Francesco Messina – Elogio della Bellezza
La “vita poetica” che anima le opere di uno dei maestri della scultura italiana del Novecento, che più di ogni altro rimase ancorato alla tradizione scultorea greco-romana e ai suoi canoni di bellezza ed eleganza, trova una naturale rispondenza nell’area archeologica.
Comunicato stampa
Domani, mercoledì 28 maggio 2014, si apre al pubblico ad Ostia Antica la mostra “Francesco Messina: Elogio della Bellezza”, a cura di Micol Forti.
L’evento è promosso dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, in collaborazione con Il Cigno GG Edizioni.
L’intera area archeologica di Ostia Antica, museo e scavi, sarà coinvolta in un dialogo tra storia antica e bellezza.
La “vita poetica” che anima le opere di uno dei maestri della scultura italiana del Novecento, che più di ogni altro rimase ancorato alla tradizione scultorea greco-romana e ai suoi canoni di bellezza ed eleganza, trova una naturale rispondenza nell’area archeologica, proseguendo con discrezione una narrazione in cui “le divinità abitavano i boschi, le valli, i colli, le sponde dei fiumi, e senza far chiasso né troppo mostrarsi, li poetizzavano ed animavano con le loro danze, i loro suoni, i loro canti”.
Danzatrici, personaggi della Bibbia, della mitologia, della letteratura, giovani atleti, cavalli sono i soggetti delle sculture di Francesco Messina.
Lungo il percorso espositivo potranno essere ammirate cinquanta opere dello scultore, a cominciare da Adamo ed Eva, collocata all’ingresso dell’area archeologica, per continuare con il Giovane Atleta, Giobbe, Flora, Lady Macbeth, la Venere del Brenta, la Grande Danzatrice Seduta, fino al ritratto della moglie, Bianca, musa ispiratrice del poeta Montale. Sono sculture, in alcuni casi ritratti, che per citare de Chirico, “ovunque si trovino fanno piacere a guardare, vivono con gli uomini e li consolano con la loro presenza”.
Un itinerario che, partendo dal Decumano Massimo, conduce il visitatore all’interno della città antica, in cui spazi ed edifici diventano quinte e palcoscenico della “armoniosa e ferace giovinezza” espresse dalle sculture dell’artista, secondo una felice notazione di Eugenio Montale.
L’arte di Francesco Messina non entra mai in conflitto con i moduli espressivi classici, piuttosto con questi sembra aver “lungamente ragionato”. Eludendo con grandezza gli insidiosi pericoli che minacciano chi intraprenda questo cammino: cadere nell’accademia, confondere la materia con i sensi, idealizzare.
Le testimonianze di poeti e scrittori quali Montale, Quasimodo e Buzzati elevano il tratto peculiare dello stile di Francesco Messina: poeta fra gli scultori, scultore fra i poeti.