Francesco Costantino – Deadline
L’evento espositivo è il frutto di una ricerca che vede protagonista il ritratto: tre opere su tavola, tre disegni su carta e più di cento micro ritratti.
Comunicato stampa
Il 31 marzo si inaugura Deadline, mostra personale di Francesco Costantino (Palermo, 1986), a cura di Salvatore Davì.
L’evento espositivo è il frutto di una ricerca che vede protagonista il ritratto: tre opere su tavola, tre disegni su carta e più di cento micro ritratti. L’artista costruisce un archivio di volti per mezzo di una ricercata sintesi grafico-cromatica e attraverso l’uso meticoloso del tratto nero. Lo spray per i ritratti di grande formato su fondo nero, i markers per i disegni su fondo bianco e l’olio per i micro ritratti su tavola.
Tre appuntamenti con Federico Lupo, Alessandro Bazan e Laboratorio Saccardi prevedono un intervento diretto sulle opere in mostra.
Le mappe che compongono il vissuto più intimo dell’identità di ogni individuo appaiono attraverso le tracce del corpo che si configurano come memorie rintracciabili sulla pelle, sui volti e sui gesti. Quando la lingua del corpo parla attraverso il ritratto le coordinate e il territorio di ogni singolarità fanno i conti con l’amplificazione estetica che capta il bisogno di riflessione sui processi identitari. Può accadere però che la pelle scompaia e lasci posto ad una più viscerale topografia interna che va oltre l’epidermide. Attraversare la superficie della pelle, far emergere la soggettività sommersa dagli stereotipi e dar voce all’affettività, alle paure, ai drammi e alle speranze, confluiscono nel lavoro di Francesco Costantino che costruisce un minuzioso archivio di volti che parlano della propria generazione.
L’artista sembra trattenere porzioni di corpi costruendo delle psicologie che partono proprio dall’uso del colore che si impone su dei fondi neri e cupi; svilisce la figura spogliandola da ogni orpello, resta solo l’essenziale e il gesto che caratterizzano con efficacia l’individuo, oggetto del desiderio.
I ritratti di Costantino hanno le proprie radici nella fotografia che accerta l’esistenza del soggetto e riconosce allo stesso la sola possibilità di esistere in superficie ma non è così, le fotografie vengono rielaborate attraverso un processo di scorticamento dell’immagine che abbandona la propria pelle. La pittura non medita più sull’incarnato scientifico, tecnicamente ineccepibile, ma si rivolge all’espressione dinamica sfruttando il taglio fotografico come nuovo valore che rovescia l’uso comune del mezzo tecnico volto a immobilizzare una identità. Il taglio dei ritratti dunque va oltre quella visione parziale che costituisce l’essenza del ritratto tradizionale. La catalogazione dei soggetti prende una nuova strada che si divincola dalle unità fisse e monolitiche che le strategie di qualsiasi potere hanno messo in atto con il controllo. L’individuo nei ritratti dell’artista non è più rintracciabile, perde le caratteristiche somatiche generali che lo storicizzano e quindi lo ingabbiano in fototessere e diventa riconoscibile intimamente a se stesso, alla propria gente e al mondo relazionale che gli appartiene.
Lo spray per i ritratti di grande formato su fondo nero, i markers per i disegni su fondo bianco e l’olio per più di cento micro ritratti su tavola 7 x 10 che Costantino porta con sé in una valigia che simbolicamente è testimone del suo processo creativo. Ogni medium è legato ad una precisa intenzione grafica dell’artista: le macchie che caratterizzano i fondi neri dei grandi formati nebulizzano l’immagine lasciando di essa solo una traccia; al contrario un segno netto e dall’aria meccanica caratterizza i disegni.
Le dinamiche del quotidiano vengono elevate a rango maggiore ed emergono dalla costruzione della storia in senso lato per approdare in un mondo dove le storie si connettono attraverso pratiche affettive. L’artista non interpreta il bisogno di dar continuità alla storiografia ufficiale sembra piuttosto avvertire il bisogno di allargare le possibilità dell’esistente in alternativa ad un’ottica che vede protagonista l’estensione lineare dei fatti senza possibilità di messa in discussione.
Deadline è anche l’ipotesi della perdita assoluta delle tracce delle opere, l’artista infatti assegna a ciascuna di queste una data di scadenza che coincide con la totale copertura. Un gesto radicale che denuncia l’urgenza della fruizione e mette in risalto una riflessione sui fatti quotidiani che sviliscono l’estetica e i contenuti.