Franco Guerzoni – Archeologie senza restauro
L’esposizione, che rimarrà aperta al pubblico in un’area dedicata della Collezione Permanente, si focalizza su due momenti del percorso creativo dell’artista: gli esordi e la produzione più recente, presentando una selezione di opere rappresentative di tali fasi.
Comunicato stampa
Il MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna dedica a Franco Guerzoni Archeologie senza restauro, una personale visibile dal 19 dicembre 2014 al 19 aprile 2015 in una sala della Collezione Permanente.
La mostra si focalizza su due estremi temporali del percorso creativo dell'artista: gli esordi e la produzione più recente, presentando una selezione di 17 opere rappresentative di tali momenti.
Lo sguardo rivolto verso il passato, che è interesse verso ciò che è stato e al contempo consapevolezza della sua irrecuperabilità, è una costante del lavoro di Guerzoni, che l'ha definita “archeologia senza restauro”. Spesso le sue opere appaiono come dei reperti - con superfici mutate dal tempo, polvere, parti sconnesse - e raccontano un viaggio dell'immaginazione tra le tracce di ciò che è ormai perduto.
Accolgono i visitatori all'ingresso della sala due lavori recenti, dal titolo Museo ideale (2011), superati i quali si fa un salto nel passato con alcuni lavori giovanili della serie delle Antropologie (1976-78) - caratterizzati dall'accostamento di immagini fotografiche e oggetti – e il Libro del 1971, in cui la superficie pittorica di legno e pigmenti subisce un processo di impaginazione. Sono proprio le opere di esordio a evidenziare il nucleo originario della ricerca di Guerzoni al quale, dopo essersene allontanato per alcuni decenni, l'artista torna con questa mostra per scoprirne potenzialità inesplorate.
Dall'inizio degli anni Settanta, Franco Guerzoni si dedica al linguaggio fotografico, seguendo un proprio percorso di ricerca sull'immagine e i sistemi di rappresentazione. Si tratta di un periodo in cui gli intensi scambi intellettuali con altri giovani artisti modenesi danno vita a collaborazioni importanti quali quella con Luigi Ghirri, amico fraterno con il quale porta avanti un'estesa ricognizione dei territori della provincia modenese, alla ricerca di suggestioni d'immagine. La scelta da parte di Guerzoni di “disoccultare” questo immenso archivio di fotografie scattate da Ghirri, un patrimonio rimasto silenziato per un lungo periodo, si riaffaccia oggi come un tema irrisolto, che richiede uno sviluppo nel tempo presente.
Se la recente mostra di Guerzoni alla Triennale di Milano si è concentrata proprio sull'aspetto fotografico della ricerca condivisa con Ghirri, l'esposizione al MAMbo va oltre: a partire dagli snodi seminali degli esordi e dal recente percorso che ne ha preparato il ritrovamento, si concentra sull'evolversi del lavoro dell'artista sulla superficie pittorica mostrandone gli esiti più attuali.
Le opere visibili in mostra si nutrono delle componenti di irresolutezza e di inevitabile dimenticanza derivanti dai riferimenti al passato per trarne una rinnovata energia propulsiva e un'impronta che si riconosce soprattutto in quelle realizzate appositamente per il MAMbo: Affresco in corso d'opera (2014), un lavoro installativo di dimensioni variabili; due Stanze, lavori a parete in cui il supporto di gesso e scagliola ha un rapporto di continuità con l'immagine o con il frammento di essa; Grotta (2014), ispirata al complesso pittorico della Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Puglia) che, grazie a un movimento quasi impercettibile, indaga l'idea di instabilità.
In occasione dell'esposizione, tre opere degli anni '70 vengono donate dall'artista al museo bolognese: si tratta di due Antropologie, una delle quali incorpora uno scatto di Luigi Ghirri e del Libro del 1971.
È prevista la pubblicazione di un catalogo in corso di mostra.
Speciali attività didattiche a cura del Dipartimento educativo MAMbo si svolgeranno per l'intera durata dell'esposizione.
Cenni biografici
Franco Guerzoni è nato nel 1948 a Modena. All'inizio degli anni settanta utilizza la fotografia come strumento di rappresentazione, del 1972 sono i suoi “Affreschi”, del '73 le sue ”Archeologie” seguite dalle “Antropologie”, ricerca legata agli aspetti della stratificazione culturale e all'idea di “antico” come perdita.
Negli anni ottanta è impegnato nella realizzazione di grandi carte parietali che indagano l'idea di una geografia immaginaria, “Carte di viaggio”, “Grotteschi” e “La parete dimenticata”, alla fine degli stessi anni lavora sulla superficie intesa come profondità.
Presenta “Decorazioni e rovine” in una sala personale alla Biennale di Venezia del 1990. Da allora continua, attraverso grandi cicli di opere, la sua indagine sul tempo e sulla poetica della rovina, una sorta di
archeologia senza restauro.
Nel 2006, in seguito al recupero di un corpo di lavori realizzati con l'uso del mezzo fotografico dall'autore negli anni Settanta, presenta alla GAM di Torino “Paesaggi in polvere”.
Da allora alle sue ricerche si affianca una vera e propria attività di ricongiunzione o di trasferimento che va dal dipinto alla parete vera e propria.