Francesco Semmola – Linee scadenti
Chi si occupa di fotografia, ed in particolare di architettura, sa che le linee cadenti, ovvero le linee verticali delle architetture, devono essere assolutamente restituite nelle immagini nella loro esatta verticalità, senza punti di fuga.
Linee scadenti evidentemente ignora la regola, è la luce sopra, è il cielo ad essere soggetto, il resto è cornice, il frame in cui è inquadrato il soggetto.
Comunicato stampa
Voyage Pittoresque Factory presenta l'inaugurazione della mostra di Francesco Semmola "linee scadenti". La mostra propone una trentina di immagini, frutto di una ricerca su una parte di territorio urbano poco visto, trascurato, costituito dal confine fra la città e il cielo.
Nelle sue immagini l’autore accosta bianco e nero e colore, proponendole come immagini distinte ma comunque facenti parte di un unicum, un dittico, nel quale le due parti si coniugano fra loro completandosi. Fotografo formatosi in “era analogica”, nelle stampe in bianco e nero mantiene intatte le inquadrature realizzate al momento dello scatto; il colore costituisce l’annotazione sul “bordo”, quel particolare che conferma la vita autonoma di quella periferia che l’uomo ha costruito e poi si è negato.
“…c’è una città, un mondo, che abbiamo tutti quotidianamente attorno e che raramente ci soffermiamo ad osservare: il cielo, il cielo contenuto nella città. la città come ‘frame’ del cielo…”
“… uno sguardo sul bordo, sul confine fra umano e cielo, mi ha a aperto una realtà dove mi è piaciuto divagare sulla assenza dell’uomo, che pure ha costruito quei palazzi, quelle strutture, quei monumenti per poi lasciarli ad una loro vita autonoma. Sotto lo sguardo di tutti, e visto da nessuno, quel confine si trasforma, i materiali cambiano colore, si deteriorano, fatti da mano umana iniziano ad essere luogo per uccelli, per piante spontanee, che lo colonizzano e lo trasformano, fuori dal nostro controllo…”
Nel catalogo della mostra il testo del prof. architetto Cherubino Gambardella, che scrive: “…hanno un segreto, una singolare e fascinosa angolazione, sono innaturali come la torsione del collo nell’atto di osservare in alto e, nel mettere a fuoco la calotta, riescono ad addomesticarla ad avvicinarla allo sguardo umano attraverso la poetica del frammento…”, il riferimento al titolo della mostra è evidente: la scelta, quasi la sfida, di non curare le prospettive, a sottolineare l’estraniamento, per viste che dovrebbero essere usuali e non lo sono.
Chi si occupa di fotografia, ed in particolare di architettura, sa che le linee cadenti, ovvero le linee verticali delle architetture, devono essere assolutamente restituite nelle immagini nella loro esatta verticalità, senza punti di fuga.
Linee scadenti evidentemente ignora la regola, è la luce sopra, è il cielo ad essere soggetto, il resto è cornice, il frame in cui è inquadrato il soggetto. Sono linee scadenti perché cadono male, ma sono anche scadenti in senso qualitativo, ovvero imperfette, perché guardano a quelle periferie semiabbandonate, trascurate, che si sviluppano pochi metri sopra le nostre teste.
Francesco Semmola nato a Napoli nel 1958, eredita la passione per la fotografia dal padre Beppe, artista, pittore e scultore, appassionato sperimentatore di nuovi mezzi di espressione artistica, per il quale la macchina fotografica è stata soprattutto uno strumento pittorico. Nella metà degli anni settanta i primi lavori, soprattutto fotografia di teatro, e alcuni lavori per brochure pubblicitarie. Negli anni ottanta pur continuando a dedicarsi alla fotografia, si laurea in agraria e fonda uno studio di progettazione del paesaggio. Negli anni novanta, con il fotografo Stefano Fittipaldi, e altri soci, rileva l’Archivio Fotografico Parisio a Napoli, dove si occupa soprattutto della produzione in camera oscura. Nel '96 rileva uno storico studio fotografico napoletano: Foto Troncone. Nel 2002, assieme ad altri, prende in gestione uno ampio spazio nei pressi di Porta Capuana, con il progetto di farne un laboratorio di arti. Il progetto prende forma come associazione culturale “LA.NA.” (LAboratorio NApoletano), e ha ospitato diverse mostre di fotografia, pittura e grafica, e dato spazio a corsi di fotografia, workshop di architettura, e laboratori di altre discipline.