Franco Angeli – Angeli Cieli Dollari
In mostra un ciclo di opere, realizzate negli ultimi decenni di vita del grande artista, ovvero tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.
Comunicato stampa
Il 15 luglio 2011, alle ore 19,00, presso la galleria “Officine delle Arti” di Agrigento,Via Celauro, 7 (trav. via Atenea) si inaugura la mostra “Angeli Cieli Dollari” con opere di Franco Angeli, uno dei maggiori esponenti della Pop Art Italiana, le cui opere sono note al grande pubblico per il singolare utilizzo di simboli della modernità. In mostra un ciclo di opere, realizzate negli ultimi decenni di vita del grande artista, ovvero tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Fedele al marchio stilistico che sempre ha contraddistinto il suo lavoro, i simboli a lui cari, ora i cieli solcati da aerei in picchiata, ora gli “half dollar”, ora i simboli di un oriente sognato, emergono e si configurano come mezzo per una rilettura e una trasfigurazione poetica e concettuale del mondo, senza escludere quel senso critico tipico della sua generazione, politicamente impegnata.
Come scrive Francesco Gallo nella presentazione in catalogo, “negli anni Ottanta, che sono il cuore di questa mostra, l’artista tira le fila di tutta un’esperienza, del suo vario articolarsi e immette nel lavoro il valore aggiunto dell’esperienza, che non è solo un maggior padroneggiamento tecnico, materiale, ma una maggiore confidenza con gli aspetti immateriali, teorici, che poi sono il fondamento e il coronamento di tutto. L’artista ritorna al suo posto, l’operatore estetico entra nel cono d’ombra del suo dimenticatoio, la pittura può riprendere il suo corso insieme a tutto quanto il Novecento le ha affiancato”.
Presso le Officine delle Arti di Agrigento il visitatore avrà dunque l’opportunità di ammirare “una mostra costruita sull’ecletticità, sul confronto spassionato delle opere, messe insieme per comporre una grande tela di tutto un periodo, in cui Franco Angeli ha lavorato con la consapevolezza dell’isolato, contando sul fatto che prima o poi qualcuno avrebbe finito di accorgersi di quella grande mole di lavoro e gli avrebbe dato la giusta collocazione, scomponendo il muro di omertà che lo circondava. Una consapevolezza disperata proiettata nel futuro, mentre il presente riservava ad altri, tanti, dei riconoscimenti che sarebbero toccati alla sua generazione, a lui stesso, a Schifano, a Festa, ma anche a Mambor, a Lombardo, a Tacchi, alla Fioroni insomma, a quello che oggi appare un fenomeno di assoluta rilevanza rapportabile a quanto di più apprezzabile, avvenuto nella penisola e nel contesto internazionale."