Franco Bruna – Comics Graffiti
La mostra, allestita alla Little Nemo Art Gallery, rappresenta, attraverso oltre 80 opere originali, il gioco nostalgico di Bruna, presentando le caricature di artisti del cinema quali Charlie Chaplin o Marlene Dietrich e quelle di personaggi dello sport, da Maradona a Trapattoni.
Comunicato stampa
Personaggio schivo e modesto, con la testa un po’ “fra le nuvole” (anche grazie ai suoi due metri di altezza); un po’ Archimede Pitagorico, per la sua disposizione al continuo inventare opere, Franco Bruna, un po’ come Ferenc Pintér, ha attraversato 40 anni della nostra storia catturando, con i suoi “graffi”, personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport.
Il suo esordio come caricaturista e vignettista risale infatti al 1971, sulle pagine di “Stampa Sera” (complice l’istigatore Giovanni Arpino). Come le copertine mondadoriane di Pintér, le caricature di Bruna ci hanno accompagnato per tutti questi anni, a volte senza suscitare l’immediata consapevolezza di essere di fronte ad un “lavoro d’arte”.
Solo in tempi più recenti entrambi gli artisti hanno iniziato a ricevere il riconoscimento che meritano. Abbiamo così scoperto in Franco Bruna un artista eclettico: pittore, illustratore, incisore, scultore, copertinista, caricaturista, Bruna ha all’attivo numerose esposizioni personali (la prima nel 1968) e vanta numerosi riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali.
Personalmente ricordo le copertine del “Corriere dei Ragazzi” (1972-1973): memorabili quella di Hugo Pratt, o quella con Ciccio e Franco/il gatto e la volpe del Pinocchio di Zeffirelli. I suoi ritratti precisi, graffianti ma mai offensivi, sono apparsi poi su “Airone”, “Ciak”, “Il Corriere della Sera”, “L’Espresso”, “Panorama” e “Topolino”.
La sua passione, mai celata, per il fumetto dell’età d’oro e per Disney in particolare lo ha portato a realizzare oltre 40 copertine per la testata tutta barksiana “Zio Paperone”, della Mondadori - Disney Italia, mentre ha riversato tutta la sua arte mimetica nelle oltre 30 copertine realizzate per le edizioni filologiche del Topolino di Gottfredson, edite da Mondadori e da Ernesto Traverso di Genova negli anni ’80. In quel caso prese ispirazione dalle copertine di Giove Toppi per Nerbini, trasformandole in opere dal segno moderno ma che, in quanto a costruzione scenografica, sposano perfettamente il contenuto classico degli albi. Un’analoga operazione è stata fatta per le edizioni filologiche dei fratelli Voltolina, con personaggi del calibro di Mandrake, L’Uomo Mascherato e Lone Ranger, per citarne solo alcuni.
Pittore affermato ed apprezzato, realizza quadri ad olio dedicati ai personaggi immortali della letteratura riduttivamente definita “infantile”: il ciclo di Pinocchio, con tavole cesellate a china, o Alice nei giardini delle meraviglie, con quadri ad olio di più ampio respiro, o ancora la serie di dipinti dedicati ai gatti dei personaggi famosi.
La mostra, allestita alla Little Nemo Art Gallery, rappresenta, attraverso oltre 80 opere originali, il gioco nostalgico di Bruna, presentando le caricature di artisti del cinema quali Charlie Chaplin o Marlene Dietrich e quelle di personaggi dello sport, da Maradona a Trapattoni.
Il viaggio nel mondo dei comics dell’età dell’oro prende l’avvio da una serie di illustrazioni in punta di pennino, graffite come incisioni ottocentesche, che raccontano, con eleganza ed ironia, personaggi quali Krazy Kat, del geniale Herriman, Betty Boop, Popeye the Sailorman, Felix di Sullivan, Dick Tracy, Mickey Mouse e Donald Duck nella loro primigenia veste di eroi dei cartoons in bianco e nero.
