Francesco Sena – Una Sola Vita
A dieci anni di distanza dalla tragedia della ThyssenKrupp.
Comunicato stampa
La notte tra il cinque e il sei dicembre del 2017 si conterà il decimo anno dalla tragedia della Thyssenkrupp di Torino, lo stabilimento in Corso Regina Margherita il cui rogo costò la vita a sette operai: Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino. Un lutto estremamente doloroso e sentito da tutta la città, un simbolo di una disfatta umana, ma anche il segno tangibile della fine di un ciclo e di un’idea industriale che fu seguito con sgomento da tutto il Paese.
Nell’occasione del decennale, davidepaludetto | artecontemporanea ospiterà un happening silenzioso di Francesco Sena, una mostra di una notte sola che rappresenti memoria viva dell’accaduto e che sia una testimonianza degli operai scomparsi. Sena è un’artista di origine campana che vive e lavora a Torino da molti anni, molto vicino al mondo delle periferie e del disagio e racconta così l’origine del lavoro:
"Andai ai funerali degli operai caduti nella strage e con sorpresa vidi che non c’era tutta la gente che mi aspettavo. La città era come stordita. C’erano tutte le istituzioni e c’erano tutte le rappresentanze sindacali ma in chiesa, di fatto, c’erano ancora molti posti liberi. Sentii il bisogno, forse inutile, di fare qualcosa. Allora, osservando le candele, mi venne l’idea che queste potessero essere il simbolo di un fuoco anche piccolo, ma che ristabilisse il peso del ricordo e che più precisamente mettesse in luce le voci e lo spirito dei perdenti, degli sfortunati, dei relitti delle società, quand’anche esse si dichiarino moderne e progressiste.”
L’opera, dal titolo Una sola vita, è un polittico scultoreo costituito di sette statue di cera, ognuna con l’anima munita di uno stoppino di fibra tessile. È quindi una serie di sette grandi candele antropomorfe che si esporranno accese presso le sale della galleria dalle ore 18 del cinque dicembre e si consumeranno per tutta la notte del sei, finché “ce ne sarà”.
Per Sena il lavoro non vuole essere politico in senso stretto. Con la duttilità del materiale egli sembra voler marcare paradossalmente la forza e la persistenza della poesia come delicato tentativo di far fronte al decadimento della memoria.
Come afferma A. Demma: “nelle opere di Francesco Sena è la materia ad essere protagonista assoluta. La cera, ricodificata in forma di superficie, diventa il corpo dell’opera, la pelle silenziosa che traccia sottili percorsi, sentieri d’ombra, […] fantasmatiche presenze.”
Cinquecentosessanta chilogrammi di cera divisi per sette statue, “sette corpi che si consumano nel tempo e nello spazio della mostra degenerando verso una condizione d’incertezza che accompagna queste presenze verso la fine.”
La fine delle metafore ma anche e più prosaicamente la fine degli stoppini. Una celebrazione lenta, una meditazione senza rumore, senza distrazione e senza negozi, ma con qualche genere di conforto e condivisione ad accompagnare le ore più piccole della lunga nottata.
“Una sola vita” per una sola notte,
testo di Fabio Vito Lacertosa