Frank Stefanko – Bruce Springsteen. Jungleland
Uno sguardo unico sull’icona Springsteen, colta all’epoca di Darkness On The Edge Of Town e The River, in occasione dei concerti italiani del “River Tour”.
Comunicato stampa
Nel 1977 ero nel backstage di un concerto di Patti Smith, che mi disse: “Hey, dovresti farti fotografare da questo tipo. Si chiama Frank Stefanko”. Patti mi raccontò che si trattava di un suo vecchio amico che lavorava in un impianto di confezionamento della carne nel South Jersey e che era un bravo fotografo.
Stavo completando Darkness On The Edge Of Town, così feci una telefonata a Frank. Un giorno di inverno mi presentai con la mia Vette modello anni Sessanta a casa sua, a Haddonfield, New Jersey. Le prime foto le facemmo in casa. Ricordo che si era fatto prestare una macchina fotografica e dovemmo chiamare il ragazzino della porta accanto per tenere su una luce, nel caso che diventasse buio. La copertina di Darkness fu scattata nella camera da letto di Frank. Gli esterni li improvvisammo nel suo giardinetto o per le viette del paese.
Erano fotografie grezze. Frank aveva un suo modo di eliminare qualunque residuo di celebrità che tu avessi accumulato nel tempo. Sapeva cogliere il “te” che era in “te”. Sembrava che ti fotografasse secondo schemi molto rigidi e autoimposti, ma dentro quegli schemi sapeva creare un mondo compiuto; un mondo che sentivo profondamente connesso ai personaggi di cui avevo scritto in Darkness. La mancanza di grandiosità nelle foto, la loro immediatezza, la loro durezza, erano ciò che volevo a quell’epoca per la mia musica.
Frank fotografava sempre la tua vita interiore. Lasciava ben visibili i tuoi difetti esterni. Le sue foto avevano purezza e poesia; c’era anche un po’ di umorismo nella loro laconicità. Sull’onda di Born To Run, Frank si focalizzava sugli stessi conflitti in cui mi dibattevo: chi sono io? Dove vado ora? Frank mi ha mostrato la gente di cui scrivevo nelle mie canzoni. Ha rivelato il lato di me che era ancora parte di quella umanità. Grazie!
- Bruce Springsteen.
Da oltre quarant’anni Bruce Springsteen è un’icona assoluta della musica popolare americana. Non solo, è anche un performer di caratura leggendaria. La sua musica, i suoi testi, i personaggi delle sue canzoni, sono di fatto divenuti parte integrante del Dna del panorama culturale americano e non solo.
Frank Stefanko lo ha fotografato in anni cruciali, tra il 1978 e il 1982, e anche dopo, più e più volte. Le copertine di album fondamentali come Darkness On The Edge Of Town e The River, sono ormai dei classici. Non è un caso che, proprio nell’anno in cui ha scelto di portare sulle scene di tutto il mondo il suo “River Tour”, Springsteen abbia scelto un’immagine di Stefanko per la copertina della sua autobiografia Born To Run, in uscita mondiale il 27 settembre prossimo.
Le immagini scattate da Stefanko nel 1978 a Haddonfield, New Jersey, sono tra le più evocative e riuscite del giovane Springsteen. L’artista è colto nella modesta casa di provincia del fotografo, o per le strade di quella provincia americana, da sempre in attesa che qualcosa di indefinito accada. Lo si legge nella strana sospensione del volto attonito di Springsteen, un volto privo di maschere. Nelle immagini raccolte sui tetti di New York con la E-Street Band, si respira invece la più pura iconografia rock, qualcosa che rimanda alle radici, a Elvis Presley, uno dei più grandi performer di tutti i tempi, e a James Dean, l’icona di quella “gioventù bruciata” assetata di cambiamento nella palude degli anni Cinquanta.
La musica di Springsteen è un infinito piano prospettico attraverso cui si procede, come con uno zoom, a recuperare le radici e le tematiche di quella che è ormai assurta a vera e propria musica classica. In tal senso Springsteen è l’Hank Williams della sua generazione. La quintessenza dello spirito americano.
“Fin dagli anni Cinquanta l’unica costante in un mondo che cambiava vorticosamente era la fotografia”, racconta Stefanko. La musica cambiava, ma lo sguardo del giovane fotografo – infiammato dal bianco e nero essenziale e crudo di maestri come Diane Arbus, Alfred Stieglitz, August Sander o Edward Steichen – si posava già sulla varia umanità del Chelsea Hotel, del Max’s Kansas City, del CBGB’s. In questi locali Stefanko conosce una giovane emergente, Patti Smith. Ne è stregato e la fotografa senza sosta. Sarà lei a segnalarlo a Springsteen dopo la sbornia di Born To Run e un attimo prima di Darkness On The Edge Of Town. Un anno dopo la morte di Elvis, Stefanko avrà davanti al suo obbiettivo “il futuro del rock ‘n ‘roll”. Ne carpirà segreti e tormenti con spontaneità e onestà. Parlando la stessa lingua di Bruce, condividendone sogni e speranze. Mai fotografie hanno definito meglio non solo l’estetica, ma l’essenza stessa del rock, e dell’artista che meglio lo ha rappresentato e lo rappresenta ancora oggi.
In occasione dei concerti italiani del “River Tour”, Wall Of Sound Gallery è orgogliosa di presentare per la prima volta in Italia e con la straordinaria presenza del fotografo, le immagini di Bruce Springsteen scattate da Frank Stefanko. Rimarranno esposte fino al 4 settembre.