Gabriele Di Matteo – Blue Braque
Federico Luger (FL GALLERY) è lieto di presentare Blue Braque, la mostra personale di Gabriele Di Matteo, il cui testo è stato curato da Giorgio Verzotti.
Comunicato stampa
Federico Luger (FL GALLERY) è lieto di presentare Blue Braque, la mostra personale di Gabriele Di Matteo, il cui testo è stato curato da Giorgio Verzotti.
Per ospitare la sua nuova personale da Luger, Gabriele Di Matteo è intervenuto sullo spazio, sdoppiandolo: la sala espositiva ora ha due scale che salgono all’ufficio al piano superiore. La nuova scala è identica alla prima, a parte il materiale di cui è fatta, il legno. Una scala-fantasma doppia quella reale, e forte diventa l’impressione di entrare in una dimensione parallela. Questa aggiunta strutturale ma precaria e “virtuale” rende lo spazio lo scenario di una narrazione fatta per spunti tematici, per allusioni, tutti afferenti ad un evento reale, che riguarda Georges Braque. Vediamo fra l’altro la riproduzione di un suo dipinto del 1938, uno dei suoi guéridons, natura morta con un teschio invece della consueta chitarra, e, per alludere al contesto storico, anche di un Picasso. Poi un grande ritratto dell’artista realizzato a partire da una fotografia e, con lo stesso procedimento, una grande tela che riprende lo studio. Anche qui tutto in bianco e nero eccetto un piccolissimo particolate, l’etichetta di un tubetto di colore, in blu. Al blu di Braque è dedicata l’intera mostra, ce lo dice chiaramente il testo stampato sulla tela posta nel luogo dove dovrebbe stare la seconda porta, gemella di quella esistente. Da sempre attratto dalle possibilità della copia, Di Matteo ha riprodotto un articolo trovato per caso su una rivista degli anni Sessanta, dove si parla delle ultime ore di vita del grande artista francese. Pare che prima di spirare avesse chiesto che gli portassero il suo blu. Quale sarà stato fra i tanti blu possibili in pittura non è dato saperlo, ed è proprio su questo non-sapere che Di Matteo articola la sua narrazione, improbabile come forse è la fonte, un articolo giornalistico che potrebbe essere un’invenzione, frammentaria e incerta come una notizia che si diffonde di voce in voce, senza certezze, e proprio per questo aperta al possibile, e affascinante.
Dopo aver studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 1985 Gabriele Di Matteo (Torre del Greco, 1957) espone alla mostra Evacuare Napoli presso l’Istituto Grenoble di Napoli. I dipinti da lui esposti riecheggiano il linguaggio dei neo-espressionisti, ma in chiave ironicamente teatrale. In quell’occasione, per la prima volta in assoluto, interviene anche l’alter ego fittizio dell’artista, denominato Armando Della Vittoria, una combinazione dei nomi del padre e della madre. Nel 1989 Di Matteo e Armando Della Vittoria partecipano con due diverse opere al Premio Saatchi, che viene assegnato, nonostante la vittoria di quest’ultimo artista, all’opera “Cassa Contante” di Di Matteo. Con la fondazione della rivista “E il topo nel 1991,” Armando Della Vittoria assume il ruolo di direttore e si dedica in particolare alla ricerca sul tema dell’identità. Mentre dal 2012 Armando Della Vittoria si è dedicato esclusivamente alla gestione della rivista, Di Matteo ha continuato a riflettere sul tema della copia e sulla funzione delle immagini preesistenti.
Cover: Gabriele Di Matteo, Blue Braque 2019, olio su tela, 146x205 cm - Courtesy FL Gallery and the artist