Francesco Di Lernia / Octavio Floreal – Il giardino delle delizie
Mostra doppia personale.
Comunicato stampa
"Il nostro lavoro ha una radice comune molto evidente, in modo differente parliamo della natura e dei suoi segnali. Questi nostri lavori sono lo specchio di situazioni che ci riportano ad una realtà confusa e irresponsabile.
È un atto doveroso quello di portare nell’Arte questo messaggio, riflettendo sul comportamento umano che è assente e indifferente ai segnali della Terra.”
Di Lernia, Floreal
Francesco Di Lernia vive e lavora a Torino.
Presente sulla scena artistica nazionale ed internazionale con numerose mostre personali e collettive, alcune sue opere sono entrate a fare parte della collezione del Museo del Novecentodi Milano.
La sua ricerca pittorica, basata principalmente sullo studio della luce, lo porta ad osservare la realtà per poter poi accedere a dimensioni surrealiste ed introspettive, che costituiscono l’essenza dei suoi lavori.
Da sempre incline a trattare gli ambienti come palcoscenici, in questi ultimi lavori i cambiamenti climatici invadono la scena.
Il paradosso ci accompagna nel presente senza più essere una novità e mantenendo un aspetto ludico, caratteristica indispensabile alla sopravvivenza che preserva dalla caduta nel vuoto.
Octavio Floreal è nato nelle Isole Canarie, porto di scambio culturale tra tre continenti che ha influenzato la sua visione del mondo.
Il suo lavoro copre un ampio spettro di prodotti artistici che struttura in quattro blocchi o colonne che si evolvono nel tempo, saltando le sterili etichette ad uso nell'arte. Attraverso questi pilastri Floreal approfondisce l’essenza dell'essere umano. Nella ricerca artistica di questo ultimo periodo, le piante diventano l’elemento centrale dei suoi lavori prendendo una sembianza antropomorfa, quasi come fossero dei personaggi.
In questa scenografia, Floreal esplora il rapporto di interazione tra la natura e gli esseri umani che sfocia in una forte tensione competitiva.
Fiori e piante crescono in mezzo alle crepe di asfalto e cemento incuranti dei limiti posti dall’uomo, parafrasando la situazione attuale dei problemi climatici da noi creati. È un grido di speranza e rinascita, che ci porta a riflettere su come viviamo un progresso che va nella direzione sbagliata, verso la distruzione dell’ambiente che ci circonda.