Franko B / Nicolò Tomaini – Stitching & Unstitching

Informazioni Evento

Luogo
VILLA BRANDOLINI
Piazza Libertà 7, Pieve di Soligo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
25/05/2024

ore 17

Artisti
Franko B, Nicolò Tomaini
Curatori
Filippo Mollea Ceirano
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Stitching & Unstitching – corpo e tecnologia nelle opere di Franko B e Nicolò Tomaini.

Comunicato stampa

La doppia esposizione personale è dedicata alle ricerche di Franko
B e Nicolò Tomaini, artisti tra loro assai diversi per età, formazione,
tipologia di opere, che tuttavia con i loro lavori trovano un punto di
incontro affrontando aspetti assai delicati su alcuni dei temi più con-
troversi e contraddittori dell’epoca contemporanea: entrambi infatti
focalizzano la loro ricerca su come il corpo vivente sia sempre più
sottomesso dagli apparati che lo circondano e ne condizionano l’esi-
stenza, come le istituzioni, la famiglia, la morale, la politica, e infine la
tecnologia, e segnatamente la tecnologia della comunicazione e del
mondo virtuale.
Franko B è del 1960, è pittore, scultore, performer, body artist; in
generale i suoi lavori sono immediati e diretti, a volte anche violenti
o disturbanti; si è formato nell’ambiente del punk londinese dopo
essere uscito da una situazione di vita difficile e pericolosa, dopo
avere conosciuto personalmente e fin da bambino la violenza fisica,
la sopraffazione, l’imposizione dall’alto, e avere imparato a reagire e
lottare colpo su colpo. Le opere in mostra sono tutte piuttosto recen-
ti, realizzate con tecniche profondamente differenti. Vi sono diverse
“tele cucite”, sulla cui superficie lasciata grezza sono fissati fili di
lana di diversi colori che delineano forme essenziali, o altre in cui
la lana e la tela stessa sono coperte di acrilico nero, in modo che il
disegno affiori solo come labile traccia; in esse le forme asciugate al
massimo conservano l’espressività del reale che non ha bisogno di
mediazioni: sono oppressori, come militari o politici, oppure oppres-
si, come corpi feriti o abbandonati, o cadaveri uccisi dalla violenza
del sistema, oppure ancora i segni tangibili dell’oppressione, come
i frammenti di edifici civili lesionati da bombe, a volte macchiati da
tracce di sangue. Lo stesso tema della dimora ferita ritorna nelle ce-
ramiche smaltate; qui l’involucro della casa, lesionata e spesso inva-
sa dai suoi stessi frammenti, è anche contenitore, a volte della soffe-
renza – quando racchiude sagome di figure umane per le quali ci si
interroga se fungano da riparo, protezione o prigione –, a volte della
speranza, quando in mezzo alle rovine spuntano piante, arborescen-
ze, corpi ancora viventi che cercano di superare la distruzione. E
poi le vecchie valige che attraverso finestre ritagliate nell’involucro
esterno mostrano forme simboliche, come croci (simbolo della croce
rossa, elemento ricorrente nella poetica di Franko B), o schermi su
cui scorrono immagini video o fotografiche, impronte lasciate dalla
vita oppure storie vissute, o ancora da vivere. Infine un “rosario”,
realizzato con 59 oggetti in ceramica legati tra loro in sequenza con
una lunga corda, è lo strumento per una performance in cui l’artista,
tirando a sé i vari “grani”, per ognuno di essi pronuncia una frase
evocativa: a volte di un fatto storico, di portata generale, a volte di un
episodio privato, personale.
Nicolò Tomaini è più giovane almeno di una generazione, classe
1989; anche la sua ricerca utilizza mezzi e linguaggi molto diversi,
dalla pittura all’installazione, dall’assemblaggio, alla scultura, al rea-
dy-made. Il tema centrale è la costruzione dell’irrealtà, la simulazione
prodotta dal controllo della comunicazione attraverso le neo-tecnolo-
gie; è il disvelamento dell’espropriazione del senso, il punto di rottu-
ra che separa la persona dal proprio essere organico, dal suo stesso
apparato vivente, per costringerla ad essere immagine, riproduzione
di se stessa. Il corpo non è mai fisicamente presente: è evocato,
dato per presupposto, destinatario finale ma impercettibile delle
dinamiche alienanti, che sono invece per quanto possibile ritratte in
modo addirittura iperrealista; sia nelle più risalenti serie dei carica-
menti e dei silicio, realizzati intervenendo su vecchi quadri di manie-
ra per fissare la videata della fase di trasformazione (caricamento o
cancellazione) che appare sul monitor del computer, che nei silicio
è affiancata a una sezione in cui sono riprodotti i caratteri digitali
del codice sorgente al cui interno sono inseriti gli algoritmi di di-
struzione dell’immagine; sia nella più recenti serie dei teatrini, in cui
sono assemblate marionette dei pupi siciliani rotte e senza più volto,
affiancate da parti dei codici informatici riprodotte sui pannelli laterali
del palcoscenico; e ancora la serie delle luci senza paesaggio, in cui
vecchi quadri in parte rotti o cancellati si affiancano alla loro riprodu-
zione, dalla quale partono i cavi di un ipotetico collegamento virtua-
le, a indicare come la copia, integra ma artificiosa, si sostituisce,
concettualmente e materialmente, all’originale compromesso.
Nel catalogo della mostra, disponibile a breve anche online, l’argo-
mento è introdotto da una breve sintesi del conflitto tra il corpo viven-
te, le istituzioni e la tecnologia nella società contemporanea.