Franco Cipriano – Templum
La mostra prosegue il secondo ciclo di MONTORO CONTEMPORANEA, una rassegna di mostre personali tra pittura, scultura e fotografia. L’iniziativa è rivolta agli artisti professionisti che intendono donare il proprio contributo espressivo alla crescita della collettività verso i linguaggi dell’Arte.
Comunicato stampa
Sarà inaugurata sabato 4 giugno 2016 alle 19,00, presso il Convento di S. Maria degli Angeli a Torchiati di Montoro, la personale di pittura di Franco Cipriano.
La mostra prosegue il secondo ciclo di MONTORO CONTEMPORANEA, una rassegna di mostre personali tra pittura, scultura e fotografia. L’iniziativa - patrocinata dal Comune e dall’Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo di Montoro - è rivolta agli artisti professionisti che intendono donare il proprio contributo espressivo alla crescita della collettività verso i linguaggi dell’Arte Contemporanea in tutte le sue forme.
Alla serata interverranno, oltre all’artista: il sindaco Mario Bianchino, l’assessore alla Cultura Raffaele Guariniello, Nicola Magliulo, filosofo; Elio Goka, scrittore; Enzo Cocco, docente di Filosofia della Storia e di Morale presso l’Università degli Studi di Salerno; il direttore della rassegna Gerardo Fiore.
Scrive Nicola Magliulo: ‘ Fin dove sappiamo e possiamo andare, là dove all’ultimo giunge il nostro sguardo, quello è il nostro ‘luogo’. Lo sguardo umano può non chiudersi in un orizzonte determinato: “è un vedere abissi, cose sconosciute, e lo sguardo stesso oscilla tra “mondo” e “non mondo”, scrive Franco Cipriano indicando il suo ‘luogo-non luogo’, un confine (limen) che è soglia. È come se l’artista guardasse ‘escatologicamente’ l’esistente, operando una sorta di epochè del ‘mondo della vita’ che ci riconduca alle condizioni trascendentali di un altro esistere possibile. Anche le rappresentazioni del corpo umano, nelle sue opere, vengono oltrepassate perché si dia un corpo trascendentale: ‘sagome’ di corpi appaiono in relazione al Mistero da cui provengono, corpi che possono apparire solo trasfigurati. Cipriano rappresenta in Dimora un fondo quadrato nero da cui emana, senza ondamento, una sovrabbondante luminosità nella cui scia appare una figura corporea; ancora, in Occidente, una sequenza di figure umane riflettono diversamente il cuore di tenebra della luce oscura dell’Origine. Analogamente, le figure angeliche dimorano tra il Tempo e la compossibilità dell’Inizio; la loro preghiera è un’invocazione affinché l’addio a ‘quest’mondo incontri nuove terre, nuovi cieli, vera vita; o apra alla visione di un Giardino antecedente che forse non è mai stato, ma che è anche un possibile ad-veniens. La ricerca di Cipriano, dunque, lungi dal trovare dimora in una contemporaneità pacificante, si volge ad una interrogazione e rappresentazione dell’Originario; perché essa possa darsi, si deve rinunciare alla volontà di potenza del gesto artistico, alla “superbia del rappresentabile”, per lasciar essere le tracce materico-segniche della Materia trascendentale. Le sue sono icone di un Sacro irreligioso cui si perviene attraverso una de-creatio: cancellare tutto per poter compiere una epistrofè, per risalire all’Origine. Cipriano abbandona ogni mimesis e cromatismo naturalistici: è piuttosto la dialettica tra il grigio, ‘la materia della pietra e del vento’, e il nero a mostrare ciò che è essenziale: nero che non è così ‘cieco’ da non poter farsi fonte; grigio che, a sua volta, può declinarsi, ‘illuminarsi’ di bianco, farsi canto, lasciare che accada un’epifania, si apra una finestra sull’Assoluto. Assente appare, nelle sue opere, la rappresentazione della successione temporale lineare e orizzontale: il fare dell’artista è piuttosto rivolto all’Immemoriale, che è alla radice della memoria e dal cui fondo ‘chiama’; Passato arcaico e immemorabile, che eccede la catena dei ricordi, pace di un Oblio indimenticabile. Irrelativo, Indifferente Inizio, absolutus da un molteplice determinato; Materia indeterminata e originaria, che non ha una forma per poter ospitare e produrre tutte le forme; che non è una tra le cose, né è tutte le cose. L’Originario appare ineffabile, inesprimibile non perché troppo difficile da comprendere ma perché determinarlo compiutamente è ridurne il Possibile/Impossibile; dal suo fondo provengono Profezie ‘altre’ da quelle della Tradizione religiosa. Cosa annunciano? Forse la possibilità che il Silenzio dell’Origine, che avvolge figure e forme nelle opere dell’artista, si riveli Suono, e che da esso provengano infiniti mondi possibili, vibrazioni risonanti di cui possiamo porci in Ascolto, o ascoltarne l’Eco anche in una umile e muta pietra. Per questo ascolto Cipriano allestisce, con una ‘liturgia’ che è insieme riferimento ad alcune sue opere e al tratto distintivo del suo fare artistico, un Templum: al suo interno pone un’installazione che raccoglie, in una relazione ‘armonica’ dettata da Tyche, elementi arche-tipici; su di essi ‘cade’ una luce che li evidenzia per contrasto con l’ombra che li circonda, con un ineludibile rimando alla raccolta intimità dello spazio sacro dell’altare (Ikonostasi): là dove si può ri-cor-dare il nostro possibile essere non solo mortali, e lodare la purezza semplice dell’Invisibile.
