numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero, e le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni museali internazionali – tra cui il Walker Art Center di Minneapolis, il Philadelphia Art Museum, il Magazzino Italian Art di Cold Spring (NY), il Castello di Rivoli, il MAXXI di Roma, il Museion di Bolzano, il Museo Madre e il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli. Nel 2013 ha partecipato al progetto espositivo “Vice Versa” per il padiglione italiano della 55ª Biennale di Venezia. Nel 2019 Skira ha pubblicato il catalogo monografico “Francesco Arena, 5468 giorni” che raccoglie circa 60 opere realizzate tra il 2004 e il 2019, mentre nel 2024 ha conquistato il prestigioso Premio Pino Pascali con il progetto “30 altalene”.

La Mostra

L’arte di Arena indaga eventi storici, politici e sociali del passato recente, spesso trascurati, e li reinterpreta attraverso sculture e installazioni caratterizzate da forme sintetiche e metaforiche. Un elemento distintivo della sua pratica è l’uso di dati antropometrici personali – come peso, altezza, distanza degli occhi dal suolo – che rendono tangibile la narrazione della storia. La sua ricerca si basa sull’uso di un linguaggio minimale e concettuale, dove le forme essenziali divengono strumenti per ricostruire e rielaborare elementi storici. Partendo da una ricerca filologica, sovente legata a episodi di storia italiana, di letteratura e di filosofia, traduce le sue opere in strutture spaziali, con volumi e misurazioni precise, dal forte impatto visivo ed emozionale. Arena esplora il passato attraverso la scultura e l’installazione, utilizzando materiali semplici ma densi di significato, come bronzo, marmo, ferro e legno che acquisiscono valore simbolico nel processo di riflessione sulla memoria collettiva.
L’esposizione si sviluppa all’interno di un appartamento situato nel cuore del centro storico di Taranto, nel Palazzo Magnini in viale Virgilio 1, un ambiente destinato a trasformarsi, per prossima ristrutturazione, da spazio privato a luogo pubblico. Il titolo Frattempo richiama quell’intervallo di tempo che esprime l’idea di qualcosa che accadrà mentre si sta verificando qualcos’altro. Liberare dall’oblio e dalla categoria dell’inciso questo segmento di tempo solitamente imbrigliato in una dimensione parentetica e restituirgli la dignità di accadimento e prefigurazione del possibile. In questo contesto, l’epigrafe “Sono la tua casa e t’amo. E tu la tua casa riama”, presente all’interno del cortile d’ingresso di Palazzo Magnini, è tratta dal libro Signorilità, della contessa Elena Morozzo Della Rocca (1933) e sottolinea come la casa non sia solo un luogo in cui vivere,

ma un’entità viva, capace di riflettere l’anima e l’identità di chi la abita, un rifugio prezioso da amare, curare e rispettare.

Il Percorso Espositivo

Attraverso una selezione accurata di opere, il percorso espositivo mette in relazione il processo creativo di Arena con lo spazio stesso. Le opere, da lui descritte come “corpi silenti”, trovano vita e movimento nella storia che portano in sé e nell’interazione con l’ambiente che le ospita. L’appartamento, con il suo atrio, le scale, con i ricordi di momenti vissuti – bambini che giocano, adulti che vivono, generano e, infine, lasciano il segno del tempo – diventa un palcoscenico in cui memoria e identità si fondono. Ogni opera si adatta ai volumi e alle atmosfere del luogo, lì dove il materiale fisico incontra la bellezza dell’imperfezione: l’annerimento dei muri, la profondità delle ombre, l’opacità dei vetri. Una storia fatta di nostalgia e di continua trasformazione, un invito a guardarsi dentro per poter vedere il mondo esterno, un’esperienza che unisce il corpo, lo spazio e la memoria collettiva.

Questa mostra diventa quindi spazio di riflessione. Le pratiche artistiche di Francesco Arena si intrecciano con la storia del luogo in un racconto vivo e pulsante di memoria, ogni dettaglio diventa voce, ogni traccia si fa eco di un passato che riaffiora, assumendo altresì una dimensione universale. L’ambiente si carica di significati, accogliendo frammenti dal forte contenuto simbolico. Nulla viene cancellato, ma tutto si pone in ascolto ed è restituito a testimonianza di ciò che è stato, di ciò che ancora può essere.

Ascoltare i luoghi, lasciarsi guidare dai loro silenzi, dai segmenti che custodiscono. Cercare un segno lieve, quasi impercettibile, che non imponga la propria presenza con la forza, ma si insinui con discrezione, come chi tenta di sostenere un muro fragile con assi di legno, non per stravolgerlo, ma per preservarne l’essenza. Proteggere, non cancellare. Accogliere, senza sovrastare. Perché ciò che resta possa ancora preservare il racconto.

Tra le opere in esposizione:

Altalena, 2024. Un’altalena con la seduta in bronzo, posta all’ingresso richiama un elemento dell’infanzia e simbolizza il movimento oscillatorio del tempo e l’instabilità di un equilibrio in continuo divenire. “L’altalena non è un oggetto, ma un’idea. Si spegnerà nella mente del tempo” è la rielaborazione di una citazione di Dostoevskij, incisa sull’asse.

Kurt, 2024. La targa in bronzo “Kurt Schwitters 1877-1948 Artist lived here”, posizionata in prossimità della porta di ingresso, ricorda l’omonima targa affissa sulla facciata di una casa londinese, edificio nel quale per un certo tempo ha vissuto il dadaista Kurt Schwitters.

Corner (Marianna, Anna, Francesco), 2013. Tre barre in bronzo, corrispondenti alle altezze dell’artista, di sua moglie e di sua figlia (misurate nell’estate del 2013), configurano un intimo ritratto familiare.

Testa di Lenin nella fodera di un cappotto, 2009. L’immagine del leader politico è nascosta tra le pieghe di
un vecchio cappotto dell’artista, evocando il connubio tra storia personale e identità condivisa.

Positivo di impronta destra con biglietti da visita, 2017. L’impronta della scarpa destra dell’artista è riprodotta in bronzo lucidato a specchio e reca al suo interno un mazzetto di biglietti raccolti nei suoi viaggi, simbolo di incontri e percorsi.

Cucina democristiana, 2012. Otto libri posizionati a terra, sistemati con l’ausilio di blocchi di marmo a riprodurre le porte della cucina di casa del nonno dell’artista.

Cumulo (scarpe e macerie), 2016. Un paio di scarpe dell’artista, sospese a circa 120 cm da terra con un cavo d’acciaio che scende dal soffitto, sono installate in modo che le suole guardino verso l’alto, una visione opposta rispetto a quella che avevano quando, originariamente, l’artista le calzava per calpestarne il suolo.

La superficie delle suole diventa un piano di appoggio per un cumulo di macerie provenienti dal pavimento in cemento del suo vecchio studio, ormai sgretolato sotto il peso del tempo.

Ringraziamenti

L’evento è in collaborazione con le seguenti aziende alle quali vanno i più sentiti ringraziamenti:

Ristorante La Barca, Cantine Vetrere, Cantine Varvaglione, Cantine Harmonia, L’Elettra Trivisano, Nunnari
Grafiche, Ecoimel soc. coop., AGE…volare Srls