Futurismi Contemporanei. Oltre I confini del tempo
La mostra punta i riflettori su una serie di sculture di Boccioni oltre che su opere di artisti contemporanei, improntate a un futurismo eterno. Oltre i confini del tempo…
Comunicato stampa
La mostra “Futurismi Contemporanei. Oltre I confini del tempo, fortemente voluta e patrocinata dalla Fondazione Donà dalle Rose, si inserisce nel fitto programma di attività ideate dalla Fondazione stessa in seno al Programma Eventi del Padiglione della Repubblica del Camerun alla Biennale Arte di Venezia 2024.
Ospitata a Palazzo Donà dalle Rose, tra le antiche sale del Portego e il Giardino segreto - per la duplice curatela di Michele Citro e Andrea Guastella, in collaborazione con il collezionista e mecenate Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona - “Futurismi Contemporanei” punta i riflettori su una serie di sculture di Boccioni oltre che su opere di artisti contemporanei, improntate a un futurismo eterno. Oltre i confini del tempo…
Tra gli artisti di cui saranno esposte opere compaiono: Luigi Citarrella, Alessia Forconi, Massimo Giacon, Alessandro Guerriero, Marco Manicardi, Fulvio Merolli, Rosa Mundi, Giuseppe Negro, Studio Superego, Elia Alunni Tullini.
BOCCIONI E LE SCULTURE A PALAZZO DONA’ DALLE ROSE
Attraverso un percorso che si snoderà fra gli antichi spazi del Portego e il Giardino Segreto di Palazzo Donà dalle Rose, il pubblico potrà ammirare celebri lavori di Boccioni fra cui Sviluppo di una bottiglia nello spazio.
In questo lavoro domina una bottiglia poggiata su un piatto - i cui due elementi costitutivi danno vita a una natura morta, tema paradossale nella poetica futurista di Boccioni. L’artista calabrese, rifacendosi forse a una scultura di Medardo Rosso — il Bookmaker — riesce a rendere il gioco dinamico che sta alla base dei suoi lavori attraverso una visione vorticosa degli elementi, rendendo indistinti l’interno e l’esterno degli oggetti e dando movimento al tutto. L’esemplare in mostra è un surmoulage, autorizzato dagli eredi Marinetti, dell’esemplare Winston Malbin — ricavato dal gesso del MASP — oggi al Metropolitan Museum di New York.
Altra opera di estrema rilevanza è l’Antigrazioso, scultura in gesso patinato realizzata tra il 1912 e il 1913 e conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che rappresenta la madre dell’artista. Il busto è uno dei pochi esempi superstiti delle sculture futuriste eseguite da Boccioni tra il 1912 ed il 1913 ed esposte alla “Galerie 23” di Parigi nel 1913. Il surmoulage in mostra, sempre autorizzato dagli eredi Marinetti, deriva da una fusione in bronzo realizzata dalla famiglia Marinetti nel 1951 (prima di cedere il gesso alla GAM) e poi venduta nel settembre 1956 a Lydia e Harry Lewis Winston Malbin, che la lasciarono nel 1989 al Metropolitan Museum di New York.
“FUTURISMI CONTEMPORANEI” E ARTISTI DI OGGI
Luigi Citarella, con la sua Bagnante che fonde un corpo di donna e una testa a forma di motore, rimanda ad un’immagine femminile che, come la “macchina”, dovrebbe lanciarsi in una corsa sfrenata, ma che invece riposa comodamente sdraiata. Il suo movimento — come il nostro, al cospetto del lavoro — è intimo, interiore. È il moto fermo e silenzioso della macchina che immagina di diventare umana.
Alessia Forconi propone in mostra un complesso lavoro dove un albero non è solamente un albero, ma è anche sole, vento e il canto degli uccelli che riposano sulla sua chioma, e cosi ci parla di una flora futurista e di tutto il mondo che vi ruota attorno.