Franco Cipriano (1952), è attivo nella scena artistica dagli anni Settanta, con pratiche espositive e di scrittura critica, S’interessa del dialogo tra arte e filosofia, ha pubblicato testi in cataloghi, riviste e volumi. È stato promotore, negli anni Sessanta e Settanta, di gruppi d’intervento artistico e culturale, realizzando mostre, organizzando incontri e azioni teatrali di sperimentazione. La sua attività ha avuto percorsi multiformi. La pratica della pittura e della scrittura ha incrociato esperienze multimediali, teatrali, e di politiche e organizzazione per la cultura. La sua attività artistica - in pittura, scultura, istallazioni e video - è riflessione sull’opera come traccia dell’assenza, sulla soglia estrema dell’immemoriale. Nel suo pensiero-immagine l’arte è “crisi del tempo”, è rivelazione interrogante del linguaggio sospeso sul punto dell’addio, “custodia dell’impossibile”, tra originarietà e destino. S’interessa del rapporto tra arte e filosofia dialogando con diverse figure della cultura italiana. È autore di testi critici e di poetica. Progetta, cura e organizza mostre ed eventi, facendo interagire linguaggi, temi e questioni della contemporaneità. La sua recente monografia HISTORIA (Grafica Metelliana Edizioni, 2015) raccoglie le molteplici tracce di dialogo e commenti della sua opera di filosofi, storici, critici, artisti, poeti, scrittori. È art director dello Spazio Zero11 di Torre Annunziata, Napoli. È supervisore nelle attività del collettivo Di.St.Urb. Ha promosso e coordina “Artlante, comunità di studi e iniziative per l’arte contemporanea”. È stato organizzatore negli anni 68/74 di gruppi d’intervento per un’arte di azione politica, realizzando mostre, incontri e azioni negli spazi urbani. Ha collaborato alla rivista NO. Antonio Del Guercio lo segnala nel 1981 per la pittura nel catalogo Bolaffi-Mondadori. Tra le varie esposizioni collettive e rassegne si indicano: “La Scuola di Napoli”, 1978, Galleria Numerosette, Napoli; 1981, “Presenza e memoria; sette artisti italiani all'inizio degli anni '80”, Palazzo Ducale San Cesario di Lecce;1983, “Art Itinera 83: Persistenza della pittura”, Castiglioncello;1985 “Italie aujourd’hui': Sguardi sull’arte italiana dal I970 al 1985”, Centro Nazionale d'Arte Contemporanea, Villa Arson, Nizza. Ha partecipato alle X e XI e Quadriennali nazionali d’arte, Roma, 1975/1986. Nel 1986 “L’officina di Scafati”, a Scafati e Arezzo; 1987, “Opere-Rara Avis Alfano, Cipriano, Longobardi, Pisani, Tatafiore”, Castel dell'Ovo, Napoli. 1998, “Napoli frontale”, Santa Maria la Nova, Napoli. 2001 partecipa a “Insorgenze del classico”, Villa Campolieto, Ercolano; 2009 “Dialoghi di luce”, Scafati; 2013 “Anamorfosi della verità”, Spazio Zero11 di Torre Annunziata, “Visioni contemporanee”, Ravello; 2014 “Die Werte der Gemeinschaft / Il Valore della Comunità”, alla Stuttgarter Kunstverein e.V., Stoccarda, Germania; “Resurrectio”, Abbazia S. Pietro a Ruoti Bucine Arezzo; “Rewind”, Museo di Napoli Novecento, Castel S. Elmo, Napoli. Nel 2015: “Artlante vesuviano”, Tekla Sarno e Scafati Real Polverificio Borbonico; “Resurrectio Theatrum Resurrectionis”, Abbazia S. Pietro a Ruoti Bucine Arezzo; “Resurrectio” Unusual Art Gallery, Caserta. Nel 2016: “Pareti ad Arte”, Galleria Serrau, Napoli/Parigi; “Stazione Creativa/Profezia” Spazio MIL, Sesto S. Giovanni, Milano.Tra le personali più rilevanti: “L’oro di Karl Marx”, 1980, Galleria Libreria Minerva Napoli, “Finisterre” nel 1991 e“La cenere del cielo” nel 1993 da EnzoEspositoArte Contemporanea Napoli; “Absentia Picta”, Istituto Suor Orsola Benincasa, Napoli. del 1995. Nel 1999 espone “Il Canto di Orfeo” all’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli e “Corpo trascendentale” alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Scafati. “Tracce, non parole, tre libri” è la mostra-conferenza alla Fondazione Menna di Salerno. Nel 2001 una personale alla Galleria Giulia di Roma. Al Monastero di Camaldoli, Arezzo, nel 2006 è la mostra “Dell’immemore”. Del 2007 è l’antologica “Di estrema memoria”, Museo Frac, Baronissi. Nel 2010 è la mostra personale “Kataphysis”, al Museo di Villa Rufolo di Ravello, con testi di Stefania Zuliani e Vincenzo Vitiello. Nel 2016 “Togliere il nome alle cose”, Spazio Zero11, Torre Annunziata, Napoli; “Studio, Cipriano/Terminiello”, Unusual Art Gallery, Caserta.