Frank Lloyd Wright – Tra America e Italia
Attraverso fotografie, oggetti, cataloghi, litografie e disegni originali, la mostra esplora il pensiero di Wright in merito all’architettura organica a partire dal suo primo soggiorno in Italia nel 1910 fino alla sua ultima visita nel 1951, portando l’accento sul suo coinvolgimento nel dibattito architettonico, urbanistico e paesaggistico italiano.
Comunicato stampa
La mostra è presentata dalla Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University; in collaborazione con la Miriam & Ira D. Wallach Art Gallery, Columbia University.
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La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli presenta FRANK LLOYD WRIGHT TRA AMERICA E ITALIA, a cura di Jennifer Gray. Attraverso fotografie, oggetti, cataloghi, litografie e disegni originali, la mostra esplora il pensiero di Wright in merito all’architettura organica a partire dal suo primo soggiorno in Italia nel 1910 fino alla sua ultima visita nel 1951, portando l’accento sul suo coinvolgimento nel dibattito architettonico, urbanistico e paesaggistico italiano.
Durante un lungo viaggio in Europa, nel 1910 Wright trascorse sei mesi a Fiesole, vicino a Firenze, dove elaborò i temi trattati nel suo saggio “The Sovereignty of the Individual in the Cause of Architecture”, introduzione a Ausgeführte Bauten und Entwürfe von Frank Lloyd Wright, una pubblicazione artistica di litografie che illustravano i suoi principali progetti architettonici realizzati fino ad allora. Wright scrisse che in Italia non vi è prova più grande di un felice abitare. I palazzi, i dipinti e le sculture sembrano “nascere come fiori al lato della strada e cantare la loro esistenza”.
I temi di architettura, democrazia e natura illustrati in questo saggio sarebbero diventati un interesse costante per Wright, lo avrebbero accompagnato per tutta la vita e avrebbero costituito un elemento di coesione per molti architetti italiani nei decenni che precedettero e che seguirono alla Seconda guerra mondiale.
Proprio a Torino, il 21 gennaio 1935, Edoardo Persico - il direttore antifascista di Casabella - tenne una lezione in cui Wright fu assunto ad arbitro della libertà, dell’individualismo e della diversità, segnando l’avvio di un impegno decennale a sostegno della teoria dell’ architettura organica di Wright e l’inizio della sua risonanza nella cultura italiana. All’indomani della guerra, Bruno Zevi pubblicò il suo fondamentale testo Verso Un’Architettura Organica (1945), il quale - a causa della carenza di carta - includeva una sola immagine di copertina: Fallingwater, la rivoluzionaria casa di Wright sospesa su una cascata a Bear Run in Pennsylvania. Nello stesso anno fu fondata l’Associazione per l’Architettura Organica (APAO), che vide Zevi protagonista e che servì da manifestazione formale dell’esistenza di una scuola di architettura wrightiana in Italia. Questa costellazione di eventi suggerisce che nell’Italia del Dopoguerra l’architettura organica di Wright abbia rappresentato quell’ideale di libertà e democrazia che architetti e critici italiani auspicavano di perseguire nella ricostruzione del Paese.
Nel 1951, quando Frank Lloyd Wright ritornò in Italia per accompagnare la sua mostra itinerante Sixty Years of Living Architecture fu celebrato come visionario dell’architettura moderna e della politica democratica.
Cosa significa architettura organica e come si manifesta nei progetti di Wright?
Come cambia il suo significato con il mutare delle condizioni politico-economiche sia negli Stati Uniti che in Italia nel corso del XX secolo? E quali influenze ebbe sull’architettura italiana?
La mostra approfondisce questi interrogativi attraverso le innovazioni apportate da Wright nei suoi progetti: la Robie House (1908-10), probabilmente l’apoteosi del prairie style guidato da Wright all’inizio del XX secolo; lo Unity Temple (1905-08), un ripensamento radicale dell’architettura sacra; il Doheny Ranch (1923), sintesi ambiziosa di casa individuale, infrastruttura e paesaggio; San Marcos in the Desert (1928-29), un progetto di pianificazione ambientale che cercava di creare un microclima di raffreddamento sostenibile nell’arido clima dell’Arizona; le sperimentazioni con il cemento e la ricerca della forma organica culminate nel Guggenheim (1943-59). Tra i progetti esposti anche il Masieri Memorial (1951-55), pensato da Wright per il Canal Grande di Venezia al fine di commemorare uno dei suoi discepoli italiani, Angelo Masieri - morto tragicamente in Arizona mentre stava completando un grand tour dell’America per far visita e lavorare con Wright - e che, nella combinazione di modernismo e di forme e materiali tradizionali veneziani, fu un vero e proprio saggio sugli scambi culturali tra Wright e l’Italia.
L’allestimento della mostra è progettato da Marco Palmieri. Il catalogo della mostra è edito da Corraini.
Solomon R. Guggenheim Museum (New York, New York). Exterior perspective [4305.017]
The Frank Lloyd Wright Foundation Archives (The Museum of Modern Art | Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University, New York)