From La Biennale di Venezia to MACRO – María Verónica León Veintemilla
From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives è il “viaggio” di significative mostre d’arte internazionali, che hanno debuttato alla Biennale Arte, verso il Macro. Il progetto è inaugurato dalla mostra Gold Water: Apocalyptic Black Mirrors II di María Verónica León Veintemilla, curata da David Rosenberg.
Comunicato stampa
From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives è un nuovo progetto espositivo, ideato e curato da Paolo De Grandis e Claudio Crescentini, dedicato alla presentazione presso gli spazi del MACRO di alcune installazioni internazionali provenienti dalla Biennale Internazionale di Venezia - 56. Esposizione Internazionale d'Arte, ricomposte e rimodellate site-specific.
Promosso da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e organizzato in collaborazione con PDG Arte Communications, il progetto vede convergere insieme le “prospettive” d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale. Dalla città lagunare appunto alla Capitale. Due città legate da una tradizione storico-artistica imponente che sono riuscite ad arricchire ulteriormente questo bagaglio per dare voce e vita all’arte contemporanea e far emergere e valorizzare questa risorsa, ricorrendo ad azioni di documentazione dell’esistente, di promozioni di iniziative ma anche di connessioni internazionali. Ricerca avviata da Paolo De Grandis già nel 1995 con l’ideazione dei padiglioni esterni alla Biennale di Venezia e la presentazione di nuovi paesi.
From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives è il “viaggio” di significative mostre d’arte internazionali, che hanno debuttato alla Biennale Arte, verso l’esperienza museale capitolina, dove vivranno nuove atmosfere e curiosità. L’innovazione sta quindi nel percorso che le opere effettueranno da una città all’altra e da uno spazio all’altro, arricchendosi di significati, nutrendosi di un nuovo pubblico, modificandosi nel nuovo allestimento creato appositamente per il MACRO dai vari artisti internazionali invitati a partecipare.
Il progetto è inaugurato dalla mostra Gold Water: Apocalyptic Black Mirrors II di María Verónica León Veintemilla, curata da David Rosenberg, artista fra le più interessanti dell’attuale scena artistica internazionale, recentemente premiata in Ecuador come “Donna dell’Anno” (sezioni delle Arti e della Cultura). María Verónica León Veintemilla rilegge al MACRO quella esplorazione concettuale della sua arte tenutasi appunto alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte nel 2015 presso il Padiglione dell’Ecuador, presente per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Con il lavoro Gold Water: Apocalyptic Black Mirrors II l’artista porterà nella MACRO Hall due grandi container contenenti fotografie e installazioni di video arte. L’opera si ispira a due delle primarie fonti naturali di salute e due degli elementi fondamentali per la vita dell’uomo e dell’economia globale: acqua e oro. Strappati dal loro contesto originale, vengono riesaminati criticamente attraverso la storia, la società, l’economia e la cultura in relazione ai valori economici globali. Entrambi gli elementi, chiave del futuro dell’umanità, sono sostentamento di vita, fisicamente ed economicamente, eppure esiste un paradosso: per estrarre l’oro spesso le fonti di acqua vengono distrutte. Nel progetto artistico e concettuale di María Verónica León Veintemilla, la convergenza di Arte e Scienza plasma un amalgama, il mito profetico di una futura distopia causata dall’annientamento della natura da parte dell’uomo e dalla sua cieca obbedienza al consumismo.
Per illustrare la vitalità e l’energia dell’acqua, i suoi movimenti e i suoi cambiamenti da uno stato all’altro, l’artista predilige la tecnica della video arte, creando personalmente l’opera digitale, girando i video, editandoli, dipingendo e disegnando caratteri e simboli, scrivendo il testo e curando il suono. «La selezione dei video diviene una tecnica ideale, poiché le immagini in movimento mi permettono di mostrare in serie tutte le fasi similari delle “apocalissi” che culture differenti stanno vivendo simultaneamente in dimensioni parallele; una tecnica che mi porta ad astrarre al massimo l’industria high-tech che irrompe nello spirito dell’acqua e nell’anima degli esseri umani» afferma l’artista.
Le installazioni video-audio di María Verónica León Veintemilla accostano tecniche differenti come disegno, oggetti, fotografia, video e suono, tecniche interconnesse ed esposte in un “tecno-teatro” dove l’elemento acqua rivela un nuovo stato mentale come fonte di vita.
