Gabriele Zago – Yana Amazonas

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA D'ARTE PIRRA
C. so Vittorio Emanuele II, 82 - 10121 , Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
24/10/2024

ore 18,30

Artisti
Gabriele Zago
Curatori
Laura Tota
Generi
fotografia, personale

In mostra il progetto fotografico di Gabriele Zago Yana Amazonas – quindici opere, ritratti e paesaggi, di tirature e formati diversi (il più grande 100 x 143 cm) – che affronta un tema di straordinaria rilevanza globale: la complessa relazione tra l’uomo e la natura nella regione amazzonica, sotto la crescente minaccia delle compagnie petrolifere.

Comunicato stampa

La Galleria Pirra ha il piacere di presentare il progetto fotografico di Gabriele Zago Yana Amazonas - quindici opere, ritratti e paesaggi, di tirature e formati diversi (il più grande 100 x 143 cm) - che affronta un tema di straordinaria rilevanza globale: la complessa relazione tra l'uomo e la natura nella regione amazzonica, sotto la crescente minaccia delle compagnie petrolifere. La scelta di Zago di intraprendere questo viaggio tra l'Ecuador e il Perù nell’estate 2023 non si limita a un’esperienza di documentazione antropologica, ma si traduce in una profonda esplorazione estetica e simbolica del contrasto tra l'ambiente incontaminato e la distruzione incombente. Come spiega l’artista: «Ogni immagine è l’insieme di decine di differenti scatti assemblati meticolosamente per comporre l’immagine perfetta della foresta, uno sforzo ottimistico verso il ritorno ad una natura inviolata e “bella”». Ma questa non è la realtà. Il colore è ottenebrato da un velo nero che invade l’ambiente, lo spegne e lo avvelena. L’uso del nero come elemento pervasivo nel lavoro di Zago diventa una metafora potente: il petrolio, rappresentazione fisica del progresso industriale, diviene la forza oscura che avvolge e contamina il mondo naturale e i suoi abitanti. La minaccia ai popoli indigeni dell'Amazzonia emerge come un altro filo conduttore centrale nel progetto. La tecnica adottata di “unire" diversi scatti in una composizione finale riflette la frammentazione dell'esperienza vissuta dai popoli indigeni, divisi tra la loro connessione ancestrale con la foresta e l'intrusione esterna. Le cromature, ordinatamente geometriche in una natura sregolata e caotica, che attraversano le fotografie di Zago e che rappresentano le pipeline che tagliano il paesaggio e le vite di queste comunità, fungono da simbolo ambivalente: pur rappresentando il progresso scintillante, sono anche segno di distruzione. Anche in Yana, ciò che appare prezioso e scintillante è, in realtà, una minaccia concreta e opprimente. Zago non si limita alla denuncia visiva: il suo coinvolgimento personale con le comunità locali, con i loro rituali e i loro racconti, lo rende un interprete autentico delle dinamiche di resistenza culturale. La questione della sovrapposizione tra minoranze etniche e ricchezze naturali è un tema che attraversa gran parte della storia del fotogiornalismo, ma l’approccio di Zago non è meramente documentaristico. Ogni fotografia è un’elaborazione simbolica in cui la minaccia industriale e la bellezza naturale convivono, generando una tensione, visiva e concettuale, che ci costringe a riflettere non solo sulla devastazione ecologica, ma anche sulla resilienza delle culture indigene. La fotografia, in questo contesto, diventa una forma di resistenza, un mezzo per denunciare e, allo stesso tempo, per onorare la profondità spirituale di chi continua a difendere la propria terra.

Yana è un’antica parola di origine quechua, la lingua parlata dagli Inca nel loro vasto impero ed estintasi con la colonizzazione spagnola. Sopravvissuto nei secoli, il nome Yana è ancora popolare, ha un significato ricco di sfumature, ma in generale è associato all’armonia e alla prosperità.