Gabriele Picco – Dovrei smetterla di origliare le falene
Nell’ambito della XII edizione della rassegna di mostre d’arte contemporanea Meccaniche della Meraviglia, saranno esposte opere di Gabriele Picco, che dopo una lunga esperienza americana, con questa nuova personale torna in Italia, nella sua città natale, proponendo per l’occasione quattro importanti sculture, dislocate nei circa 600 m quadrati dell’ex ospedale.
Comunicato stampa
Nel palazzo storico della Crocera di S. Luca di Brescia, dal 24 febbraio al 25 marzo, nell’ambito della XII edizione della rassegna di mostre d’arte contemporanea Meccaniche della Meraviglia, saranno esposte opere di Gabriele Picco, che dopo una lunga esperienza americana, con questa nuova personale torna in Italia, nella sua città natale, proponendo per l’occasione quattro importanti sculture, dislocate nei circa 600 m quadrati dell’ex ospedale.
Al centro dell’universo di Gabriele Picco è un mondo visionario, un teatro dell’assurdo dove trovano casa le paure e i sogni dell’essere umano. La prima sala è occupata dalla figura gigantesca di Frank il fachiro. Un misterioso uomo lungo sedici metri che sembra fatto di pietra, sdraiato su un letto in cui i chiodi sono stati sostituiti da cinquantasettemila coni gelato veri, con la punta all’insù. Lo spettatore deve inevitabilmente fare i conti con la propria piccolezza, laddove la sola testa e i piedi del fachiro sono alti quasi tre metri. Una rampa di scale permetterà al pubblico di osservare la scultura da una balconata, mentre sarà investito dalla fragranza delle cialde croccanti in una vera e propria esperienza sensoriale. Immaginata da Gabriele Picco nel 1998, la scultura ha trovato finalmente la sua realizzazione venti anni dopo, grazie al Comune di Brescia che ha concesso lo spazio per le Meccaniche della Meraviglia. Ma chi è Frank? Picco risponde così: “Mi piace l’idea che i chiodi del fachiro
siano sostituiti con i coni gelato, qualcosa che tutti associamo all’infanzia, alla spensieratezza e alla gioia. Forse ha qualcosa di malinconico questa scultura, credo che parli in qualche modo anche di dolore e di nostalgia. Nonostante le dimensioni, io guardo Frank il fachiro come fosse una piccola poesia”.