Vari video trasformano lo scenario di uno stabilimento di imbottigliamento: un mix di ritmi su uno sfondo metallico dà vita a stelle che si schiudono e si trasformano come nuove tecno-galassie. Partendo dalla meccanizzazione di questo paesaggio, l’opera presenta una coreografia industriale in cui gli addetti all’imbottigliamento dell’acqua per il successivo smercio volteggiano, assecondando i suoni con passi e movimenti robotici sincronizzati, ripetuti all’infinito. Questo impressionante concerto metallico ha dato all’artista le prime note per creare nuovi codici per le sue “tecno-costellazioni” o “visioni metalliche” e imporre l’ultimo orientamento della domanda di mercato che racchiude la virtù naturale incontaminata dell’acqua. La natura può essere difesa e il lavoro di María Verónica León Veintemilla difende con forza gli ecosistemi in pericolo attraverso la sua cosmologia artistica.
L’oro, altro simbolo capitalista, oggetto di desiderio, indice economico, si trasformerà in una promessa di bellezza attraverso un nesso rivoluzionario di creatività. Dopo un viaggio trascendentale nelle pratiche orafe ancestrali ecuadoriane, che utilizzavano tecniche speciali come la martellatura e il rilievo per elaborare figure inconsuete e maschere d’oro con fisionomie originali, come le bizzarre creature extraterrestri al confine con lo spazio, l’artista inserisce il talento genuino delle culture precolombiane all’interno di una struttura ultramoderna per catapultare nuove idee e opere derivanti da questo processo in futuri contesti culturali e nel paesaggio artistico internazionale d’avanguardia. Per prefigurare una nuova collezione d’oro nella scena artistica contemporanea, l’artista ricicla queste pratiche lavorando con l’“oro virtuale” o artificiale (acrilici, oli, foglia d’oro, spray dorati, ecc.), che ci dà l’illusione di poter facilmente accedere a questo metallo, ma, in realtà, ne simula solo l’aspetto, la luce e i potenti riflessi.
Si potrà vedere ed ascoltare un nuovo rituale con oro virtuale in una speciale performance: l’artista entra in comunicazione animistica con gli antenati ed entra in trance; le mani compiono movimenti circolari in un vaso di oro virtuale (acrilico in questo caso); la sua voce e le sue espressioni danno vita ad un linguaggio cosmico senza parole – una sorta di lingua di Babele –, un linguaggio cantato universale e spirituale nel quale gli antenati ci trasmettono messaggi trascendentali e antichi codici per un futuro più sano. Ispirata a parole come “divinità”, “coscienza”, “riflessione”, “prevenzione”, “purezza” e “splendore”, l’artista crea suoni che evidenziano l’aura della saggezza degli antenati e l’antica cosmogonia, entrando in un campo rappresentativo della luce dell’oro con l’idea di depurare la nostra coscienza e il nostro stile di vita per un futuro migliore. María Verónica León Veintemilla trasferisce alle sue maschere virtuali le espressioni dei nostri tempi: disperazione, stress estremo, tristezza, follia ed esaurimento, l’“ansia globale”. In altre maschere ha registrato le espressioni di sofferenza, danno e sfruttamento di molti minatori. Altre maschere ancora potrebbero essere viste come speciali creature extraterrestri che comunicano nello spazio profondo. Grazie a questo nuovo progetto che include caratteristiche innovative e “riciclaggio virtuale”, l’immagine dell’oro vive un’inusuale trasformazione assumendo nuove connotazioni e rivelando nuove applicazioni estetiche per il mercato dell’arte e l’oreficeria.
Come afferma David Rosenberg: «L’artista crea un’architettura rudimentale e temporanea all’interno dell’architettura del museo, installando un container industriale, una sorta di utero o un athanor (il forno dell’alchimista), aprendo e definendo il suo territorio. Visivamente, le varie opere esposte al MACRO oscillano tra geometria caleidoscopica e ipnotica ed espressivi autoritratti sovradimensionati. Materie primarie, natura e corpo dell’artista si trasformano in vettori di espressione artistica: c’è un processo integrante dove concetti, pensieri ed emozioni si fondono e risuonano in vari modi, raggiungendo un punto di incandescenza dove un nuovo stato della mente viene creato, rigenerato e purificato».