Francesco Favara – Argentina
“Il viaggio” nella lontana penisola di Valdes in Argentina raccontato in tredici stampe d’autore in Bianco & Nero per un romantico stralcio visivo di un genere e di un modus di fare fotografia in via di estinzione ma non per questo privo dell’irresistibile fascino della stampa fotografica vintage
Comunicato stampa
ARGENTINA
“Il viaggio” nella lontana penisola di Valdes in Argentina raccontato in tredici stampe d’autore in Bianco & Nero per un romantico stralcio visivo di un genere e di un modus di fare fotografia in via di estinzione ma non per questo privo dell’irresistibile fascino della stampa fotografica vintage
Gino Carpi per Fototeca Siracusana
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Fototeca Siracusana inaugura Venerdì 9 gennaio alle 18,30 presso i locali di galleria Roma la mostra di fotografia “Argentina”, del fotografo siciliano Francesco Favara.
Favara appartiene all’universo solitario della fotografia, lontano dagli stereotipi della mondanità e delle illusioni di un mondo perfetto. Procedendo all’incontrario egli inizia il suo cammino di ricerca controcorrente, a partire dai margini culturali degli attuali stilemi sociali, dal fuori moda, da ciò che non è leziosamente trendy, facendosi carico di esplorare i sentieri del vero anziché del falso, del concreto anziché del fatuo, sulla difficile strada della fotografia in quanto “valore culturale” della comunicazione, sublime e personale espressione dell’intimo convincimento che occorre riprendere le fila delle verità.
Fotografie come versi composti sul punto di confine (la riva del mare) delle certezze linguistiche, lì dove occorre fermarsi, non potendo andare oltre. Lì dove pensare è una necessità.
Forse per questo ha scelto un luogo lontano, l’Argentina del sud, dove cercare i fotogrammi del suo mondo interiore. La sequenza di tredici immagini intitolata “Argentina”” è il viaggio attraverso le infinite gradazioni dei toni del bianco e del nero che Favara compie lungo le coste della penisola di Valdes, alle porte della Patagonia, per scegliere le inquadrature del tempo rivelato dall’istantanea di un onda o dall’eternità di un macigno a riposo. Una scenografia primordiale sintomatica del progetto dell’autore inteso come scopo, o pretesto, per tastare il cuore dell’umanità, per porre questa al cospetto di una natura scomoda e ostile invece che al cospetto di ipocrite ma scintillanti futilità.
Rigore e disciplina caratterizzano il lavoro di Francesco Favara che anacronisticamente sfida le tendenze attuali mirate alla sensazionalità, contrapponendo la consapevolezza e la semplicità di colui che ha capito che la fantasia è ancora una umana necessità.
Un romantico stralcio visivo di un genere e di un modus di fare fotografia in via di estinzione ma non per questo privo di quell’irresistibile fascino della stampa fotografica vintage.