Francesco Carbonieri: la Belle Époque
La mostra Francesco Carbonieri: la Belle Époque nell’obiettivo di un amatore condensa in oltre cento fotografie storiche l’esprit di un’epoca dorata, in cui la ricca borghesia, anche in Italia, ebbe l’opportunità di sperimentare l’ebbrezza di uno stile di vita lussuoso e cosmopolita.
Comunicato stampa
La mostra, promossa dal Fotomuseo Panini in collaborazione con Fondazione Fotografia e a cura di Chiara Dall'Olio, attinge al prezioso fondo Carbonieri del Fotomuseo Panini e condensa in oltre cento fotografie storiche l'esprit di un'epoca dorata, in cui la ricca borghesia, anche in Italia, ebbe l'opportunità di sperimentare l'ebbrezza di uno stile di vita lussuoso e cosmopolita.
A farsene interprete è Francesco Carbonieri, facoltoso proprietario terriero modenese che già dal 1908 poteva disporre di una macchina fotografica a lastre e si dilettava a scattare foto della giovane moglie, di parenti e amici, dei viaggi a Parigi, sulla Costa Azzurra e sul lago di Como, ma anche a sviluppare i negativi nel suo laboratorio privato. Al di là della tecnica, a dire il vero non sempre eccelsa nei risultati, l'attività fotografica di Carbonieri documenta gli anni più belli della sua vita. La leggerezza e l'allegria traspaiono nei volti ritratti, i luoghi delle vacanze sono accuratamente scelti fra quelli in auge per la moda del tempo e il viaggio in automobile dà quel tocco di avventura che desta stupore e ammirazione. Fra gli anni Dieci e glia anni Venti l'automobile diventa infatti lo status symbol di una classe sociale - la ricca borghesia - che si sposta per il puro piacere di farlo e di ritrovarsi nei luoghi di villeggiatura. Si è passati dal Grand Tour ottocentesco, simbolo dell'iniziazione culturale di una società nord europea che riscopriva le sue radici mediterranee, al turismo di piacere degli italiani che (ri)scoprono l'Europa delle grandi capitali e della villeggiatura internazionale. Parigi, Bruxelles, Biarritz, Montecarlo e l'eclettica Barcellona diventano allora mete imperdibili per il nuovo turista che ama le Esposizioni Internazionali e i Casinò.
Il soggetto, più che i monumenti di queste città bellissime, sono i turisti stessi, o meglio, la famiglia Carbonieri in posa su diversi sfondi, con quel pizzico di ostentazione di chi vuol dimostrare di essere "stato lì". La scelta dei soggetti in Carbonieri non è casuale, rimarca la volontà di rappresentare esclusivamente il mondo spensierato e benestante nel quale è vissuto. E lo fa senza affettazione e in maniera acritica, come solo chi ha vissuto quella vita poteva fare. Smette di fotografare proprio quando il suo mondo smette di esistere a causa delle avversità che la sua, come moltissime vite, subisce a causa del regime fascista e della Seconda Guerra Mondiale. Francesco aveva vissuto e forse anche combattuto nella Prima, ma questo non ne aveva intaccato lo spirito. L'esperienza del confino e la mutata situazione economica gli tolgono quel velo dagli occhi che gli impediva di vedere le brutture del mondo. Ora che le ha vissute sceglie di non fermarle sui negativi, preferendo forse rifugiarsi nei ricordi di quei momenti felici.
Biografia:
Francesco Carbonieri nasce a Campagnola Emilia (Reggio Emilia) l'11 giugno 1886 da Luigi e Carolina Prampolini. I Carbonieri sono una famiglia di proprietari terrieri arricchitasi fra il Settecento e l'Ottocento con affittanze agricole e commerci e sono una delle più in vista della zona non solo per le ampie proprietà, ma anche per l'impegno civile.
Il clima familiare in cui cresce il "nostro" Francesco è certamente ricco di stimoli e di opportunità, ma purtroppo poco si conosce di lui, avendo avuto una vita lontana dalla politica, priva di incarichi pubblici, semplicemente dedita alle attività di gestione delle proprietà terriere disseminate fra i comuni di Formigine, Sassuolo, nonché in Toscana e in Costa Azzurra. Si laurea in agraria, è un appassionato cultore di piante e si diletta in fotografia. Non si sa dove abbia appreso quest'arte né chi gli abbia trasmesso questa passione, ma sicuramente a partire dal 1908 possiede una macchina fotografica per lastre formato 13x18 con cui fotografa la donna che diventerà sua moglie due anni dopo, Clementina Cionini insieme ad alcune amiche nel giardino della villa di famiglia a Magreta.
Il 1938 e il 1939 sono due anni fondamentali nella vita e nell'attività fotografica di Francesco Carbonieri. Il 31 ottobre del '38 Francesco e il figlio vengono arrestati per aver scritto assieme, durante un soggiorno a Nizza, una lettera al nipote Giovanni Moruzzi di Parma, nella quale sono espressi giudizi in merito alla politica estera italiana e al duce (definito nella lettera "il Cafone"), e alla condizione dello stato francese che, ai loro occhi, pare ottimale rispetto a quella italiana. Vengono condannati al confino nella provincia di Cosenza per 5 anni. Dopo aver scontato poco più di un anno, per intercessione del Prefetto di Modena ricevono il proscioglimento. Il rientro coincide con la vendita della villa Vandelli di Lesignana (acquistata nel 1910ca) per motivi economici e il trasloco a Magreta. Il confino, il conseguente isolamento da parte di parenti e amici, le difficoltà economiche, distruggono il mondo dorato nel quale Carbonieri è vissuto fin'ora e, come segno tangibile di questo drastico cambiamento egli smette di fotografare. Muore a Magreta il 5 ottobre 1960.