Francesco Radino – Nel corso del tempo
A un anno dalla sua scomparsa, il Museo di Fotografia Contemporanea dedica una mostra a Francesco Radino uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea e un grande amico del Museo.
Comunicato stampa
A un anno dalla sua scomparsa, il Museo di Fotografia Contemporanea dedica una mostra a Francesco Radino uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea e un grande amico del Museo.
La mostra presenta 100 fotografie selezionate da Roberta Valtorta, delle oltre 500 presenti nelle collezioni del Museo, conservate in otto differenti fondi fotografici, che datano dal 1970 al 2014. L’insieme restituisce lo sguardo attento e delicato con cui l’autore per molti anni ha indagato il paesaggio antropizzato, la città, l’industria, l’architettura, gli oggetti, gli animali, gli alberi, ogni elemento della natura.
In particolare, sono presenti nelle collezioni del Museo le fotografie realizzate in Cina (1971), in Irlanda per incarico del Touring Club Italiano (1973), quelle dedicate all’ambiente rurale della Lucania, terra d’origine del padre (1981), alcune serie realizzate nell’ambito di alcuni degli importanti progetti di committenza pubblica a cui ha partecipato, come Archivio dello spazio – Provincia di Milano (1990-1997), Osserva.Te.R. – Regione Lombardia (1999-2000), Paesaggio prossimo – Provincia di Milano (2006-2007), Tramsformazioni – Museo di Fotografia Contemporanea (2005-2008).
Arricchisce la mostra una sezione (28 fotografie) dedicata all’ultimo lavoro inedito del fotografo, realizzato in Sicilia nell’autunno 2021 e gentilmente messo a disposizione dagli eredi. Il lavoro, al quale Cristina Omenetto ha dato il titolo di Viaggio in Sicilia, è dedicato all’archeologia e alle forme dell’antico messe a confronto con quelle della natura. Le fotografie siciliane sono il primo nucleo di un’ampia ricerca che Radino avrebbe condotto su tutto il patrimonio archeologico italiano.
L’AUTORE
Francesco Radino (Bagno a Ripoli, Firenze, 1947 - Milano, 2022) ha percorso e approfondito diversi linguaggi della fotografia documentaria, dal reportage degli esordi - con attenzione al lavoro, alla vita politica e sociale, alle altre culture - a una fotografia più lenta e riflessiva, soprattutto legata al tema del paesaggio e sviluppata con particolare attenzione alle trasformazioni in atto nel territorio, a un tipo di ricerca di stampo più sperimentale dedicata alle forme e alle materie.
Figlio di due pittori, Vincenzo Radino e Olga Milani, negli anni ha elaborato una ricerca particolarmente attenta ai dettagli e agli aspetti materici degli oggetti e del paesaggio naturale e antropizzato, in un continuo studio sulle forme, organiche e astratte, e sulle sostanze di cui si compone la realtà visibile. A una particolare cura nel bilanciamento armonioso delle parti che compongono le scene riprese, Radino ha sempre sposato una sapiente pratica di stampa, sia del bianco e nero analogico sia, più tardi, del colore digitale.
Le vicende professionali e artistiche insieme hanno visto il fotografo lavorare a Milano, la sua città d’adozione, e in molte parti d’Italia e del mondo (Cina, Irlanda, Islanda, Svezia, Giappone, Stati Uniti, Grecia, Palestina) e sviluppare una sensibilità aperta a diverse culture, in particolare quelle orientali, e un’idea di fotografia non rigida né appartenente a un genere, ma applicabile a molti aspetti della vita e dell’ambiente in cui viviamo. Amante della natura, del mare e della montagna, pescatore, camminatore, giardiniere, cuoco, Radino ha dimostrato con la sua fotografia ma anche con il suo stile di vita che tutto, nel mondo, è interessante e merita di essere guardato e sperimentato.
Maestro di molti giovani, avvicinabile a molti fotografi e di molti amici (Cesare Colombo, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Mario Cresci, Luigi Ghirri) ma anche un po’ diverso e appartato, libero e mutevole nelle sue scelte, nel tempo ha cambiato in modo spontaneo i suoi oggetti d’attenzione e i modi per costruire l’immagine, anche studiando travasi formali da una fotografia a un’altra, da un soggetto a un altro. La realtà è comunque indescrivibile - ci insegna Francesco Radino - e la fotografia è solo un tentativo di accedere al significato e al mutare delle cose, di capire le analogie e i rimandi che indicano, in fondo, che il mondo è uno solo, unica è la materia di cui si compone.
Accompagnano la mostra due recenti pubblicazioni che racchiudono il suo lavoro, entrambe a cura di Roberta Valtorta: la monografia Francesco Radino. Fotografie/Photographs 1968-2018 (Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2019) e Vincenzo e Francesco Radino. Dialogo familiare (Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2021), dedicata alla sua opera fotografica messa a confronto con l’opera pittorica del padre.