Francesco Somaini – Alle origini del sacro
La mostra, che segnala il recente rinvenimento di un’opera di Somaini presso la Veneranda Fabbrica del Duomo, oggi esposta permanentemente nella Sala dei Milanesi, si inserisce nelle celebrazioni del novantesimo anniversario della nascita di Enrico Crispolti, curatore del Catalogo ragionato della scultura dell’artista.
Comunicato stampa
Il tema del “sacro” è presente nell’opera di Somaini all’interno del suo lavoro scultoreo che
scaturisce da una riflessione su processi di rigenerazione, trasformazione, morte e rinascita,
in cui il mistero e la dimensione di una vitalità ineliminabile è centrale. Rispetto alle diverse
fasi della sua opera in cui emergono soggetti di matrice sacra, anche in ragione di
simbologie da lui attivate autonomamente o inserite in progetti e opere realizzate su
committenza, si intende soffermarsi in questa occasione su due nuclei di lavori
particolarmente inerenti con l’idea di “sacro” alla quale Somaini si sente affine.
L’esposizione si suddivide appunto in due sale monografiche dedicate alla serie dei Martìri
del 1958-1961, che declinano il motivo della croce, e al Grande Retablo della vita e della
morte, un’ installazione realizzata tra il 1967 e il 1968.
La serie dei Martìri, complementare a quella coeva dei Feriti del 1959-1962, è da intendersi
come una risposta di carattere esistenziale al clima culturale post bellico, che ha animato la
creatività di molti artisti di quegli anni. La mostra presenta una dozzina di opere scelte di
questo ciclo, anche di grandi dimensioni, provenienti dalla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (Martirio IX. Croce consunta, 1961, bronzo), dalla Banca Popolare di Sondrio
(Martirio X. Croce grande quadra, 1961, ferro) e da alcuni importanti collezionisti privati,
come gli eredi dell’architetto Luigi Caccia Dominioni (Martirio V. Quadrato, 1959, bronzo in
bagno di piombo), con cui l’artista ha strettamente collaborato per oltre un ventennio. In
queste opere Somaini omette sistematicamente ogni accenno alla figura del crocifisso,
affidando al vuoto che ne prende sovente il posto e alla finezza del modellato il compito di
trasmettere il messaggio di carattere esistenziale.
Esposta inoltre per la prima volta la versione completa del Grande Retablo della vita e della
morte, un gruppo di sculture spazialmente disposte, che si configura come un primordiale
luogo di culto, avviato nel 1967 e lasciato incompiuto. La ricostruzione puntuale di questa
installazione è stata ora possibile grazie al recente rinvenimento di una lettera di Somaini a
Enrico Crispolti del 1979. Il critico ha avuto infatti l’occasione di presentarne alcuni elementi
già nell’Omaggio a Somaini in Alternative Attuali del 1968 a L’Aquila e una versione quas