Massimo Giacon esprime tutta la sua verve futurista con un coniglietto “pelle e ossa”che trova le proprie radici nella Toy Culture, una sottocultura nata all’inizio degli Anni ‘90, come evoluzione tridimensionale dei puppet del writing, sviluppatasi parallelamente all’affermazione della Street Art occidentale e dei manga sia giapponesi sia coreani.
Alessandro Guerriero inserisce a Palazzo Donà dalle Rose, fra antichi manufatti e prestigiose tele, le sue sedute di“Re-design”. Fondatore nel 1976 di “Alchimia”, il gruppo di designer che diede vita alla postavanguardia italiana, Guerriero utilizza un vocabolario particolarissimo e molto personale dove la parola “Design” è “Romantico” (ha chiamato così, la teoria con cui guarda al suo mestiere).
Marco Manicardi è presente con il suo pesantissimo e cromaticamente neutro corpo umano raggomitolato in posizione fetale che, proprio come un bambino, non sembra affatto consapevole del suo triste destino. Ciò nonostante un dubbio si fa strada: e se le trafitture fossero, in definitiva, necessarie? Se solo attraverso le tante ferite ricevute — a cominciare da quelle inferte dai Futuristi all’arte del passato — fossimo in grado di stabilire connessioni?
Fulvio Merolli porta in scena a Venezia le sue figure marmoree volanti, dinamiche e roboanti, attraverso le quali egli stesso si fonde col suo gesto artigiano e creatore: il movimento, in astratto, non esiste, neppure nel pensiero. Esiste il divenire, e la materia plastica vibrante della scultura ne è la prova.
Rosa Mundi, con una delle sue celebri sfere armillari, da’ voce e spazio a uno dei cavalli di San Marco che parrebbe muoversi all’interno di un “orologio”. Il suo passo, misurato, attraversa il tempo e sembra avere la stessa funzione del cavallo che, ne La città che sale di Boccioni, segnava l’avvento del Futurismo: simboleggia la forza trasformativa dell’arte. Ma con una differenza sostanziale. Mentre il cavallo di Boccioni era furente e imbizzarrito, quello di Rosa Mundi procede a passi tardi e lenti. Non c’è bisogno di affrettarsi. La ruota gira, e il futuro, come il passato, è già presente mentre le sue “valigie”, di vari formati, rappresentano il bagaglio culturale impalpabile, stratificato nei millenni, delle diverse esperienze ed ere umane.
Giuseppe Negro parla al pubblico attraverso un’arte dominata dalla sua “architettura” di tessere, dipinte di colori scuri, che richiamano il colore nero del legno bruciato, tipiche dell’agire poietico dell’artista. Nell’opera le tessere sono metaforicamente unite dallo sviluppo di frammenti di legno bruciato, giustapposti ed aggettanti rispetto alla struttura, e da piccole teste, simili a sculture.
Elia Alunni Tullini, con la sua scultura dinamica, in cui un mezzobusto della Venere di Milo emerge dal vortice di una betoniera, sembra quasi prendere in parola i futuristi: nell’abbraccio mortale della macchina, la povera Venere ruota su se stessa, incredula e stupita. Ogni speranza sembra perduta. E tuttavia, prima che una risata ci sommerga, sopraggiunge un pensiero: la rotazione della macchina è del tutto naturale. Ruotando su se stessa la scultura — la tradizione classica – si riscopre terra, elemento chiave, perno ineludibile di ogni interpretazione nonché pezzo di design del fondatore di Alchimia.
Studio Superego, con gli arredi della collezione Bon Bon, composti da una sequenza di moduli in plexiglas colorato che si ripetono e sovrappongono costruendo la forma, presenta una serie di pezzi unici progettati e prodotti in collaborazione con Marco Pettinari. Il tavolino Bon Bon, con colori che sembrano presi in prestito da Futurballa o Depero, ne è il protagonista indiscusso.