Francesco Lo Savio / In che senso italiano?
Due mostre: “Francesco Lo Savio – Filtri, Ferri, Progetti”, un omaggio all’opera di Francesco Lo Savio, ospitata negli spazi della project room; In che senso italiano? … è il titolo scelto per la seconda mostra, che cita la serie di mostre curate da Matteo Boetti nel biennio 1995/1997 presso la Galleria di Anna D’Ascanio a Roma.
Comunicato stampa
Inaugurano sabato 10 ottobre 2015 alle ore 12.00 presso la galleria Bibo’s Place di Andrea Bizzarro e Matteo Boetti a Todi le due mostre "Francesco Lo Savio – Filtri, Ferri, Progetti" e la collettiva "In che senso italiano? (Ancora!) S. Giambrone, M. Nasini, L. Petrucci, L. Perilli, A. Piangiamore, M. Pontorno, L. Scotto di Luzio" con una performance site specific di Chiara Mu.
Per la prima volta la galleria, attiva dal 2013, inaugura due mostre in contemporanea, proseguendo la tradizione del confronto generazionale, accostando i lavori di un artista storico a quelli di un gruppo di giovani artisti. L’idea di base è infatti sempre quella che non esistano cesure nette tra una generazione e l’altra, ma ci sia una certa continuità: l’ incontro/scontro di dialettica visiva tra artisti giovani ed artisti storicizzati è la linea curatoriale scelta per le tutte le mostre realizzate dalla galleria fino ad oggi.
La prima mostra, un omaggio all’opera di Francesco Lo Savio, è ospitata negli spazi della project room, fino ad ora riservata alle sperimentazioni site specific, ad opere commissionate dalla galleria ad artisti giovani e non.
Una quindicina di opere tra Filtri, carte e un Metallo di piccole dimensioni, provenienti da collezioni private, ripercorrono i pochi anni in cui l’artista romano investiga il valore della luce e della forma, sviluppando una concezione pura dello spazio.
Morto ad appena 28 anni, Lo Savio è l’antesignano del minimalismo americano. Proprio mentre nel mondo esplodeva la Pop Art, il fenomeno artistico diametralmente opposto al minimalismo, Lo Savio si riallacciava alla lezione di Mondrian, Malevic e del Bauhaus sublimandone lo spirito più profondo.
Tra le opere più rappresentative della sua produzione esposte in mostra da Bibo’s Place, ricordiamo una serie di Filtri eseguiti tra il 1960 e il 1962.
In che senso italiano? … è il titolo scelto per la seconda mostra, che cita la serie di mostre curate da Matteo Boetti nel biennio 1995/1997 presso la Galleria di Anna D’Ascanio a Roma.
La collettiva, che vuole essere una ricognizione parziale sulla giovane arte italiana di oggi, è allestita negli spazi principali della galleria.
Ognuno degli otto artisti coinvolti, Silvia Giambrone, Matteo Nasini, Leonardo Petrucci, Luana Perilli, Alessandro Piangiamore, Mariagrazia Pontorno e Lorenzo Scotto di Luzio, propone un gruppo di opere realizzate in massima parte appositamente per questa mostra rappresentativo della propria produzione e poetica.
Il giorno dell’inaugurazione inoltre si terrà, per la prima volta da Bibo’s Place, una performance concepita e realizzata da Chiara Mu, Apparato di cattura, pensata e dedicata all’arte di Francesco Lo Savio.
La performance coinvolgerà un visitatore alla volta e avrà la durata di circa tre minuti. Lo scopo è quello di creare un filtro relazionale e fisico che consenta ai visitatori di abbracciare le opere di Lo Savio con uno sguardo emozionato.