Francesco Bancheri – Ossa Partenze e Vergini
Dopo quasi tre anni di collaborazione la Galleria Fondaco presenta la mostra Ossa, Partenze e Vergini di Francesco Bancheri, sulla scena romana da diversi anni, con numerose collettive e personali. Tre allestimenti monotematici che si seguono a distanza di una settimana l’uno dall’altro e poi tutti e tre insieme per la quarta e ultima settimana.
Comunicato stampa
OSSA-PARTENZE-VERGINI
FRANCESCO BANCHERI
A cura di Francesca Marino e Flora Ricordy con Barbara Martusciello
Testo critico di Barbara Martusciello
Catalogo in galleria
GALLERIA FONDACO
16 ottobre – 16 novembre 2013
Opening OSSA mercoledì 16 ottobre 2013 - ore 18,00
Opening PARTENZE mercoledì 23 ottobre 2013 – ore 18,00
Opening VERGINI mercoledì 30 ottobre 2013 – ore 18,00
Dopo quasi tre anni di collaborazione la Galleria Fondaco presenta la mostra Ossa, Partenze e Vergini di Francesco Bancheri, sulla scena romana da diversi anni, con numerose collettive e personali. Tre allestimenti monotematici che si seguono a distanza di una settimana l’uno dall’altro e poi tutti e tre insieme per la quarta e ultima settimana.
Le tre esposizioni presentano il lavoro già noto per il suo sapore vintage e per la personalissima interpretazione del collage realizzato esclusivamente con carte di giornale non dipinte, vergini, e con il quale Bancheri crea opere inequivocabilmente contemporanee, pur richiamando ad atmosfere e a nostalgici ricordi di oggetti del secolo passato, prevalentemente anni ’70, saccheggiando da vecchi libri di anatomia, da modelli di automobili e mezzi di trasporto della metà del secolo scorso, da oggetti molto diffusi in epoca recente ma superati e oggi in disuso come le musicassette.
Bancheri dipinge su tela con la carta; a volte, con discrezione, usa pennello e colore. Realizza opere che spesso inserisce in teche di plexiglass quasi a farne delle icone o dei nuovi oggetti “sottovetro” che sembrano sopravvissuti al passare del tempo e che fuori del tempo si collocano oggi in una dimensione soggettiva assolutamente personale, forti di una propria identità, spesso trasformata o trasfigurata, ma comunque reale e soprattutto in contrasto con il contesto in cui si trovano a vivere. Le opere di Francesco Bancheri sono dinamiche: animali che camminano, mezzi di trasporto che partono, musicassette che girano. Tutti i suoi soggetti procedono, ma lentamente, rallentati ulteriormente dal contrasto con il contesto che si agita in modo vorticoso e nel loro avanzare si avverte il peso della loro identità. La lentezza dell’elefante, l’automobile che cammina nel traffico della metropoli, il dirigibile e la mongolfiera che salgono piano e procedono nel cielo infinito al disopra del caos e la musica che scorre sul nastro, incisa in un tempo noto ma ormai lontano, sono elementi che trattati e rappresentati con grande attenzione al dettaglio e con raffinato gusto toccano il cuore e l’anima di chi guarda materializzando un’intimità di ricordi e sentimenti spesso nascosta, sommessa, che viene così riportata alla luce e che diventa visibile e presente malgrado la velocità e la confusione … anche al buio.
Questo procedere lento di Bancheri bene corrisponde al suo atteggiamento critico nei confronti del presente. Bancheri vive e interpreta il suo tempo in modo contemporaneo ma frena perché il vortice e la velocità che caratterizzano quest’epoca non gli appartengono. E il suo frenare è un po’ come andare controcorrente. Bancheri è un contestatore ed è, pacificamente e a suo modo, rivoluzionario. Il suo lavoro è come se procedesse con una velata e costante, ragionata, contraddizione: le sue serigrafie impiegano la tecnica che nasce ai fini della riproducibilità dell’opera, ma sono tutti pezzi unici, la lastra stampa su basi di carte a collage da lui preparate una ad una e sono quindi una diversa dall’altra. Bancheri ama viaggiare ed è affascinato dagli spostamenti, ma predilige mezzi lenti e li rende improbabili; la sua passione per gli animali ne esalta lo scheletro, ciò che rimane dopo la vita e dopo che scompaiono muscoli e carne.
Come scrive di lui Barbara Martusciello, Bancheri sceglie un registro “unplugged” per comunicare, eliminando i rumori di fondo e riportando così l’attenzione all’essenziale. Un' attenzione che può offrire l'opportunità di non perdersi in un’epoca e in un contesto che correndo troppo veloci rischiano di far lasciare indietro quanto di sano è ancora presente.