From Reality to Reality
Dopo Nothingness, sull’isola di Poveglia con istallazioni, performances, e work in progress, mostra dalla quale emergeva una sorta condizione azzerante nei vari interventi , gli artisti Raffaele Vargas, Rocco Sciaudone ed Elena Dell’Andrea propongono From Reality to Reality, che alla prima mostra si ricollega idealmente.
Comunicato stampa
From Reality to Reality
a cura di Ramona Waldstein
con apporto critico di Giorgio Malatesta
Raffaele Vargas
Rocco Sciaudone
Elena Dell'Andrea
11 settembre – 10 ottobre 2015
Remiera, Giudecca, 259/B
Venezia
Inaugurazione venerdì 11 settembre, ore 18:00
dalle 10:00 alle 13:00, dalle 15:00 alle 19:00
Info visite: 3491017412
Comunicato Stampa
In un mondo completamente dominato dalla tecnica, la cui logica profonda è, in estrema sintesi , definibile con l’affermazione: “ massima efficienza col minimo dei mezzi”, è naturale che il profitto sia l’unico scopo e la reificazione strumento ineludibile di tale obiettivo. Se negli ultimi anni, sempre di più, appare evidente, che, ciò che noi chiamiamo realtà assiste impassibile ed impotente alla propria dissoluzione, al proprio sfaldarsi, da un lato, sotto i colpi del suo stesso nichilismo e dall’altro all’azione smascherante dell’ermeneutica, che fonda la sua azione sulla frase di Nietzsche: “Il mondo così com’è è già un’interpretazione … ed anche questa è un’interpretazione.” Se questa tendenza degenerativa, coerente con la logica del profitto, da una parte sembra una condizione destinale, dalla quale non ci si può sottrarre e, quindi, ineluttabile, (e per la prima volta si incrina la fiducia in un’estrema salvezza a cui il genere umano sarebbe legato per destino divino), rende credibile la dissoluzione della realtà e del mondo, insieme alla scomparsa dei suoi valori tradizionali, dall’altro lato, in contro tendenza si fa sempre più forte un richiamo al principio di realtà come estrema difesa di un mondo che non ammette cambiamenti, se non nella logica che lo permea. Questo richiamo, che appare come un ritorno all’ordine, un richiamo alla militanza, che passa anche attraverso l’invito /imposizione a peggiorare le proprie condizioni di vita, (peggioramento dei salari, orari di lavoro più lunghi, formalizzazione dei luoghi di lavoro etc.) ha il solo scopo di difendere incondizionatamente il sistema. E tuttavia, se da una parte la risposta all’evidente irrazionalismo del mondo non può essere data tornando a quel sistema di valori che ha origine nella ratio socratica e nel platonismo, da cui proprio trae origine un mondo così realizzato e razionalizzato; lo stesso platonismo responsabile della messa al bando dell’arte come attività destabilizzante, dannosa, antisociale e della sua trasformazione in compiacente stampella del potere e della morale, del suo addomesticamento, con la cancellazione di tutto quanto ci fosse di dionisiaco, inquietante, in una parola, tragico e liberatorio in essa. D’altra parte, non sono possibili soluzioni ideologiche credibili (dopo i fallimenti delle ideologie del 900), allora la soluzione non è che “un agire per l’oltre”, un ritrovare le condizioni in cui l’arte si esprima come evento. Dopo Nothingness, sull’isola di Poveglia con istallazioni, performances, e work in progress, mostra dalla quale emergeva una sorta condizione azzerante nei vari interventi , gli artisti Raffaele Vargas, Rocco Sciaudone ed Elena Dell’Andrea propongono From Reality to Reality, che alla prima mostra si ricollega idealmente. Senza esserne il naturale svolgimento, tuttavia, alcuni lavori in qualche modo alla prima rimandano. La sequenza sembra suggerire, dal niente all’evento. Si perché è proprio sotto il segno dell’evento che si propone questa seconda mostra. Il titolo recita: Dalla realtà alla realtà. Ma esso non vuole sottolineare un passaggio, né una proposta, non una soluzione o una speranza, ma un invito a vivere l’evento. Niente rimane uguale dopo. Non vive per consolidare il presente o santificare il passato, ma per un oltre, un oltre futuro. L’evento, che in quanto tale, certamente non si da come qualcosa di definitivo e immutabile, o che l’artista propone già confezionato e determinato, in cui, come spesso avviene, egli diventa il soggetto centrale. Perciò l’artista non si pone in una posizione autoritaria, incapace di abdicare al proprio narcisismo. La sua “presenza” non pesa come piombo. L’artista partecipa, partecipa come tutti … Non si veste degli abiti della presenza indiscutibile. Egli propone l’evento, che nel suo farsi continuo produce una orizzontalità, un’indistinzione, un senso comunitario tra artista e pubblico. L’evento, perciò, è uno scambio attivo che costringe al confronto e spinge a ritrovare uno spirito unitario perduto.
Giorgio Malatesta