Francesco Quadri – Una certa idea di futuro
Prima personale meneghina di Francesco Quadri, illustratore, pittore e regista.
Comunicato stampa
Orizzonti mutevoli, horror vacui, volti e corpi statici, eppure messi insieme attraverso una danza
distopica. Dettagli rintracciabili in ogni opera di Francesco Quadri (Bergamo, 1989), alla sua
prima personale a Milano una certa idea di futuro, curata dal progetto di Ilaria Introzzi
immersioninellarte e ospitata presso il ristorante tarantino - galleria Mieru Mieru, in via Magolfa
14.
Ogni opera s’interfaccia con lo spirito del tempo, andando a definire un ritratto volutamente
scomposto della società contemporanea. Illustrazioni realizzate all’interno di cassetti e scatole
recuperate in mercati d’epoca o studi d’artista abbandonati, con campiture delicate eppure
definite dal tratto dell’artista, si specchiano in dipinti dedicati allo studio del tempo e al corpo in
grado di cambiare, con l’avanzare degli anni. L’ambiente, in questo caso, non è indefinito bensì
marino. Nasce così la serie Maccaja*, dove l’orizzonte tra acqua e cielo muta, in base ai diversi
stadi della vita rappresentati, nei quali ogni spettatore vi si può riflettere.
Le illustrazioni, gli autoritratti scomposti medium costante dell’artista, vedono emergere in
particolare due opere: Ritratto di Francesco mentre realizza il suo autoritratto scomposto, la
serie Tre palazzi Haussmaniani e il lavoro più grande, Il trittico di Taranto. Un ensemble di volti,
oggetti, simboli di un presente disastrato, in cui l’uomo è artefice nonché al contempo vittima.
Si crea quindi un vuoto reale, dato proprio dall’illusione di avere tutto. Di pienezza. Una chimera,
in cui la crescita ipertrofica di un apparente benessere è emblema di fuga, di sfuggire al tempo,
troppo complesso da vivere realmente.
Parafrasando in opere d’arte Émile Zola e i contenuti del suo testo La bestia umana: “Non c’è
che dire, è una bella invenzione. Si va più in fretta, si sanno più cose... Ma le bestie feroci restano
bestie feroci, e avranno un bell’inventare meccanismi ancora più perfetti; nell’ombra vi saranno
sempre delle bestie feroci.”. I parigini con Haussmann hanno visto le strade aprirsi fino a una
meta indefinita, il progresso, i palazzi crescere. Con l’Ilva di Taranto un apparente affresco di
progresso. La persona – rappresentata dallo stesso illustratore – che si auto-affronta, in uno
specchio dis-umano.
In uno dei cassetti in mostra, Un punto di vista sulle tre età, Quadri riflette nuovamente sul ciclo
della vita, attraverso tonalità sensibili, distanti dai tratti netti delle altre illustrazioni. Il processo
in questo caso è funzione di un modo di vedere e riflettere sul percorso di ogni essere vivente
che, secondo l’artista, dovrebbe essere spontaneo, naturale. Realmente umano.
* Parola della lingua ligure, di probabile origine araba. Indica una particolare condizione meteorologica che si verifica nel golfo
di Genova, quando spira vento di scirocco (un vento caldo proveniente da sud-est), il cielo è coperto e il tasso di umidità è
elevato.
Francesco Quadri nasce nel 1989 a Bergamo, diplomandosi presso il Liceo Artistico della sua
città nel 2008. Studia Storia del cinema a Torino, laureandosi nel 2012. Nel 2018 si diploma in
regia e produzione pubblicitaria presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano.
Contemporaneamente, inizia a lavorare come visualizer, storyboard-artist e illustratore.
Attualmente vive e lavora prevalentemente a Milano, come regista e illustratore.
Tra le mostre più recenti: Dietro di loro, SAC (Spazio Arte contemporanea) di Robecchetto con
Induno (MI), 2022; Tanti a Milano, 2022, Ex-fornace del Naviglio Pavese, Milano, 2022; Tanti,
2020, SAC (Spazio Arte contemporanea) di Robecchetto con Induno, 2020