Fuoco Project 2013 – Thorsten Kirchhoff
Thorsten Kirchhoff, artista invitato per questa edizione di Fuoco project, usa frequentemente combinare video, pittura, suono dando spesso luogo ad opere evocative di atmosfere cinematografiche che, in molti casi, sono ben identificabili e riconoscibili.
Comunicato stampa
Fuoco project è un tentativo di aprire spazi di dialogo tra i luoghi del lavoro e la ricerca artistica contemporanea. Da circa tre anni il progetto è attivo presso l’azienda Trulli Camini e Stufe e, finora, ha visto la realizzazione di tre installazioni che hanno declinato l’utilizzo del legno in maniera differente. Nel 2011 Massimo Mazzone realizza un prototipo di spazio relazionale, Ateneo Libertario, in cui il legno tagliato viene utilizzato come materiale di costruzione. L'intento è stato quello di creare uno spazio temporaneo per le arti, un cerchio ospitale, ecologico, itinerante e replicabile in diverse sedi e con diversi materiali. Nel 2012 Massimo De Giovanni ha realizzato Forestetica, enorme albero di legna tagliata realizzato sul fronte della catasta di legno. In questo modo l'artista ha invertito il processo naturale costruendo un albero con i suoi stessi resti, stimolando una riflessione etica sul rispetto della natura, perfino in un luogo di lavoro in cui la natura viene trasformata per usi domestici.
Thorsten Kirchhoff, artista invitato per questa edizione di Fuoco project, usa frequentemente combinare video, pittura, suono dando spesso luogo ad opere evocative di atmosfere cinematografiche che, in molti casi, sono ben identificabili e riconoscibili. Kirchhoff parte dal capovolgimento di senso di immagini consuete dando vita a paradossi ed ambientazioni enigmatiche. Il cinema è il suo archivio infinito di suggestioni, da cui trae spunto per molti dei suoi lavori. Nell’intervento proposto per Fuoco project, in realtà, Kirchhoff non attinge da alcuna scena cinematografica precisa, ma in realtà ne racconta molte. Reinterpretando la catasta di legna da ardere come un imponente edificio, l’artista vi installa una serie di balconi, spazi di vita quotidiana sospesi su una parete di legna. Multiproprietà, questo il titolo dell’opera, allude ironicamente al tracollo del mercato immobiliare; l’edificio si autodistruggerà in poco tempo con le vendite della legna diventando, in effetti, di proprietà collettiva.
Kirchhoff torna ad utilizzare l’elemento del balcone quale elemento di interconnessione tra interno ed esterno. Adolf Loos usò i balconi fioriti per accontentare chi criticava la pelle nuda, senza orpelli, delle sue architetture; “i fiorellini sulle scarpe fanno la felicità del calzolaio”, scrisse in Ornamento e delitto, ma soprattutto richiamavano alla memoria dell’architetto del popolo la tipica casa rurale austriaca. I balconi sono, infatti, gli spazi in cui si coltiva l’esteriorità della vita domestica, la creatività del quotidiano; in questo si evidenzia un sottile rimando al tema di genere proposto da Shingle 22 per questa edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Anzio e Nettuno. Balconi e finestre sono spazi di comunicazione tra le abitazioni, sono punti di osservazione privilegiata da cui indugiare sulle vite che si muovono dentro le case. Ancora una volta, dentro ad una immagine rassicurante, Kirchhoff nasconde un’incognita: il suono dell’installazione racconta una storia diversa da quella che appare allo sguardo. E’ il suono che dirige le immagini, afferma Kirchhoff alludendo a Godard. E in effetti il suono inquietante del fuoco arde la spensieratezza apparente dell’installazione e in qualche modo preannuncia la distruzione imminente dell’edificio che si consumerà, progressivamente, alimentando centinaia di fuochi in centinaia di case diverse. E’ un destino che sembra tracciato già nel sottotitolo dell’opera, è un flashback che ci fa reimmergere nell’ambientazione del video in cui David Byrne dei Talking Heads canta beffardo "I'm an ordinary guy - burning down the house”.