Il colore affiora nelle brillanti ecoline delle copertine per “Zio Paperone”, per trionfare nei ricercati dipinti ad olio, tributo ai paperi di Carl Barks ed al Pinocchio disneyano, o nei piccoli ma sentiti omaggi ai miti del fumetto, realizzati ad olio su tavoletta: da Buck Rogers all’Uomo Mascherato, da John Wayne con Cocco Bill ad un Felix à la Mirò.
Sergio Pignatone
In mostra alla Little Nemo Art Gallery dal 28 febbraio al 14 marzo 2014.
Inaugurazione venerdì 28 alle ore 18, alla presenza dell’artista.
Franco Bruna raccontato da Bruno Quaranta
E' un corazziere, Franco Bruna. E' un signore (o un fanciullo) alto alto, che un po' deve chinarsi per scrutare la commedia umana. Chinarsi, beninteso, non inchinarsi. E come potrebbe, lui naturalmente vocato a far brillare il nostro ricciolo indocile o goffo o stralunato? Chi non vorrebbe essere identificato dal suo lapis, uno specchio efferato (non assomiglia a Macchia Nera, Bruna?), ma non avaro, anzi, di garbo, di stile, di pudicizia, un gozzaniano canapè su cui felicemente - il tempo di una posa - naufragare?
Franco Bruna è la sua firma. Un villaggio sulle palafitte. Un graffito donchisciottesco. Una giostra di trampoli. Un acrobata sul filo. Una cavalcata nell'alfabeto. Forse è l'erede di Eugenio Colmo, al secolo Golia. Come il novecentesco re della caricatura (così è sotto la Mole) preferibilmente in ombra, in penombra, non sempre «riconosciuto», devoto alla sua officina piuttosto che alla fregola di apparire.
Di alloro in alloro, mai ostentato, va da sé, dalla Grolla d'oro al premio Forte dei Marmi alla Palma, anch'essa d'oro, di Bordighera (come non ricordare e rimpiangere Giorgio Cavallo, un ulteriore «segno» indigeno?), Franco Bruna, classe 1935, onora il nostro tempo di una flânerie medicamentosa. Acceso (scortato) com'è da una curiosità vasta, intrepida, di un'eleganza d'autrefois, doma la realtà (il barnum politico come il carvanserraglio sportivo) svelenendola, restituendole (offrendole) misura, decenza, salvifica ironia, educazione. Non dimenticando, anzi, fra un cimento e l'altro (la matita che è lancia, scudo, civile vessillo), di inseguire l'antidoto contro la peste del linguaggio, la madre di ogni peste, nel cenacolo intellettuale dove si «riconoscono» - ognuno riconosce i suoi - Hemingway e Carroll, Melville e Dostoevskij, Pirandello e Fruttero, Ceronetti e Rigoni Stern, Sciascia e Zola, e Giovanni Arpino.
«Per Bruna, il sorriso basta. Ed anche questa è sapienza»: in un rigo appena il «bracconiere» di suore giovani e anime perse e colline innalzava l'eco subalpina di Lévine, pupilla inesorabilmente calamitata (se ne vedano i ritratti) dalle mani, nelle mani - intrecciate, conserte, sfidanti - «leggendo» una vocazione, un destino, una discendenza.
Fra Bruna e l'universo c'è un voile, che sfuma, dissipa, netta. I volti e oltre. Una ludica passeggiata, sul filo, esile eppure indelebile, del sogno. Un fantastico viaggio che - circumnavigato il continente in bianco e nero, la «satira grafica» - si sospinge verso la pittura e il fumetto. Di aquilone in luna calante, di duello in tango, di automobile in piazza dilatata come uno spasmo gentile. In «nuvola» riecheggiante ora questa ora quella gloriosa tavola d'antan, favolosa come l'adolescenziale età trascorsa - Anni Trenta e dintorni -, da Mandrake all'Uomo Mascherato, da Michele Strogoff a Pippo, creatura di Gottfredson, da Paperone-Barks all'eroe degli eroi, Mickey Mouse.
Franco Bruna è una bacchetta che sa egregiamente (miracolosamente) arabescare la polvere di stelle, disneyana e no. Bisognerà dedicargli una cometa, l'ippogrifo, il cavallo a dondolo, su cui trovare (ri-ritrovare) la magia del tratto.
Bruno Quaranta