Franco Nardi – Tentativo di produzione di un’alba

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DI SAN CLEMENTE
via Micheli 2, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì ore 9,00 – 18,30

Vernissage
28/02/2013

ore 17.30

Artisti
Franco Nardi
Generi
arte contemporanea, personale

Franco Nardi propone una performance dalla durata variabile e dall’esito inatteso. Il lavoro costituisce la terza tappa di un ciclo composto da altre due performances: Tentativo di produzione di un terremoto, Tentativo di produzione della pioggia.

Comunicato stampa

Come una ciambella storta
Il titolo della rassegna prende spunto da una riflessione di Tengo, uno dei protagonisti di 1Q84 di Murakami Haruki: Forse il tempo non ha niente a che vedere con una linea retta, e magari ha la forma di una ciambella storta.
La Biblioteca di Scienze Tecnologiche – Architettura, all’interno dell’avviata iniziativa di Archi-Tè incontri trasversali, offre l’occasione di esplorare il nostro tempo. Propone, con la collaborazione di Cristina Petrelli, degli eventi dedicati all’arte contemporanea. La molteplicità di forme espressive che la caratterizza rispecchia le contraddizioni, gli agi, le scoperte, le accelerazioni di questo millennio ancora all’inizio.
La rassegna prosegue, per il secondo appuntamento, con Franco Nardi.

Franco Nardi
Tentativo di produzione di un’alba.

Una persona da sola, seduta in alto, sopra un tavolo appoggiato ad un altro.
Franco Nardi propone una performance dalla durata variabile e dall’esito inatteso. Il lavoro costituisce la terza tappa di un ciclo composto da altre due performances: Tentativo di produzione di un terremoto, Tentativo di produzione della pioggia. Il termine “produzione”, che ricorre nei titoli, si contrappone chiaramente ai singoli fenomeni naturali e invita a riflettere sul senso di onnipotenza ostentato dall’uomo.

Deus ex machina
di Cristina Petrelli

Io quaggiù sono grigia e triste ma là in alto ci sono nuvole,
e gli angeli ribelli senza padrone si svegliano ogni aurora
a spazzolare le nuvole, come lana di pecora, o capelli di donna.
E dicono: vogliamo scendere nel mondo. Gli uomini hanno bisogno di noi,
gli porteremo in regalo uno scrigno con un’ora di sonno in più.
(Stefano Benni)

Vi dico una cosa: ho due cani. Un vivace meticcio da caccia e un mite pastore maremmano. Bene, direte, ma la cosa poco vi importa ai fini del contenuto di questo testo. Invece volevo partire proprio da qui e aggiungere che vivo in un piccolo paese nella campagna fiorentina. Insieme al mio compagno (un santo martire!) e alle fedeli bestiole, la giornata inizia presto. D’inverno potrete incontrarci molto prima del sorgere del sole e d’estate alle prime luci del mattino. L’uso di una torcia elettrica permette di violare l’oscurità del bosco e di attraversare vigne e uliveti. La rugiada e il ghiaccio generano mille riflessi argentei al punto che il cielo sembra scendere sulla terra con lo scintillare di tutte le sue stelle. In questo contesto campestre d’altri tempi, diventa facile immaginare come l’annuncio di un nuovo giorno sia accompagnato dal canto del gallo. Ma se, d’improvviso, l’acuto e monotono canto, si trasformasse in un goffo chicchirichì emesso chiaramente da una voce umana? Che reazione avreste?
Ironica e provocatoria, la performance proposta da Franco Nardi (Corridonia Mc 1974) ha come protagonista un individuo che riproduce il verso del gallo. Nella prima realizzazione del lavoro (2011) si trattava di un uomo. In questa occasione è una donna ad essere seduta su un tavolo, che si trova appoggiato sopra ad un altro. L’improvvisazione domina la scena che non ha nulla di teatrale. Variabile è lo spazio e variabile la durata dell’intervento. Unico elemento fisso, che c’è prima dell’inizio e resterà alla fine, sono i due tavoli sovrapposti.
Il lavoro fa parte di un ciclo di tre performances: Tentativo di produzione di un terremoto, Tentativo di produzione della pioggia e Tentativo di produzione di un’alba. Il termine “produzione”, che ricorre nei titoli, si contrappone chiaramente ai singoli fenomeni naturali. È evidente come l’artista voglia far riflettere sulla tendenza umana di manipolare la natura per adattarla alle proprie esigenze. Tanti sono i tentativi riusciti, con ampi vantaggi economici, e pochi quelli che rispettano l’ambiente. La prevaricazione esercitata dall’uomo tende a trasformare il pianeta in cui vive in un suo umile servitore. Un sentimento di onnipotenza che contrasta con il risultato ridicolo ottenuto nella performance.
Mi piace accostare questo lavoro di Franco Nardi con il progetto che Fiete Stolte sta portando avanti dal 2006. L’artista tedesco dorme otto notti in una settimana! Il suo lunedì coincide con quello di tutto il resto del mondo, ma le sue giornate durano ventuno ore.

In questo modo, sottraendo tre ore ogni giorno, riesce a creare un girono in più. Un meccanismo noto per poter avere una gestione autonoma del proprio tempo, ma che inevitabilmente rimanda alla sua cronica mancanza nella vita contemporanea che risulta sempre più accelerata. L’approccio di Stolte è metodico e scientifico, quello di Nardi imprevedibile ed empirico. Nell’arte contemporanea, mai lineare e spesso ossessiva, non è raro trovare più artisti che affrontano tematiche affini. Un atteggiamento che sottolinea maggiormente l’attenzione verso un determinato argomento ma che, allo stesso tempo, ne dilata anche i confini geografici. I due artisti partono da contesti differenti e raggiungono obiettivi diversi, ma entrambi passano attraverso la possibilità di far nascere a piacimento un nuovo giorno.
Quanti di noi, stretti nella morsa delle incombenze quotidiane, l’avranno pensato? Anch’io, devo ammetterlo, ma solo per desiderare un’ora di sonno in più.